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Franco Alfieri "salvato" con l'arresto, il piano per uccidere l'ex presidente della Provincia di Salerno

Franco Alfieri è al centro dell'indagine a Salerno sul voto di scambio politico mafioso, dalle carte è emerso che i clan volevano ucciderlo

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L’ex sindaco di Capaccio ed ex presidente della provincia di Salerno Franco Alfieri è al centro dell’indagine della Dia del capoluogo campano sul voto di scambio politico mafioso. Dalle carte è emerso che quando l’accordo saltò, i clan prepararono un piano per uccidere l’allora Primo Cittadino. Alfieri è attualmente agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta che conta complessivamente dieci indagati.

Il piano per uccidere Franco Alfieri

Franco Alfieri era già agli arresti domiciliari per un’inchiesta sugli appalti. Ora è stata emessa un’altra ordinanza di custodia ai domiciliari per voto di scambio politico mafioso.

Al centro del filone ci sono i rapporti tra l’ex sindaco di Capaccio e un imprenditore condannato per collusioni con la camorra, Roberto Squecco e con la moglie di quest’ultimo, Stefania Nobili, all’epoca dei fatti consigliera comunale a Capaccio.

Franco AlfieriFonte foto: ANSA

Franco Alfieri

Secondo l’accusa, in occasione delle elezioni del 2019, Alfieri e Squecco avrebbero concordato un patto elettorale secondo cui l’imprenditore avrebbe portato voti al politico e come corrispettivo avrebbe mantenuto nelle sue disponibilità, anche tramite prestanome, la struttura ricettiva “Lido Kennedy” sottoposta a sequestro.

Quando lo stabilimento è stato però abbattuto perché gravemente pericolante, Squecco avrebbe commissionato un attentato dinamitardo, da eseguire con una bomba, nei confronti del sindaco Alfieri. Un’azione che sarebbe stata studiata nei dettagli ma che alla fine non sarebbe andata in porto, secondo la ricostruzione della Procura, solo per un mancato accordo tra esponenti dei clan.

Gli arresti nell’ambito dell’inchiesta sul voto di scambio

Nell’ambito dell’inchiesta che vede al centro Alfieri, la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di Salerno ha fatto scattare dieci arresti tra Campania, Abruzzo e Umbria. Gli indagati sono accusati di tentato omicidio, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e detenzione di armi da guerra.

Sei indagati, fra i quali Squecco, pregiudicato ritenuto vicino al clan Marandino, sono stati raggiunti da ordinanza di custodia in carcere. Altri quattro, fra i quali Alfieri e Nobili, ai domiciliari.

Nel piano per uccidere l’ex sindaco di Capacci, l’imprenditore avrebbe coinvolto tre uomini di Baronissi: Antonio Cosentino, Domenico De Cesare e Angelo Genovese, i primi due già noti alle forze dell’ordine.

Come riporta Il giornale del Cilento, il gruppo avrebbe effettuato diversi sopralluoghi, studiato mappe e discusso modalità operative per colpire Alfieri. L’obiettivo era far saltare in aria il sindaco dimissionario con un ordigno.

Le minacce e le intimidazioni

Quando il sindaco ha deciso di abbattere parte del “Lido Kennedy”, reso pericoloso da un evento naturale, Squecco si sarebbe sentito tradito e avrebbe reagito con una serie di minacce.

A veicolare i messaggi intimidatori sarebbero stati Antonio Bernardi, agente della polizia locale di Capaccio Paestum, e Michele Pecora, dipendente dell’ufficio cimiteriale. Entrambi, ritenuti vicini a Squecco, avrebbero fatto pressioni sull’allora assessore alle politiche sociali, Mariarosaria Picariello, affinché riferisse ad Alfieri le minacce.

Gli avvocati dell’ex presidente della Provincia di Salerno

Ansa riporta le parole dei legali di Alfieri, Agostino De Caro e Domenicantonio D’Alessandro:

“Prendiamo atto di questa ulteriore iniziativa giudiziaria a carico del nostro assistito Francesco Alfieri e, pur non avendo avuto ancora modo di studiare gli atti, confidiamo di poter chiarire la sua estraneità. Peraltro, i fatti a lui addebitati risalgono ad epoca antecedente e prossima alla campagna elettorale del 2019, per cui dovrà essere considerato anche il profilo dell’attualità delle esigenze cautelari”.

Chi è Franco Alfieri

Franco Alfieri  è stato il sindaco di Torchiara più giovane d’Italia, poi il più votato della Penisola come primo cittadino di Agropoli, infine il record di sindaco in tre comuni diversi quando è stato eletto nel 2019 a Capaccio Paestum.

Lo scorso anno era arrivata anche l’elezione a presidente della provincia di Salerno e presidente dell’unione delle province della Campania. E poi la confermata presidenza dell’Unione dei Comuni Paestum Alto Cilento, Ente in cui aveva creduto, che lui aveva fatto nascere e aveva fatto consolidare e ampliare.

È diventato celebre nel 2016 quando il presidente della Regione Vincenzo De Luca, estraneo alle indagini, per elogiare la capacità di Alfieri di raccogliere consensi sul territorio durante la campagna referendaria sulla riforma costituzionale voluta dall’allora premier Matteo Renzi, usò il termine “clientele“, e lo invitò a offrire “fritture di pesce” per mobilitare gli elettori.

Il sindaco di Capaccio ( Salerno) Franco Alfieri Fonte foto: ANSA
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