Omicidio Imen Chatbouri, un terzo della pena al killer: la condanna
Aveva spinto l'ex atleta tunisina giù da Ponte Sisto, e per il terribile delitto per il romeno era stato chiesto l'ergastolo dai pm
Giustizia fatta per l’omicidio di Imen Chatbouri, l’atleta tunisina uccisa a Roma, sul lungotevere dei Vallati, vicino a Ponte Sisto, spinta giù dal parapetto da Stefan Iulian Catoi. Il giovane è stato condannato a 16 anni di carcere per il reato di omicidio volontario, commesso il 2 maggio 2019, notte del primo incontro con la sportiva.
Omicidio Imen Chatbouri, un terzo della pena al killer: la vicenda
Lei, personal trainer a Roma dopo le medaglie vinte in Tunisia ai campionati di atletica leggera, si trovava in una birreria nella zona di Boccea insieme al fidanzato olandese.
Il romeno, professione accompagnatore, si era avvicinato al loro tavolo e i tre avevano deciso di recarsi in centro per continuare a bere. Il ragazzo di Misciù, come era chiamata dagli amici, infastidito per le avances del playboy, ricambiate, avrebbe deciso di tornare a casa, dopo aver dato uno schiaffo alla fidanzata.
Imen Chatbouri aveva tentato di allontanarsi per non rimanere sola con Stefan Iulian Catoi. I due però si erano recati a Ponte Sisto, dove le videocamere di sorveglianza hanno immortalato il gigolò spingere nel vuoto l’atleta.
Omicidio Imen Chatbouri, un terzo della pena al killer: i motivi
Non sono ancora chiari i motivi dell’omicidio. Dopo due ore in camera di consiglio, come riporta il Corriere della Sera, i giudici hanno stabilito la pena per il romeno, escludendo l’aggravante della premeditazione.
È caduta dunque la formula proposta dal pm, che aveva sollecitato la condanna all’ergastolo e per questo impedito il rito abbreviato con lo sconto di un terzo della pena.
Arrivato comunque con la condanna stabilita. Stefan Iulian Catoi, che ora ha 28 anni, è infatti accusato solo di omicidio semplice. Quando avrà finito di scontare la pena, sarà anche espulso dall’Italia.
Fonte foto: ANSA