La nuova variante Covid LP 81 è responsabile della maggior parte dei contagi, quali sono i sintomi
La nuova variante Covid LP 81 deriva dalla Omicron e oggi è la causa della maggior parte dei contagi: quali sono i sintomi e perché non c'è da preoccuparsi
Dopo la notizia di un nuovo virus della stessa famiglia del Covid, scoperto in Cina, ora l’allarme arriva dagli Stati Uniti. Si tratta di una variante del Sars-CoV-2, chiamata LP.8.1, che ora è dominante negli Usa ed è responsabile del 42% dei contagi. Di fatto, dunque, non solo la malattia non è scomparsa, ma la nuova variante sembra colpire in maniera maggiore rispetto alla XEC, già circolante e causa del 31% delle infezioni. L’epidemiologo Massimo Ciccozzi, professore di Biologia molecolare presso l’Università Campus Bio-Medico di Roma, spiega a Virgilio Notizie quali sono i sintomi e perché al momento “non c’è da preoccuparsi”.
- La nuova variante Covid: cos'è LP.8.1
- Quanto sono efficaci i vaccini
- Covid sempre più simile a un’influenza: quali sono i sintomi
- L'intervista a Massimo Ciccozzi
La nuova variante Covid: cos’è LP.8.1
Come spiegano gli esperti americani, la LP.8.1 deriva dalla variante JN.1, il ceppo di coronavirus verso il quale è contenuta la protezione del vaccino anti-Covid di questa stagione.
La prima identificazione risale a luglio scorso, ma è solo nei mesi invernali che si è maggiormente diffuso, arrivando a interessare complessivamente 23 Paesi nel mondo.

Secondo quanto emerge da uno studio, pubblicato su Lancet Infectious Disease un mese fa, la variante attualmente dominante sarebbe meno infettiva rispetto a quella originaria, ossia proprio la JN.1, che rientra nella famiglia di Omicron.
Quanto sono efficaci i vaccini
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), invece, potrebbe avere una maggiore capacità di sfuggire alla risposta immunitaria.
La stessa OMS, però, ha precisato che al momento non ci sono dati sufficienti per definirne le caratteristiche cliniche.
Quanto all’efficacia dei vaccini attualmente a disposizione, l’OMS è convinta che le immunizzazioni rimangono efficaci “contro la malattia sintomatica e grave” ed è “improbabile che la sola continua diffusione di questa variante aumenti l’onere sui sistemi sanitari”.
Non dovrebbero, comunque, esserci particolari preoccupazioni che rievochino scenari analoghi a quelli di 5 anni, quando il Covid causò una pandemia.
Covid sempre più simile a un’influenza: quali sono i sintomi
Nonostante il ricordo del periodo pandemico spaventi, oggi le caratteristiche della malattia e i sintoni sono diventati sempre più sovrapponibili a quelli di una influenza o una sindrome parainfluenzale.
Per esempio, sono sempre meno comuni la perdita di olfatto e gusto, mentre un segnale classico è la febbre alta, unita a:
- mal di gola
- dolori articolari
- raffreddamento
Nei bambini, invece, è stata segnalata la variante XBB.1.16 (Arcturus) che potrebbe essere responsabile di congiuntiviti.
L’intervista a Massimo Ciccozzi
Di cosa si tratta, esattamente? Cos’è la nuova variante che circola maggiormente negli Stati Uniti?
“Si tratta della LP.8.1 che a sua volta deriva dalla JN.1, cioè la prima in circolazione e nota come Omicron. Ma è una delle numerose mutazioni che abbiamo potuto osservare in questi ultimi anni, né più né meno. Va tenuta sotto monitoraggio, naturalmente, ma al momento non desta particolari preoccupazioni”.
Cosa sappiamo finora di questa nuova variante e della sua origine?
“È la variante dominante, come dimostrano i dati, per il semplice motivo che ogni volta che ne arriva una nuova diventa dominante, perché prende il posto della precedente: significa che è l’unica che circola o quella che gira maggiormente”.
Quanto alla pericolosità. Potrebbe essere superiore rispetto alle precedenti?
“Lo escluderei perché ogni nuova variante in genere è meno pericolosa di quelle in circolazione in precedenza, meno ‘cattiva’. Quella individuata dai ricercatori americani è in parte una KS.1, in parte KP.3. In gergo si parla di due lignaggi, oggi probabilmente queste due varianti hanno infettato una sola persona e si sono combinati, mischiati. Ma entrambe rientrano nella famiglia omicron, quella che ha dato il via all’adattamento del virus all’uomo, facendo diventare il Covid una sindrome simil influenzale”.
Quindi dobbiamo essere pronti ad aspettarci anche altre nuove varianti nei prossimi anni?
“Certamente. Nei prossimi cento anni ne vedremo a migliaia, sia di varianti vere e proprie (cioè mutazioni singole), sia di forma ricombinanti (ossia due ceppi virali che si mischiano dando vita a una forma nuova). Ma ormai l’adattamento è in corso da tempo e non a caso queste forme sono classificate ufficialmente come simil influenzali”.
Quindi anche i sintomi sono sempre gli stessi?
“Sì, il fatto che ci siano contagi non corrisponde a una diversa pericolosità e i sintomi sono quelli classici che conosciamo: soprattutto la febbre alta. Anche il trattamento non necessita di particolari accorgimenti: è sufficiente, in genere, un antipiretico per gestire la febbre quando sale o il mal di testa”
Quanto ai vaccini, sono ancora efficaci anche contro le nuove varianti?
“I vaccini rimangono efficaci nel gestire il Covid evitando i sintomi gravi. Nonostante le varianti, infatti, rimane una memoria immunologica che non evita di ricontagiarsi, ma di ammalarsi con forme gravi. Lo stesso vale per la copertura immunologica naturale, in chi ha avuto la malattia. Questa, dunque, può anche tornare e può farlo persino 2 o 3 volte in un anno, ma con sintomi generalmente blandi”.
Come si può capire se si tratta di Covid?
“I sintomi sono confondibili, occorrerebbe un tampone, ma dal momento che il trattamento è identico a quello di altre forme influenzali o parainfluenzali, non è neppure necessario se non nel caso di pazienti fragili da proteggere in modo specifico. Insomma, io mi preoccuperei maggiormente dell’epidemia di morbillo negli Usa che non della nuova variante Covid”.
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