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Prete picchiato dopo la messa dai parenti della defunta: aveva vietato le condoglianze in chiesa per il Covid

Don Giovanni Rigoli, prete di una parrocchia di Varapodio, nel Reggino, è finito in ospedale dopo l'aggressione di due familiari di una dfunta

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Hanno aspettato la fine della messa per poi picchiare il prete che voleva impedire le condoglianze dei parenti durante una messa di suffragio. Un giovane sacerdote di 38 anni, don Giovanni Rigoli, è stato aggredito da due persone a Varapodio, comune della città metropolitana di Reggio Calabria. L’episodio è avvenuto nella giornata di lunedì 15 gennaio, nel corso della celebrazione eucaristica nel settimo giorno dopo il funerale di una donna emigrata in Australia: due familiari della defunta hanno reagito violentemente al divieto del parroco, mandandolo in ospedale.

Il divieto

A Natale, come misura precauzionale per la risalita dei contagi da Covid-19, Don Rigoli aveva, infatti, disposto che in occasione dei funerali e delle messe di suffragio si sarebbe dovuta evitare l’usanza di portare le condoglianze ai parenti.

Un divieto che i familiari di una donna originaria del paese nella Piana di Gioia Tauro si sono rifiutati di rispettare, rimanendo seduti nei banchi della chiesa alla fine della messa per ricevere le dimostrazioni di cordoglio di amici e conoscenti.

Prete picchiato dopo la messa: aveva vietato le condoglianze in chiesa per motivi sanitari durante la messaFonte foto: Tuttocittà.it

Il paese di Varapodio nella Piana di Gioia Tauro, dove è avvenuta l’aggressione ai danni del prete della parrocchia di Santo Stefano

L’aggressione

A quel punto Don Rigoli sarebbe intervenuto ribadendo le proprie disposizioni e chiedendo alla famiglia di interrompere le condoglianze. Di tutta risposta, due dei parenti della defunta avrebbero seguito il prete in sagrestia, dove l’avrebbero insultato e picchiato.

In seguito all’aggressione il prete ha riportato alcune lesioni, in particolar modo alla testa, che hanno reso necessario il ricovero nell’ospedale di Gioia Tauro.

La condanna del vescovo

Mentre sulla vicenda sono scattate le indagini dei carabinieri, il vescovo della Diocesi Oppido-Palmi, monsignor Giuseppe Alberti, si è espresso a difesa del sacerdote, condannando con fermezza l’episodio: “Siamo profondamente sconvolti da questo atto di violenza contro uno dei nostri sacerdoti – scrive il vescovo -. Gli attacchi contro i membri del clero non solo colpiscono la persona coinvolta, ma feriscono anche la fede e la spiritualità della nostra comunità”.

“Certe azioni – ha affermato ancora – azzerano l’impegno spirituale di ogni individuo e quando permettiamo che simili azioni prevalgano, rischiamo di invalidare la fede stessa che ci unisce”.

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carabinieri-calabria Fonte foto: ANSA
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