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Erdogan

Tutto quello che c'è da sapere su Recep Tayyip Erdogan, il presidente della Turchia

di Marta Ruggiero

Classe 1954, Recep Tayyip Erdogan nasce a Instabul, ma cresce a Rize fino all’età di tredici anni, quando torna nella sua città natale insieme alla famiglia. Si forma in un contesto conservatore e altamente religioso. Nel 1973 finisce la scuola Imam Hatip, un istituto vocazionale che dà nozioni sia tecniche che coraniche.

Da giovane si unisce all'Unione Studentesca Nazionale Turca, un gruppo anticomunista. Prova a giocare a calcio a livello professionale e studia Economia e Commercio, dopodiché – alla fine degli anni Settanta - decide di dedicarsi alla carriera politica.

Sposa Emine Gulbaran nel 1978. Dalla loro unione nascono due figli, Ahmet Burak e Necmettin Bilal, e due figlie, Esra e Sumeyye. Il padre dell’attuale presidente turco muore nel 1988, la madre nel 2011. Erdogan ha un fratello, Mustafa, e una sorella, Vesile. Dal primo matrimonio di suo padre nascono due fratellastri, Mehmet e Hasan, entrambi deceduti da giovani.

La carriera politica di Recep Tayyip Erdogan

Nel 1976 diventa capo della sezione giovanile di Beyoglu del Partito della Salvezza Nazionale e poi viene eletto presidente della sezione giovanile di Instanbul. Il partito viene bandito nel 1980, dopo il colpo di Stao del generale Kenan Evren.

Fino al 1983 lavora nel settore privato come consulente e dirigente d’azienda. Dopodiché entra a far parte del Partito del Benessere, anche in questo caso ricopre ruoli di spicco nell’organigramma politico.

Viene eletto in parlamento durante le elezioni parlamentari del 1991, ma per ragioni tecniche non ne fa parte ufficialmente. Nel 1994 diventa Sindaco di Instanbul e, anche in questo caso, emerge il suo carisma da leader. Si occupa di rifiuti, traffico, risorse idriche e altri problemi radicati nella città. Combatte la corruzione.

Nel 1997 viene giudicato colpevole per il reato di incitamento all’odio ai danni dello Stato, dopo aver citato pubblicamente dei versi dello scrittore Ziya Gokalp: “Le moschee sono le nostre caserme, le cupole i nostri elmetti, i minareti le nostre baionette e i fedeli i nostri soldati”. L’anno dopo sconta solo quattro mesi dei 10 previsti dalla pena.

Dopo il carcere si unisce al Partito della Virtù, nascono due correnti (una tradizionalista e una riformista). Lui guida la seconda (insieme a Abdullah Gul), si apre all’Unione europea e al liberismo economico, riduce l’influenza islamica.

In seguito allo scioglimento del partito, con Gul ne fonda uno nuovo: Partito per la Giustizia e lo Sviluppo. Alle elezioni parlamentari del 2002 ottiene il 34,3% dei consensi e diventa il primo partito del Paese, battendo il Partito Popolare Repubblicano.

Primo ministro

Inizialmente non può ricoprire il ruolo, a causa della precedente condanna ma, ottenuti di nuovo i pieni diritti elettorali, nel 2003 assume la carica (confermata con le successive elezioni). Filo-europeista, lavora per l’ingresso della Turchia nell’Unione europea, ma i negoziati procedono a rilento a causa del no da parte di Stati membri come Germania e Francia.

A livello economico privatizza le compagnie telefoniche, quelle del gas e del petrolio, aeroporti e porti. Liberalizza il mercato del lavoro e riforma il sistema bancario. Dal 2020 a oggi, il Paese affronta una crisi monetaria.

Nel 2003, Recep Tayyip Erdogan - contrario alla guerra in Iraq, ma intenzionato a prendere parte alle decisioni sulle zone curde del Paese – dà il permesso per l’uso dello spazio aereo, ma non per il transito della fanteria statunitense pronta ad abbattere il regime di Saddam Hussein.

