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Covid, medici ospedalieri stanchi e rassegnati: l'allarme lanciato da CIMO-FESMED

Un sondaggio del sindacato dei medici ospedalieri rivela la stanchezza dei camici bianchi a causa della pandemia

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato il: - Ultimo aggiornamento:

Esauriti dalla guerra di trincea contro il Covid-19 che li ha impegnati per lunghi periodi in questi due anni di pandemia, i medici sono pronti a lasciare il lavoro nella sanità pubblica. Lo comunica attraverso una nota la Federazione Cimo-Fesmed, sindacato che rappresenta circa 18mila camici bianchi e che nei giorni scorsi ha lanciato un sondaggio sullo stato mentale dei dottori impegnati negli ospedali, il 72% dei quali vorrebbe abbandonare il posto.

Covid, medici ospedalieri stanchi e rassegnati: il sondaggio

Sono i risultati emersi dall’indagine promossa dal presidente della sindacato Guido Quici per rilevare l’umore in corsia, alla quale hanno aderito 4.258 medici di tutta Italia. In generale lo studio descrive i medici ospedalieri come “stanchi, demoralizzati, rassegnati e abbandonati” si legge nel comunicato.

“Dopo due anni di emergenza i medici ospedalieri meritano riconoscimenti chiari e concreti. Subito nuovo contratto di lavoro della dirigenza e riforma della rete ospedaliera” ha dichiarato Quici.

Il sondaggio traccia un quadro di insoddisfazione da parte dei camici bianchi, costretti a sacrificare la vita privata a causa delle carenze del Sistema Sanitario Nazionale: il 73% dei medici lavora più di quanto previsto dal contratto (38 ore a settimana) e il 20% di questi è costretto a lavorare più di 48 ore a settimana, in violazione della normativa europea sull’orario di lavoro.

Covid, medici ospedalieri stanchi e rassegnati: il ruolo della pandemia

Il Covid-19 ha aggravato le condizioni di lavoro ritenute insufficienti dal personale sanitario. Secondo quanto riportato dal sondaggio, per il 69% dei medici la pandemia ha avuto un impatto importante sul proprio stress psicofisico e per il 55% ha messo a repentaglio la sicurezza della propria famiglia.

Il 64%, inoltre, reputa “alto” il rischio professionale corso negli ultimi due anni. E quando si chiede ai medici ospedalieri chi ritengono li abbia realmente aiutati ad affrontare questo periodo complesso, il 57% risponde “i colleghi”, il 24% “familiari e amici”, l’8% “nessuno”, solo il 5% “la società e le Istituzioni”.

Se da una parte il 72% del personale intervistato, potendo tornare indietro sceglierebbe gli stessi studi che l’hanno portato alla professione sanitaria, solo il 28% continuerebbe a lavorare in una struttura pubblica: gli altri preferirebbero trasferirsi all’estero ( per il 26% dei casi), anticipare il pensionamento (19%), lavorare in una struttura privata (14%) o dedicarsi alla libera professione (13%).

Covid, medici ospedalieri stanchi e rassegnati: l'allarme lanciato da CIMO-FESMED
Medici a lavoro in Terapia intensiva

Covid, medici ospedalieri stanchi e rassegnati: le aspettative di giovani e dottori più esperti

Il 70% dei giovani che lavorano da meno di 5 anni aveva alte aspettative per la professione, ma solo il 38% ed il 32% si aspettavano molto, rispettivamente, per la propria carriera e per la retribuzione. Oggi, a pochi anni di distanza, le percentuali scendono drammaticamente all’11% per quanto riguarda la professione, al 2% in merito alle prospettive di carriera e al 3% se si parla di retribuzione

Una percezione molto più accentuata tra chi lavora nel SSN da più anni: all’inizio della professione, l’83% dei medici più navigati aveva alte aspettative per la professione, il 50% puntava su un avanzamento della propria carriera ed il 47% su un aumento della retribuzione. A distanza di almeno 15 anni, se il 24% conferma di avere alte aspettative per la professione, solo il 14% ed il 2% continuano a sperare in carriera e stipendi più alti.

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