Francesca Pascale contro Salvini e Lega sul ddl contro l'uso del femminile nelle cariche pubbliche: "Ridicolo"
Francesca Pascale si scaglia contro Salvini e la Lega per il ddl, poi ritirato, contro l'uso del femminile negli atti pubblici
“Ridicolo”. Così Francesca Pascale, militante per i diritti Lgbt+ e per oltre dieci anni compagna di Silvio Berlusconi, ha definito il disegno di legge presentato dalla Lega di Salvini – poi ritirato tra le proteste – contro l’uso del femminile per le cariche pubbliche. Il ddl puntava a vietare l’uso negli atti pubblici di “sindaca”, “avvocata” e simili, punendo i trasgressori con multe fino a 5 mila euro.
- Francesca Pascale contro Salvini e Lega
- Il ddl della Lega contro l'uso del femminile
- Le polemiche e il ritiro del disegno di legge
- Il commento dell'Accademia della Crusca
Francesca Pascale contro Salvini e Lega
“Come ogni volta che Salvini si esprime” sui diritti civili “dà voce all’assurdo e spesso al ridicolo“. Così Francesca Pascale ha commentato all’Adnkronos la proposta di legge presentata dalla Lega contro l’uso del femminile nelle cariche pubbliche
“Il progresso non è nel suo programma elettorale”, ha aggiunto la Pascale. “Per il ministro Salvini fare politica significa dare vita a guerriglie sociali per nascondere l’inefficienza politica e alimentare soltanto il proprio ego”.
Francesca Pascale con l’ex compagna Paola Turci
Il ddl della Lega contro l’uso del femminile
Il disegno di legge presentato dal senatore dellaLegaManfredi Potenti mirava a vietare l’uso di termini femminili come “sindaca“, “avvocata” e “ministra” negli atti pubblici, prevedendo sanzioni fino a 5.000 euro per chi non rispetta le nuove regole.
L’articolo 2 del testo del ddl, visionato in bozza dall’Adnkronos, stabiliva il divieto di utilizzare il genere femminile per neologismi applicati a titoli istituzionali, gradi militari, titoli professionali, onorificenze e incarichi identificati da atti con forza di legge.
Mentre l’articolo 3 vietava “il ricorso discrezionale al femminile o sovraesteso od a qualsiasi sperimentazione linguistica”, ammettendo solo l’uso della doppia forma o del maschile universale, da intendersi in senso neutro.
Le polemiche e il ritiro del disegno di legge
Il disegno di legge del senatore Potenti aveva subito suscitato numerose polemiche e critiche, anche all’interno della maggioranza di governo.
“Misogina e anche ridicola la proposta leghista che svela la povertà di pensiero di un partito allo sbando. Ovvio che non gli interessa sapere che l’uso dei generi è raccomandato perfino dall’Accademia della Crusca”, ha commentato la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella.
“Il disegno di legge del senatore Potenti non rispecchia la linea del partito“, ha dichiarato Laura Ravetto, responsabile della Lega per le Parti opportunità.
Dopo le tante critiche i vertici del partito guidato da Salvini hanno chiesto a Potenti di ritirare la proposta di legge, precisando che si è trattato di “un’iniziativa del tutto personale” del senatore.
Il commento dell’Accademia della Crusca
Il professor Paolo D’Achille, presidente dell’Accademia della Crusca, ha definito all’Adnkronos “sicuramente improvvido” il disegno di legge della Lega.
Le iniziative che riguardano la lingua italiana, ha spiegato D’Achille, “non possono essere estemporanee: devono essere il più possibile condivise e mai ideologiche. Gli usi individuali o letterari della lingua non li norma nessuno. Bisogna, invece, essere cauti nelle innovazioni in sede legislativa perché le leggi hanno un forte impatto sociale e devono risultare comprensibili e chiare, inserendosi in una tradizione di scrittura che non può essere ignorata”.
Il presidente dell’Accademia della Crusca ricorda poi che in linea generale “qualunque nome di genere maschile in italiano può essere volto al femminile e riferito a donne; al contrario, ci sono nomi di genere femminile che non si possono volgere al maschile anche se sono riferiti a uomini”.