Nello stesso anno, riforma il lavoro, ampliando i diritti dei dipendenti, portando la settimana lavorativa a 45 ore e limitando gli straordinari a 270 ore l’anno. Stabilisce una protezione giuridica in caso di discriminazione di genere, religione o politica e il risarcimento in caso di licenziamento senza giusta causa.

Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan è considerato un’organizzazione terroristica da Stati uniti, Iran, Unione europea e Turchia. Dopo 15 anni di lotta per l’indipendenza dichiara il cessate il fuoco nel 1999, ma lo rompe nel 2004. L’anno dopo, Erdogan promette di risolvere la questione in maniera democratica. Nel 2009 annuncia un processo di pacificazione, nel 2013 il leader curdo in carcere, Abdullah Ocalan, invita i militanti ad abbandonare la lotta, ma già nel 2015 la tregua viene interrotta. Ricomincia una violenta guerra da parte della Turchia ai danni delle zone curde al confine con la Siria.

Recep Tayyip Erdogan non crede nell’uguaglianza fra uomo e donna, quest’ultima vista solo come un mezzo per incrementare la popolazione. È contrario all’aborto e al cesareo (perché pensa riduca la fertilità).

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan

Nel 2014 Recep Tayyip Erdogan vince le elezioni presidenziali, è la prima volta per un esponente precedentemente eletto al parlamento. Vuole avere maggiori poteri a livello esecutivo, e per questo viene accusato dall’opposizione di adottare un sistema troppo forte nel Paese.

Da presidente riprende molte tradizioni dell’Impero ottomano, motivo per cui viene accusato di volersi proclamare sultano a discapito della democrazia propria di in una repubblica.

Non è favorevole alla libertà di stampa e, nel 2015, nega il genocidio armeno del 1915/17. Sono del 2016 le chiare intimidazioni del presidente turco alla Corte Costituzionale, dopo la critica ricevuta a causa dell’arresto di due giornalisti di opposizione: "Spero che non tenterà nuovamente nuove vie di ostacolo che mettano in discussione la sua stessa legittimazione ed esistenza". Inoltre non vede di buon occhio gli omosessuali e le manifestazioni come il Gay Pride.

Recep Tayyip Erdogan, la guerra in Siria e le relazioni con l’Europa

Recep Tayyip Erdogan si schiera contro il Governo siriano nel conflitto, fornendo assistenza militare all’Esercito siriano libero nel 2011. La guerra così sconfina in Turchia, con interventi militari diretti sino al 2019.

Nel 2016 Erdogan occupa la Siria settentrionale e viene accusato di collusione con l’organizzazione terroristica dello Stato Islamico. Nello stesso anno minaccia di riversare milioni di rifugiati siriani in Ue e si raggiunge un accordo: per ogni profugo siriano che viene rimandato in Turchia dalle isole greche, un altro siriano verrà trasferito dalla Turchia all'Unione europea attraverso dei canali umanitari (con precedenza per donne e bambini).

Anche se si fa un passo avanti su un fronte, l’Unione non è ancora convita dell’ingresso della Turchia per via delle sue posizioni contro la libertà di stampa e di espressione, e solleva dubbi circa il reale funzionamento della democrazia nel Paese.

Inoltre nel 2021 il Governo viene ritenuto colpevole di aver creato un incidente di protocollo, riguardo a fatti di discriminazione di genere ai danni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

Il tentato colpo di Stato ai danni di Recep Tayyip Erdogan

Il tentato colpo di stato risale al luglio 2016, ma è stato bloccato dalla discesa in piazza di numerosi turchi incitati dal presidente Recep Tayyip Erdogan. Ritenuti responsabili dell’atto gli Stati Uniti, i rapporti diplomatici peggiorano nettamente. L’Europa condanna aspramente l’accaduto, ma invita Erdogan a non sfruttarlo come pretesto per reprimere con la forza i suoi oppositori politici. Lo stato di emergenza, previsto dalla legge, viene sciolto nel 2018.

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