Salvatore Malfi ex prefetto di Vercelli condannato per violenze alla colf rifiuta domiciliari: "In carcere"
Non solo mobbing ma vere vessazioni: per questo Salvatore Malfi, ex prefetto di Vercelli, è stato condannato per gli abusi ai danni della colf
L’ex prefetto di Vercelli, Salvatore Malfi, è stato condannato per maltrattamenti nei confronti della sua colf. La Corte d’Appello di Torino ha ridotto la pena a 4 anni ma, in modo sorprendente, Malfi non ha accettato la pena sostituiva ai domiciliari, parlando di “questione etica”.
- La condanna di Salvatore Malfi, ex prefetto di Vercelli
- Malfi ha rifiutato i domiciliari
- L'inchiesta sui favoritismi
- Gli abusi ai danni della colf
La condanna di Salvatore Malfi, ex prefetto di Vercelli
Le azioni oppressive esercitate da Salvatore Malfi, ex prefetto di Vercelli, nei confronti della sua collaboratrice domestica non rientrano nel solo ambito del mobbing, ma si configurano come veri maltrattamenti, paragonabili a quelli riscontrati nei casi di violenza domestica tra partner.
Questa conclusione è stata raggiunta il 20 marzo dalla quarta sezione penale della Corte d’Appello di Torino, che ha parzialmente modificato la sentenza di primo grado. Inizialmente, Malfi era stato condannato a 5 anni e mezzo per estorsione e stalking, ma la sua pena è stata ridotta a 4 anni.

Salvatore Malfi in una foto del 2012
Malfi ha rifiutato i domiciliari
Pur riconoscendo la gravità dei maltrattamenti, i giudici lo hanno assolto per presunte estorsioni precedenti al 2014. Malfi ha rifiutato i domiciliari, affermando di voler affrontare la situazione senza scappatoie.
“Ho la mia idea, perciò andrò fino in fondo: è una questione etica. E se dovrò andare in galera ci andrò” ha affermato.
L’inchiesta sui favoritismi
L’indagine sui maltrattamenti subiti dalla collaboratrice domestica è scaturita dall’inchiesta sulla gestione dell’accoglienza dei migranti nel Vercellese tra il 2014 e il 2016.
In quel contesto, Malfi era finito sotto accusa per presunti favoritismi nei confronti di una cooperativa e di una onlus, agendo in collaborazione con alcuni funzionari della prefettura. Le accuse a suo carico includevano corruzione, turbativa d’asta, abuso d’ufficio e frode nelle forniture pubbliche, ma è stato assolto in entrambi i gradi di giudizio.
Gli abusi ai danni della colf
Le registrazioni effettuate dalla domestica con il proprio smartphone sono state inserite tra le prove, rivelando una situazione lavorativa priva di contratto e ripetuti tagli arbitrari dello stipendio. Gli audio hanno immortalato episodi caratterizzati da urla, insulti, lanci di oggetti e accuse prive di fondamento.
Tra le condotte contestate all’ex prefetto vi sarebbe l’aver accusato ingiustamente la lavoratrice di non aver rispettato l’orario concordato, per spingerla a rinunciare a una parte del salario, comportamento che ha portato all’imputazione per estorsione.
Alcuni testimoni, inclusi dipendenti della Prefettura, hanno raccontato che la colf lasciava l’abitazione del datore di lavoro spesso in lacrime.
Quando la donna ha manifestato l’intenzione di rivolgersi alla magistratura, avrebbe ricevuto, secondo il pm Davide Pretti, pressioni da parte degli alti funzionari della Prefettura. Si cita in particolare l’ex vice prefetto Raffaella Attianese, che l’avrebbe ammonita sull’eventualità di contrastare il Prefetto in quanto “disposto a fare di tutto, è uno che tira fuori gli artigli”.
