Regionali, Toti trionfa in Liguria: poi la dura critica a Salvini
Giovanni Toti, il giorno dopo essere stato confermato alla presidenza della Liguria, ha attaccato Salvini: "Non sa gestire la coalizione""
Uno dei vincitori delle elezioni regionali è sicuramente Giovanni Toti, governatore riconfermato alla guida della Liguria. Fa parte del centrodestra insieme a Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, ma al Corriere della Sera ha sottolineato di aver dimostrato “come una coalizione con una solida gamba moderata, non succube delle idee sovraniste, possa unire antiche culture e nuove esigenze”.
Regionali, Toti: “La ricostruzione del ponte di Genova mi ha aiutato a vincere”
Il presidente Giovanni Toti ha ammesso di aver avuto una spinta, in campagna elettorale, dalla ricostruzione del ponte di Genova: “Senz’altro – ha detto -, e credo di essermelo meritato. Quella crisi poteva essere la fine di una classe politica, o la resurrezione di un’idea di comunità, di un sentire comune. Se oggi si parla tanto di sistema Genova, vuol dire che abbiamo lavorato davvero bene. E ne sono orgoglioso”.
Quando il Morandi è caduto, “ero in auto con mia moglie, diretti in spiaggia per il nostro primo giorno di vacanza. Pensai che fossero caduti dei calcinacci, poi mi mandarono la foto: tornai subito a Genova”.
Regionali, Toti rieletto: “Ma Salvini non è capace di gestire la coalizione”
Nel corso dell’intervista, spazio a una riflessione sul centrodestra e su Matteo Salvini, a cui non risparmia critiche: “Per essere il capo servono i numeri e la capacità di gestire la coalizione. I primi ci sono, la seconda per ora no”.
Secondo Toti, “Matteo potrebbe essere l’architetto del centrodestra, ma al momento non mi risulta che abbia alcun progetto: si concentra solo sulle sue battaglie, va per conto suo. Non ascolta chi gli vuole bene. E a forza di dare spallate, finisce per rimediare una lussazione dopo l’altra”.
Il successo in Liguria di Toti oscura Salvini? “Analisi sbagliata – ha risposto il governatore -, questo è anche un suo successo, non solo della mia lista o di Fratelli d’Italia. Un candidato premier deve avere a cuore i numeri della coalizione, non solo quelli del suo partito”.
“Siamo ancora amici, credo – ha chiosato -, ma da lui e dai suoi mi aspettavo sorrisi e brindisi, non i musi lunghi di questi giorni. Questa dovrebbe essere la differenza tra il segretario di un partito e il leader di uno schieramento”.