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L'intervista di Alberto Stasi a Le Iene, le reazioni social sette anni dopo il verdetto di colpevolezza

Alberto Stasi parla per la prima volta da quando è finito in carcere con l'accusa di aver ucciso Chiara Poggi: come hanno reagito i social

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A sette anni dalla sentenza definitiva della Corte di Cassazione, Alberto Stasi torna a dichiarare a gran voce la propria innocenza in un’intervista rilasciata a Le Iene.

L’intervista di Stasi a Le Iene

Nella puntata di mercoledì 24 agosto (replica di una andata in onda a maggio) del programma Mediaset, Alberto Stasi si è lasciato intervistare per poter raccontare la propria versione dei fatti terribili accaduti a Garlasco nel 2007.

Stasi si dichiara innocente, vittima di un sistema che non ha funzionato: “Togliere la libertà a una persona innocente è violenza, però non hai nulla da rimproverarti, l’hai subita e basta, non è colpa tua”.

L'intervista di Alberto Stasi a Le Iene, sette anni dopo il verdetto di colpevolezzaFonte foto: ANSA

“Perché hai fretta di portare in carcere una persona sulla base di un risultato ancora parziale? – si è chiesto Stasi, ripensando alle tappe che lo hanno condotto al carcere di Bollate – Non c’era motivo, ma il meccanismo si era messo in moto: era stato emesso un provvedimento, i carabinieri erano arrivati, i giornalisti erano già fuori dalla caserma, mandare tutti a casa, in qualche modo, credo dispiacesse”.

In quest’ottica, l’intervista rilasciata da Stasi pare voglia rendere in qualche modo un servizio alla società.

“Se una persona vive delle esperienze come quella che ho vissuto io – ha aggiunto – questa deve essere resa pubblica, a disposizione di tutti, e visto che ho la possibilità di parlare lo faccio, così che le persone capiscano, possano riflettere e anche decidere, voglio dire, se il sistema che c’è va bene oppure se è opportuno cambiare qualche cosa”. Qui tutti i passaggi, relativi alle indagini, contestati da Stasi.

Il delitto di Garlasco

Le vicende che hanno portato all’arresto di Alberto Stasi sono note.

Il 13 agosto 2007 Chiara Poggi, 26 anni, viene trovata morta – in una pozza di sangue – nella villetta della sua famiglia a Garlasco, piccolo paesino in provincia di Pavia.

A scoprire il cadavere è proprio lui, Stasi, fidanzato della ragazza da circa quattro anni.

Il ragazzo era in quei giorni ospite di Chiara, complice l’assenza della famiglia, fuori per una vacanza. Stasi, che viene immediatamente iscritto nel registro degli indagati, fin dal primo momento si dichiara innocente.

Afferma di aver lavorato per ore alla tesi, alibi che non lo aiuta. All’interno del suo pc infatti viene trovato materiale pedopornografico, che aggiunge un ulteriore capo di accusa.

Secondo l’autopsia Chiara Poggi è stata colpita a volto e testa da un oggetto pesante, probabilmente un martello. I Ris però non trovano l’arma del delitto.

Anche il movente non sembra così sicuro. Il più probabile pare un’aggressione avvenuta dopo che la ragazza aveva trovato il materiale pedopornografico sul computer di Stasi.

I rilievi inoltre parlano di una fase successiva all’omicidio, nella quale l’aggressore ha avuto cura di lavarsi prima di andare via. E la Procura non ha dubbi, il colpevole è Alberto Stasi.

Nel 2015, a otto anni dal delitto e dopo due assoluzioni – in primo grado e in appello – Stasi viene dichiarato colpevole, condannato a 16 anni di carcere.

L’intervista e le reazioni social

In seguito all’intervista, alle dichiarazioni di Stasi e al suo ennesimo appello d’innocenza (nonostante la Cassazione continui a confermare le proprie decisioni), i social hanno voluto dire la loro.

Da un lato c’è chi si schiera dalla parte del ragazzo, oggi trentanovenne, provando di conseguenza terrore per un sistema giudiziario fallace che permetterebbe a degli innocenti di finire dietro le sbarre.

Dall’altro c’è chi non si sente ammaliato dalle parole di Stasi e crede senza ombra di dubbio alla sua colpevolezza. Il terrore, in questo caso, è dato dal pensiero di “un genio del male con una lucidità e razionalità che mi dà i brividi”. Una linea, quella dell’assoluta colpevolezza, dalle quale non si sono mai mossi i genitori della vittima.

Nel mezzo c’è poi chi non è contento della struttura dell’intervista, dell’assenza di contraddittorio e del tentativo delle Iene che “cercano di umanizzare Alberto Stasi quando di umano non c’è assolutamente nulla”.

Un quadro dal quale sembra che ognuno abbia le giuste motivazioni per avere ragione. Ma che, vero o no, deve sottostare alla realtà di un verdetto che è ancora lontano dal concludersi.

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