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Islam

Tutto quello che c'è da sapere sull'Islam: dal Ramadan al pellegrinaggio a La Mecca, passando per la preghiera e l’elemosina, quali sono i pilastri fondamentali della religione islamica

di Luca Bucceri

Ogni religione professata nel mondo ha delle “regole” da far seguire ai suoi fedeli. Lo sanno bene i credenti del culto cristiano che, con i Dieci comandamenti seguono la strada tracciata dai principi biblici relativi all’etica e al credo. Non fa eccezione l’Islam, le cui regole fondamentali affinché i fedeli vengano considerati dei “buoni musulmani” sono contenute nella Sharia.

Se, come detto, il cristiano è guidato dai comandamenti, per i musulmani sono cinque gli obblighi fondamentali per ottemperare la volontà di Allah, ovvero i cinque pilastri dell’Islam.

Cos’è la Sharia, la legge sacra dell’Islam
Prima di entrare nel dettaglio dei pilastri dell’Islam bisogna però parlare della Sharia il complesso di regole di vita e di comportamento dettato da Allah per la condotta morale, religiosa e giuridica dei suoi fedeli. Suscettibile di interpretazione metafisica o pragmatica, la parola sgaria è tradotta letteralmente come “legge di Dio” in quanto sua rivelazione diretta e incontestabile dagli uomini.

La legge islamica, basata di norma su Corano, Sunna, Ijma e Qiyas, accetta solo le prime due in quanto prodotte e ispirate dalla parola di Allah. Considerata come la giusta strada da seguire per arrivare a conoscere Dio, la Sharia può essere divisa in cinque categorie di azioni da compiere nella vita terrena:

- obbligatorie (dette fard);
- raccomandabili (mustahahh);
- lecite (halal);
- sconsigliate (makruh);
- proibite (haram).

L’obiettivo del “bravo musulmano” è seguire le azioni, pena delle punizioni. L’abbandono delle azioni obbligatorie e il compimento di quelle proibite sono infatti punite con pestaggio, imprigionamento o uccisione.

Il primo pilastro dell’Islam: la testimonianza di fede
Dopo aver brevemente parlato della Sharia, ecco allora che possiamo entrare nel dettaglio dei pilastri fondamentali dell’Islam, l’insieme di obblighi fondamentali previsti dalla Legge per ogni credente musulmano di qualsiasi sesso. Riassunti nel famoso hadith di Gabriele (che contiene anche i sei articoli di fede e l’ihsan), i pilastri in lingua araba sono:

- shahadah;
- salt;
- zakat;
- sawm;
- hajj.

Il primo pilastro, quello della testimonianza di fede, è la shahadah. Si tratta di uno degli obblighi centrali della fede islamica nella quale l’unicità divina è dogma imprescindibile per ogni fedele. La testimonianza di fede è un vero e proprio ruolo iniziatico alla religione, quello che per i cristiani è il battesimo.

Il testo della shahadah recita: “Testimonio che non c'è divinità se non Dio e testimonio che Maometto è il Suo Messaggero”.

Il secondo pilastro dell’Islam: la preghiera
Un altro dei pilastri della religione islamica è la preghiera, ovvero la Salat. I musulmani, nello specifico, pregano per ben cinque volte al giorno inginocchiati su un tappetino col capo rivolto a La Mecca. L’unica eccezione è per gli anziani che, nel corso delle loro preghiere, possono non inginocchiarsi e pregare seduti su una sedia.

La preghiera islamica è composta da un numero variabile di Rakah, ovvero di unità, ognuna delle quali è composta da movimenti del corpo rigidamente stabiliti in segno di purità rituale dopo aver pronunciato mentalmente l’intenzione verso la Kahba di La Mecca.

