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Carlo Calenda

Tutto su Carlo Calenda: classe 1973, figlio d’arte in una famiglia di grandi nomi, si è saputo distinguere negli anni nel panorama politico italiano

di Luca Bucceri

Il nome di Carlo Calenda è di certo tra quelli di spicco degli ultimi anni della politica italiana, soprattutto dell’ultimo anno con la tornata elettorale che a settembre 2022 ha premiato Giorgia Meloni come premier. Volto di vari partiti, da Scelta Civica al Partito Democratico, dal 2019 guida Azione, gruppo fondato con Matteo Richetti dopo la caduta del governo Conte I.

Chi è Carlo Calenda, dalla tv a Confindustria
Nato a Roma da una famiglia nota nella Capitale, tra la famiglia del papà Fabio Calenda (economista e giornalista che vanta tra i suoi avi l’ambasciatore e consigliere di Pertini Carlo Calenda) e la madre Cristina Comencini (figlia del celebre regista Luigi Comencini e della principessa Giulia Grifeo Partanna), Calenda è cresciuto a Roma. La Città Eterna è stato il luogo sicuro per le prime esperienze del classe 1973 e dove, anche negli anni, ha saputo farsi conoscere.

Le prime esperienze, non tutti sanno, lo hanno anche portato a recitare per il piccolo schermo. Grazie al nonno Luigi, grande e amato regista, Carlo Calenda ha infatti partecipato alle riprese della fiction Cuore nel 1984. All’età di 11 anni, infatti, recitò insieme alla madre Cristina nel ruolo di Enrico Bottini, protagonista della serie come bambino. Ma messa in archivio questa esperienza, Calenda ha dato il via a quello che è stato il percorso che oggi lo ha portato fino al Senato.

Dopo essersi diplomato al liceo classico Mamiani e aver conseguito la laurea in Giurisprudenza a “La Sapienza”, i primi impegni lavorativi lo hanno visto coinvolto all’interno di società finanziarie. Nel 1998, all’età di 25 anni, entra poi in Ferrari dove conoscerà colui che, probabilmente, ha dato il via alla sua carriera politica: Luca Cordero di Montezemolo. A Maranello ha rivestito il ruolo di impiegato, funzionario, responsabile di della gestione delle relazioni con i clienti e responsabile delle relazioni con le istituzioni finanziarie.

Passato brevemente per Sky dopo cinque anni col “Cavallino”, dal 2004 al 2008 sotto la guida di Cordero di Montezemolo a Confindustria diventa assistente del presidente, direttore dell’area strategia e affari internazionali.

Le politiche del 2013 e l’ingresso in Parlamento
Il grande rapporto di amicizia e reciproca stima con Luca Cordero di Montezemolo è andato ben oltre Ferrari e Confindustria, con Calenda che ha saputo trovare nell’imprenditore bolognese una figura fidata. Con lui, nel 2012, firma il manifesto politico “Verso la Terza Repubblica” dell’associazione Italia Futura nel quale gli è affidato l’incarico di coordinatore per la scelta dei candidati per le politiche del 2013.

Proprio in quella tornata elettorale, candidato alla Camera dei Deputati tra le liste di Scelta Civica, la grande delusione- poi trasformata in opportunità- della mancata elezione. Primo dei non eletti nella circoscrizione Lazio, Calenda è stato scelto successivamente come viceministro dello sviluppo economico nel governo Letta, incarico confermatogli poi nell’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Nel suo ruolo da viceministro ha condotto numerose delegazioni di imprenditori italiani all'estero e varato il piano straordinario per il made in Italy (legge n. 164/ 2014) con cui il Governo ha adottato una serie di misure volte ad ampliare il numero delle imprese, in particolare piccole e medie, che operano nel mercato globale, espandere le quote italiane del commercio internazionale, valorizzare l'immagine del Made in Italy nel mondo.

Il ministro Calenda: la scommessa di Renzi e Gentiloni
Dopo aver abbandonato Scelta Civica nel 2015 ed essere passato al gruppo indipendente, Calenda comincia a strizzare l’occhio al Partito Democratico dal quale, però, resta distante fino al 2018. Prima dell’approdo tra le fila dei dem, nel gennaio 2016 viene nominato rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione Europea, scelta che è stata fortemente criticata dai diplomatici italiani in quanto era un ruolo che di solito spettava proprio a loro.

