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Partito Democratico

Tutto sul Partito Democratico: dalla fondazione nel 2007 con la fusione di Democratici di Sinistra e Margherita alle segreterie di Veltroni, Bersani, Letta, Renzi, Zingaretti e Schlein

Fondato ufficialmente il 14 ottobre 2007, in realtà le radici del Partito Democratico siano molto più antiche. Il Pd, infatti, nasce dalla fusione tra Margherita (centristi ex Democrazia Cristiana) e Democratici di Sinistra. Questi ultimi, in particolare, avevano raccolto l'eredità del Partito Comunista Italiano diventando prima Partito Democratico della Sinistra (nato nel 1991, nel cui simbolo c'erano ancora falce e martello) e poi, appunto, Democratici di Sinistra. Nel momento della fusione alla guida di Margherita e Democratici di Sinistra c'erano Francesco Rutelli e Piero Fassino.

Veltroni primo segretario del Pd
Le prime elezioni primarie (o in questo caso costituenti) del Pd si tengono il 14 ottobre 2007. Walter Veltroni viene eletto primo segretario del Partito con il 75% dei voti sul totale di 3.554.169 voti validi. Poco prima era stato costituito un comitato promotore del partito formato da 45 persone tra cui Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi, Paolo Gentiloni, Gad Lerner, Enrico Letta, Sergio Cofferati, Romano Prodi, Lamberto Dini, Walter Veltroni e Francesco Rutelli. Poco dopo la nascita del Pd il governo Prodi, sostenuto dal partito, perde la maggioranza e cade. Nelle successive elezioni politiche il Partito Democratico decide di non stringere accordi con partiti della sinistra radicale, ma la coalizione con l'Italia dei Valori porta il candidato Walter Veltroni solo 33%. Il Pd finisce all'opposizione e Veltroni si dimette da segretario.

L'addio di Rutelli e il sostegno al governo tecnico
Al suo posto subentra, come traghettatore, Dario Franceschini. Poi nelle primarie del 2009 Pier Luigi Bersani vince con il 55% proprio davanti a Franceschini. Un risultato che provoca l'uscita dal partito dell'ex sindaco di Roma Francesco Rutelli, che definisce il partito "mai nato" perché "non c'è un partito nuovo". Insieme a Rutelli escono dal Pd, tra gli altri, Massimo Cacciari, Bruno Tabacci e Giuseppe Vita. La crisi dello spread in Europa porta alla caduta del quarto governo Berlusconi, sostituito dall'esecutivo tecnico guidato da Mario Monti che incassa il sostegno del Partito Democratico. Da quel momento (novembre 2011) se si escludono i tredici mesi del primo governo Conte e fino alla vittoria del centrodestra di Giorgia Meloni, di fatto il Pd sarà sempre al governo.

La "non vittoria" del 2013 con Bersani
Si torna alle urne nel 2013 e il candidato del Partito Democratico è Pier Luigi Bersani. Il Pd è il primo partito italiano sia alla Camera che al Senato, ma nonostante il premio di maggioranza ottenuto dal centrosinistra non ha i numeri per formare il governo. Bersani tenta, senza successo, una lunga mediazione con il Movimento 5 Stelle, partito che aveva avuto un ottimo risultato nelle elezioni e teoricamente più affine alle istanze del Pd. La trattativa non va a buon fine e Bersani, che aveva ottenuto l'incarico esplorativo dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rinuncia e annuncia le sue dimissioni da segretario del Pd. L'incarico di formare un governo viene così dato a Enrico Letta, esponente della corrente centrista del Pd, che in pochi giorni riesce a trovare una maggioranza e incassa anche il sostegno di Forza Italia.

Matteo Renzi segretario e la frase "Enrico stai sereno"
Nel dicembre del 2013 nel Partito Democratico inizia ufficialmente l'era del "rottamatore" Matteo Renzi. L'ex sindaco di Firenze viene eletto segretario con il 67% dei voti battendo nettamente Gianni Cuperlo e Pippo Civati. Pochi mesi dopo, a febbraio 2014, il Pd sfiducia il compagno di partito e premier in carica Enrico Letta. Sono le settimane della famosa frase "Enrico stai sereno" rivolta a Letta da Renzi. Ma è proprio Matteo Renzi a ricevere l'incarico di formare un nuovo governo dal presidente della Repubblica. Nella primavera dello stesso anno si tengono le elezioni regionali ed europee, che vedono il Pd trionfare con percentuali che superano il 40%. Nonostante i primi successi, Renzi trova forti resistenze all'interno del Pd (da sempre caratterizzato dalla presenza delle "correnti") guidate principalmente da D'Alema e Bersani. L'avventura di Renzi al governo finisce nel dicembre del 2016, quando il premier incassa il "no" nel referendum costituzionale.

L'addio di Matteo Renzi, il governo giallo-verde e il ritorno in maggioranza
Dopo le dimissioni di Renzi è Paolo Gentiloni, altro esponente del Pd, a traghettare il Paese fino alla fine della legislatura. Tuttavia, Matteo Renzi vince nuovamente le primarie del Pd e diventa nuovamente segretario, ma nelle elezioni politiche del 2018 il Pd incassa una sonora sconfitta proprio con Renzi candidato premier. Il partito, che nel frattempo ha visto l'uscita di dalemiani e bersaniani che hanno dato vita a Articolo 1-Mdp, ottiene solamente il 19% delle preferenze. Renzi si dimette nuovamente dalla segreteria del Pd e Maurizio Martina viene scelto come segretario ad interim fino alle primarie del 2019, vinte da Nicola Zingaretti. Il governatore del Lazio ottiene il 47% dei voti. Intanto, dopo anni in maggioranza, il Pd torna all'opposizione dopo la nascita del primo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega. L'esilio dal governo dura poco, poiché dopo le tensioni tra Salvini e Di Maio, il Pd accetta di sostenere il governo Conte II proprio con i 5 Stelle (e LeU).

Zingaretti lascia la segreteria, la sconfitta nelle elezioni del 2022
In questi mesi Matteo Renzi organizza la scissione e fonda Italia Viva, che di fatto porterà alla nascita del governo guidato da Mario Draghi. Come quasi tutti gli altri partiti (eccezion fatta per Fratelli d'Italia) il Partito Democratico si trova in maggioranza a sostegno dell'ex presidente della Bce. Intanto il segretario Nicola Zingaretti si dimette e apre la strada alla nomina di Enrico Letta (14 marzo 2021). Nelle elezioni politiche di settembre 2022 Enrico Letta lancia una lista unitaria insieme ad altre forze politiche europeiste di ispirazione socialdemocratica e progressista (PSI, Articolo Uno e DemoS), denominata "Italia Democratica e Progressista". Il responso delle urne, però, spedisce il Pd all'opposizione nel governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Dopo le primarie del 2023 Elly Schlein è stata eletta a capo della segreteria del Partito Democratico.

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