Ogni unità della Rakah è composta da:

- la recitazione del Takbir (“Allah Akbar”);
- la recitazione della sura aprente del Corano (“In nome di Allah, il compassionevole, il misericordioso. La lode appartiene ad Allah, signore dei mondi. Il compassionevole, il misericordioso. Re del Giorno del Giudizio. Te noi adoriamo e a te chiediamo aiuto. Guidaci sulla retta via. la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né degli sviati”);
- la recitazione a piacere di versetti del corano;
- inchino, piegandosi in avanti di 90 gradi, appoggiando le mani sulle ginocchia. Il tutto recitando una invocazione. ("Gloria al Signore Eccelso!”);
- ritorno in posizione eretta (l'Imam dice: "Dio ascolta chi Lo loda!”. L'assemblea risponde: "Signore nostro, a Te la lode!");
- la Sujūd, ovvero la prosternazione totale in avanti, con le mani appoggiate al suolo. Il tutto recitando una invocazione. ("Sia gloria all'Altissimo mio Signore!");
- sedersi sulle cosce, con le mani appoggiate sulle gambe;
- un’altra Sujud;
- il ritorno in posizione eretta.

Come detto le preghiere obbligatorie per un musulmano sono cinque, all’interno delle quali è previsto un numero variabile (ma comunque minimo) di Rakah (due all’alba, quattro a mezzogiorno, pomeriggio e notte, tre la sera).

Il terzo pilastro dell’Islam: l’elemosina legale
Terzo pilastro dell’Islam è la zakat, ovvero l’elemosina legale. Si tratta di un’imposta di “purificazione”, ovvero il versamento minimo del 2,5% del capitale del fedele che può permetterselo. Può essere elargito sotto forma di denaro o merce che crei valore, come bestiame o raccolto.

La zakat è considerato uno degli obblighi assoluti che, se non adempiuto in caso di disponibilità, porta al peccato.

Il quarto pilastro dell’Islam: il Ramadan
Tra i pilastri dell’Islam, il più conosciuto è di certo il quarto: il digiuno nel mese del Ramadan. Definito in arabo sawm, si tratta di uno degli obblighi da seguire se si gode di buona salute. Fanno eccezione i diabetici, gli anziani e i malati gravi (oltre che le donne incinte, che allattano o che hanno le mestruazioni). A quanti sono in viaggio, malati, in guerra o chi semplicemente ha ceduto alla tentazione, basterebbe recuperare dopo la fine dei 30 giorni.

Il divieto di mangiare e bere, e dunque il digiuno, va dall’alba al tramonto. Ai fedeli viene però concesso l’iftar, ovvero il pasto durante la notte. Il digiuno va inteso anche per il fumo e per le pratiche sessuali.

Il mese del Ramadan cambia ogni anno. Negli ultimi cinque anni, dal 2018 al 2022, è caduto tra aprile e giugno (2018 dal 17 maggio al 15 giugno, 2019 dal 6 maggio al 4 giugno, 2020 dal 24 aprile al 23 maggio, 2021 dal 13 aprile al 12 maggio, 2022 dal 2 aprile al 1° maggio). Nel 2023 sarà dal 23 marzo al 20 aprile, nel 2024, invece, dall’11 marzo al 9 aprile.

Il quinto pilastro dell’Islam: il pellegrinaggio a La Mecca
L’ultimo dei pilastri, anch’esso molto noto, è il pellegrinaggio a La Mecca, o hajj. Di norma viene svolto nell'ultimo mese dell'anno (dhū l-Ḥijja) da quanti se lo possono permettere fisicamente ed economicamente.

L’obbligo, va sottolineato, non è annuale, ma ogni musulmano dovrebbe partecipare almeno una volta nella vita al pellegrinaggio. Nel viaggio verso la Kahba di La Mecca, i fedeli devono:

- esprimere la sincera intenzione di svolgere il rito legale che si sta per compiere;
- raggiungere la purità maggiore, tramite il lavaggio completo del corpo, col quale conseguire il ṭahāra;
- compiere una settuplice circumambulazione in senso antiorario della Kahba e compiere la Salat davanti al Maqām Ibrāhīm;
- all’ottavo giorno devono spostarsi verso Mina, a sud di La Mecca;
- nel nono giorno devono immolare una vittima aninale a Dio per poi mangiarne una parte con gli altri pellegrini;
- il decimo giorno devono lanciare 7 sassolini raccolti tra Mina e Muzdalifa contro una delle 3 steli che rappresentano il diavolo;
- rasarsi, o per le donne accorciare, i capelli;
- ritornare a La Mecca per un ṭawāf (circumambulazione) di saluto alla Kahba;
- nei giorni 11, 12 e 13, i cosiddetti “Giorni della gioia”, è fatto divieto di digiunare.

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