Il 10 maggio 2016 diventa poi ministro dello sviluppo economico, ruolo che il premier Renzi gli affida dopo le dimissioni di Federica Guidi, dimessasi dopo lo scandalo delle intercettazioni telefoniche del fidanzato Gianluca Gemelli sul caso smaltimento rifiuti nell’impianto Eni di Viggiano. Nel dicastero rimarrà per oltre due anni anche dopo la caduta del governo Renzi. Paolo Gentiloni, infatti, nel dicembre 2016, lo conferma nell’incarico che poi è stato lasciato nell’era del Conte I.

Dal Parlamento Europeo ad Azione
Il corteggiamento del Partito Democratico si trasforma in legame vero e proprio solo nel 2018 col quale, un anno dopo, lancia Siamo Europei per porsi come alternativa al blocco sovranista Lega-Fratelli d’Italia e al populista M5s per le europee.

Nel maggio 2019, candidato alle elezioni per il Parlamento Ue, viene eletto europarlamentare nella circoscrizione Italia nord orientale conquistando il posto come eletto più votato in tutto il Bel Paese. A Bruxelles passata dal Gruppo dell'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento Europeo (S&D) a Renew Europe ricoprendo incarichi in commissione per l’industria, la ricerca e l’energia oltre che quello in commissione per i problemi economici e monetari prima dell’addio all’europarlamento nell’ottobre 2022.

Gli anni nel Pd, però, non sono stati rosei. Nonostante le lunghe avanches, Calenda nel 2019 rompe col partito per scontro di vedute e pensieri politici che i dem stavano mettendo in campo. Al classe ‘73, infatti, non andava a genio l’alleanza del partito con il Movimento 5 Stelle, sempre visto come incompatibile nella sua idea di politica democratica.

Ad agosto, dopo la caduta del governo Conte I e la formazione del Conte II appoggiato proprio dall’alleanza Pd-M5s, Calenda lascia il partito con l’intenzione di fondarne uno proprio. Nel novembre 2019, insieme a Matteo Richetti, dà quindi vita ad Azione, formazione politica di centro sinistra progressista e riformista. I riferimenti ideali del nuovo partito sono nelle tesi di Carlo Rosselli sul socialismo liberale- da cui il nome richiamante il Partito d'Azione-, nel liberalismo sociale di Piero Gobetti e nel popolarismo di Don Sturzo.

In Azione, oltre a essere fondatore, Calenda assume dunque il ruolo di segretario del partito con Richetti che ne diventa presidente.

Il tentativo di diventare sindaco di Roma
Il primo grande impegno con Azione è quello delle amministrative del 2021. Candidatosi a sindaco di Roma, Calenda riceve l’appoggio di +Europa, Partito Repubblicano Italiano e Italia Viva, mentre il Pd gli volta le spalle indicendo le primarie che hanno poi portato a scegliere Gualtieri come candidato sindaco.

Alla tornata elettorale Calenda raccoglierà il 19,81% dei voti (pari a 219.878), eleggendo 5 consiglieri comunali all'Assemblea Capitolina (due di Italia Viva), arrivando terzo dietro a Enrico Michetti del centrodestra (30,14%) e Roberto Gualtieri del centro-sinistra (27,03%) staccando di pochi voti la sindaca uscente Virginia Raggi (19,09%).

La rottura totale col Pd e il Terzo Polo nel 2022
Un tentativo di riavvicinamento al Partito Democratico, da parte di Calenda, è stato fatto in vista delle politiche del 2022, ma si è concluso con un nulla di fatto. Dopo aver annunciato l’alleanza tra Azione e il suo ex partito, con tanto di conferenza stampa congiunta col segretario dem Enrico Letta, è Calenda a voltare le spalle al Pd scegliendo di allearsi con Italia Viva in vista delle elezioni che avrebbero formato il nuovo Governo.

In settimane di dure critiche e pressioni nasce quindi il Terzo Polo, nel quale diventa Capo Politico e candidato al Senato nel Lazio, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto. Proprio in Sicilia ottiene un collegio diventando dunque senatore nella XIX legislatura guidata dalla premier Giorgia Meloni.

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