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Meloni come Mussolini per i deputati Pd per il caso Almasri diventa "la bugiarda del secolo", l'attacco social

Giorgia Meloni paragonata a Mussolini dai deputati del Pd che esigono spiegazioni sul caso Almasri

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I deputati del Pd, tramite un post Facebook firmato da Matteo Orfini, hanno paragonato la premier Giorgia Meloni a Benito Mussolini. Chiaro il raffronto fatto attraverso una grafica con protagonista la presidente del Consiglio e ispirata a M. Il figlio del secolo, il romanzo di Antonio Scurati divenuto una serie tv di Sky. Le critiche dure dei dem sono giunte per la gestione del caso Almasri per cui Meloni è indagata.

Meloni paragonata a Mussolini dai deputati del Pd

“Meloni, la bugiarda del secolo”. Così hanno titolato il post contro la premier i deputati del Partito democratico. Quindi la spiegazione del perché è stato scelto un titolo così forte.

“Non è vero che Nordio – si legge nella nota che ha fatto riferimento al caso Almasri – non era stato informato (il ministero era stato ripetutamente sollecitato). Non è vero nemmeno che Meloni, Nordio, Piantedosi, Mantovano abbiano ricevuto un avviso di garanzia. Hanno ricevuto una comunicazione di iscrizione, che è una cosa diversa”.

Giorgia Meloni corrucciataFonte foto: ANSA
La premier Giorgia Meloni

“Non è vero – prosegue il comunicato – che la comunicazione di iscrizione è una rappresaglia delle terribili toghe rosse per la riforma della giustizia. È un atto dovuto in caso di un esposto. Le carte poi vanno al tribunale dei ministri che deciderà se archiviare o no. Non è vero che la scelta di rimettere in libertà #Almasri era inevitabile. Bastava appunto che Nordio rispondesse alle ripetute sollecitazioni e attivasse la procedura prevista in questo caso, invece di stare 3 giorni inerte a guardare il soffitto”.

“Non è nemmeno vero – continua la nota dei dem – che una volta rilasciato convenisse all’Italia caricare Almasri su un volo di stato e riportarlo in Libia perché pericoloso. C’erano tantissime altre opzioni che avrebbero impedito di rimandarlo nell’unico luogo al mondo dove ha l’assoluta garanzia di immunità. Non so nemmeno se sia vero che la Meloni non è ricattabile”.

“Perché tutta questa storia – si legge sempre nel comunicato – fa venire il sospetto che il governo sia sotto ricatto dei ras libici. Lo fa venire. Una cosa però è vera: Giorgia Meloni è riuscita in un video di appena 2 minuti e 16 secondi a dire tutte queste falsità. Ci vuole una certa capacità, bisogna riconoscerlo. Restiamo in attesa che venga prima o poi in Parlamento a spiegare per bene e nel dettaglio cosa hanno combinato”.

Le parole di Giorgia Meloni

Il durissimo comunicato è stato scritto dopo che la leader di Fratelli d’Italia ha espresso dubbi, tramite un videomessaggio, nei confronti della Corte penale internazionale.

Quest’ultima, ha dichiarato la premier “dopo mesi di riflessione emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli. Curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano, dopo che per 12 giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei”.

Il caso Almasri, chi è indagato

Per il caso Almasri, la premier Meloni risulta indagata a Roma per favoreggiamento e peculato insieme al ministro della Giustizia Carlo Nordio, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e al sottosegretario a palazzo Chigi Alfredo Mantovano.

Il fine delle indagini è di fare chiarezza sulla vicenda del rimpatrio del generale libico Osama Almasri.

Almasri è il capo della polizia giudiziaria di Tripoli, scarcerato dopo essere stato arrestato a Torino e ricondotto in patria con un aereo di Stato italiano.

Ciò è avvenuto nonostante su di lui pendesse il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale. 

meloni-mussolini-deputati-pd Fonte foto: ANSA/Facebook del Pd
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