La voce di Alberto Stasi nella telefonata dopo l'omicidio di Chiara Poggi: "Forse è viva, sangue dappertutto"
Il testo e l'audio della telefonata che Alberto Stasi fece al 118 nel giorno dell'omicidio di Chiara Poggi: "Credo che abbiano ucciso una persona"
"Credo che abbiano ucciso una persona, non ne sono sicuro, forse è viva", queste le parole che Alberto Stasi riferì all’operatrice del 118 nel giorno in cui si consumò l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, in provincia di Pavia. Secondo la versione riferita all’operatrice l’allora fidanzato della 26enne rinvenuta priva di vita avrebbe trovato, nell’abitazione dei Poggi in via Giovanni Pascoli, una scena in cui c’era "sangue dappertutto" e per questo si stava recando presso la caserma dei carabinieri per denunciare il fatto.
- La telefonata di Alberto Stasi al 118
- L'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco
- Le indagini su Andrea Sempio
La telefonata di Alberto Stasi al 118
La chiamata di Alberto Stasi al 118 era partita alle 13:50 del 13 agosto 2007, quando il cadavere di Chiara Poggi già giaceva lungo le scale che davano verso il piano interrato della sua abitazione in via Giovanni Pascoli, a Garlasco.
"Mi serve un’ambulanza in via Giovanni Pascoli a Garlasco", così esordì Stasi dopo la risposta dell’operatrice. Quest’ultima chiese conferma della località e domandò il civico della via indicata dal ragazzo: "29, è una via senza uscita, la trova subito".
In realtà il civico in cui si trovava la villetta dei Poggi, in via Pascoli, era il numero 8. Una confusione che Alberto Stasi fece tra l’indirizzo dell’abitazione della allora fidanzata e quello dove in realtà viveva lui, in via Carducci 29. L’operatrice del 118 gli domandò cosa fosse successo, Alberto rispose: "Credo che abbiano ucciso una persona, non ne sono sicuro, forse è viva".
Quindi la donna lo incalzò: "Ma in che sens… cioè cos’è successo? Lei cosa vede?". In quel momento Alberto Stasi stava raggiungendo la caserma dei carabinieri di Garlasco, distante circa 600 metri dalla scena del crimine. "C’è sangue dappertutto e lei è sdraiata per terra", rispose il ragazzo. "Ma è una sua parente?", domandò l’operatrice, quindi Stasi rispose: "No, è la mia fidanzata". Nel botta e risposta successivo Stasi comunicò di essere arrivato in caserma, quindi dal centralino gli fecero sapere che avrebbero mandato un’ambulanza all’indirizzo indicato.
L’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco
Il corpo senza vita di Chiara Poggi, in effetti, si trovava sul nono gradino delle scale che collegavano il piano terra con la cantinetta dell’abitazione in cui la ragazza viveva con la sua famiglia. Il padre Giuseppe Poggi, la madre Rita Preda e il fratello Marco Poggi non erano in casa perché erano partiti per una vacanza.
Il cadavere aveva il cranio sfondato da un oggetto contundente metallico e pesante, mai ritrovato dagli inquirenti. Per quella mattina Stasi riferì di avere un alibi: nell’ora indicativa dell’omicidio si sarebbe trovato nella sua abitazione, in via Carducci 29, per lavorare alla sua tesi di laurea.
Dopo cinque gradi di giudizio Alberto Stasi, nel 2015, fu condannato a 16 anni di reclusione: secondo i giudici avrebbe ucciso la fidanzata "con dolo d’impeto, senza alcuna programmazione" e "con rabbia ed emotività", ma non fu individuato un preciso movente. Come riporta Corriere della Sera, quello a carico di Alberto Stasi è stato un processo indiziario durante il quale, sostanzialmente, non sono emerse prove schiaccianti che inchiodassero l’allora studente di 24 anni al ruolo di assassino contestato dalla corte.
Le indagini su Andrea Sempio
Martedì 11 marzo 2025 è arrivato il colpo di scena: dopo una perizia richiesta dagli avvocati di Alberto Stasi, nel registro degli indagati è stato iscritto il nome di Andrea Sempio. Secondo questa perizia, sotto le unghie di Chiara Poggi sarebbero state rinvenute tracce biologiche attribuibili a due profili genetici distinti appartenenti ad altrettanti soggetti maschili. Uno di questi sarebbe sovrapponibile a quello di Sempio, già indagato tra il 2016 e il 2017. L’altro profilo, invece, non corrisponderebbe a quello di Alberto Stasi.
L’ipotesi di reato è quella di omicidio in concorso con un ipotetico "ignoto 2" oppure proprio con Alberto Stasi. All’epoca dei fatti Andrea Sempio aveva 19 anni e spesso visitava casa Poggi in quanto era amico del fratello di Chiara, Marco Poggi, con il quale passava i pomeriggi a giocare con i videogiochi. Per il giorno del delitto Sempio, in occasione delle prime indagini a suo carico, per dimostrare il suo alibi presentò lo scontrino di un parcheggio di Vigevano.
A insospettire gli inquirenti, ora, sono le telefonate che Sempio avrebbe fatto a casa Poggi nonostante la sola presenza in casa di Chiara, dettaglio di cui sarebbe stato a conoscenza. Era al corrente, infatti, che l’amico Marco fosse partito con la famiglia in vacanza. Giovedì 13 marzo Andrea Sempio si è recato in caserma per un prelievo del suo Dna mandibolare.
