Alberto Stasi
Tutto quello che c'è da sapere su Alberto Stasi, il responsabile del delitto di Garlasco
Alberto Stasi è conosciuto come il fidanzato di Chiara Poggi, uccisa con un oggetto contundente (probabilmente un martello), nella villetta di famiglia il 13 agosto 2007. Tutti gli indizi portano subito a lui: la vittima conosceva l’assassino ed era sola in casa.
A ritrovare il corpo è proprio Stasi e a insospettire è l’eccessiva pulizia delle sue scarpe, che invece avrebbero dovuto essere sporche del sangue presente sulla scena del crimine. A primo avviso, gli inquirenti pensano se le sia cambiate, così come il resto dell’abbigliamento, per depistare le indagini.
Alberto Stasi prima del delitto di Garlasco
Nasce a Sesto San Giovanni nel 1983, figlio unico, padre imprenditore. Della vita di Alberto Stasi, prima dell’omicidio di Chiara Poggi, si sa veramente poco. Appare sin da subito riservato, timido, e lo rimane anche nel corso delle indagini sulla morte della sua fidanzata.
Iscritto alla facoltà di Economia, la storia con Chiara inizia nel 2005. Il loro rapporto appare sereno, equilibrato. Nessuno pensa possa essere lui l’assassino, tanto che la stessa madre della vittima lo difende dalle accuse.
Le indagini e il colpo di scena
Il tempo passa e Alberto Stasi si laurea. La maschera da bravo ragazzo cade quando gli investigatori analizzano il contenuto del suo computer, trovando materiale hard e pedopornografico.
È l’inizio di una lunga battaglia giudiziaria che si conclude con la condanna, in Cassazione, del fidanzato di Chiara Poggi. È il 12 dicembre del 2015.
Ma ecco cosa succede, secondo gli inquirenti, quel lunedì di otto anni prima. Laureata anche lei in Economia, Chiara lavorava come impiegata. Quando viene trovata senza vita in casa sua ha soltanto 26 anni. I genitori e il fratello sono fuori città per le vacanze estive. A ritrovarla e a chiamare i soccorsi è Alberto Stasi, a quell’epoca studente universitario.
Secondo le ricostruzioni, Chiara ha aperto volontariamente al suo assassino. Al momento dell’omicidio, infatti, indossava il pigiama e non sono stati rinvenuti segni di effrazione.
Oltre all’eccessiva pulizia di abiti e scarpe, a insospettire gli investigatori sono anche i racconti incongruenti del ragazzo. Il delitto di Garlasco, quindi, diventa subito il più seguito dalla stampa. Tutti in Italia da quel giorno conoscono i volti dei due fidanzati e l’opinione pubblica si divide.
Il 24 settembre 2007, poco più di un mese dopo dall’uccisione di Chiara, Alberto viene arrestato, ma viene rilasciato dopo soltanto quattro giorni per insufficienza di prove.
Il processo ad Alberto Stasi e la condanna
Assolto in primo grado e in Appello “per non aver commesso il fatto”, durante il processo di Appello bis, il 17 dicembre del 2014, Alberto Stasi viene condannato a 24 anni per l’omicidio di Chiara Poggi. Contraddizioni sulla vicenda e una perizia computerizzata sulla camminata lo inchiodano.
Il procuratore della Cassazione chiede a sorpresa l'annullamento della condanna, con preferenza per il rinvio, ma la sentenza viene confermata nel dicembre 2015 e Stasi condannato in via definitiva a 16 anni con l’accusa di omicidio volontario.
2020: nuove prove sul delitto di Garlasco
A giugno 2020, Laura Ponciroli, difensore di Alberto Stasi, richiede la revisione della pena. “Sono stati individuati e sottoposti al vaglio della competente Corte di Appello di Brescia elementi nuovi, mai valutati prima, in grado di escludere, una volta per tutte, la sua responsabilità”, si legge nel documento.
La versione di Alberto Stasi e l’intervista in tv
Sempre schivo e riservato, anche durante questi anni di indagini e processi, a maggio 2022 Alberto Stasi decide di raccontarsi e di esporre la sua versione dei fatti. Sceglie il programma Le Iene. Lo fa dal carcere di Bollate, dichiarandosi ancora una volta innocente.
“Se una persona vive delle esperienze come quella che ho vissuto io questa deve essere resa pubblica, a disposizione di tutti, e visto che ho la possibilità di parlare lo faccio, così che le persone capiscano, possano riflettere e anche decidere, voglio dire, se il sistema che c’è va bene oppure se è opportuno cambiare qualche cosa”, dichiara davanti alle telecamere.
Una premessa che serve per introdurre il cuore della vicenda e raccontare cosa ha significato per lui una lunga ed estenuante battaglia giudiziaria: “Sembrava di remare contro un fiume in piena andando controcorrente, fin dall’inizio: una volta lo scambio dei pedali, un’altra volta il test solo presuntivo, e l’alibi che mi viene cancellato, l’orario della morte che viene spostato”, dice Alberto Stasi nell’intervista a Le Iene.
Secondo Alberto: “Non c’era desiderio di cercare la verità perché una volta può accadere, la seconda volta può passare, ma non possono esserci una terza, una quarta, una quinta, per sette anni. Che verità c’è in tutto questo?”.
“Sono stato assolto in primo grado, sono stato assolto in appello, sull’unica condanna il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha chiaramente detto ‘Non si può condannare Alberto Stasi’, quindi, in Italia hanno un sistema che a oggi funziona così: la pubblica accusa dice ‘No, questa persona va assolta’ ma, nonostante questo, la persona viene condannata”.
La vita di Alberto Stasi dopo la morte di Chiara Poggi
Alberto Stasi riceve la sua prima condanna dopo diversi anni dalla morte di Chiara Poggi. Anni in cui si rifà una vita e incontra un presunto nuovo amore. Una ragazza che rimane al suo fianco anche durante il processo in tribunale.
Di Serena, questo è il suo nome, non si sa molto. Il suo volto lo si conosce perché davanti al Palazzo di Giustizia alla fine di ogni udienza. Sempre pronta ad abbracciarlo. Tuttavia, sul suo ruolo nella vita di Alberto, ci sono versioni contrastanti.
La famiglia la definisce un’amica, per la stampa sembra ci sia di più. Comunque, è l’unica persona che sostiene Stasi negli anni successivi all’omicidio di Garlasco.
La vita in prigione
Alberto Stasi sta scontando la sua pena nel carcere di Bollate, lavora come centralinista per uno stipendio di mille euro al mese.
Nel 2018 ha ricevuto anche un risarcimento pari a 9mila euro dall’amministratrice della pagina Facebook, Grazia Montani, a causa delle ripetute offese pubbliche ai danni di un imputato ancora sotto processo.
Alberto Stasi è stato condannato a risarcire la famiglia di Chiara Poggi con un milione di euro, ma al momento pare che non abbia provveduto a farlo.