Legambiente contro Matteo Salvini su Città 30 a Bologna, che aveva anche finanziato: le 5 fake news smontate
Legambiente smonta le fake news del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, dopo le polemiche su Città 30 a Bologna: le frecciate al leader della Lega
Un dietrofront che ha sorpreso se non tutti, almeno Legambiente. Sabato 20 gennaio il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato una direttiva per impedire Città 30, ossia il fatto di poter circolare sotto i 30 km orari, a Bologna. Il leader della Lega ha prima tirato in ballo gli uccellini e poi è andato allo scontro. Nel 2022, però, proprio il suo ministero aveva finanziato le zone 30 nelle città italiane. L’associazione ambientalista, quindi, ha deciso di smontare 5 fake news legate proprio all’iniziativa del Comune di Bologna.
- La minaccia di Matteo Salvini
- Matteo Salvini aveva finanziato Città 30 nel 2022
- Le 5 fake news smontate da Legambiente
La minaccia di Matteo Salvini
Dopo lo scontro a distanza con il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, Matteo Salvini ha dichiarato di essere al lavoro per preparare una nuova direttiva che serva a “chiarire e semplificare il tema dei limiti di velocità”.
In sostanza, il Ministero dei Trasporti vorrebbe trovare un “ragionevole equilibrio”, così l’ha definito lo staff del leader della Lega in una nota:
“tra l’esigenza di garantire la sicurezza (che resta una priorità) ed evitare forzature che rischiano di generare l’effetto contrario. In questo senso, il Mit ha già portato in Conferenza Unificata anche una proposta per limitare l’utilizzo degli autovelox nei centri urbani e per controllare limiti sotto i 50 all’ora (come nel caso del comune di Bologna). L’obiettivo è far utilizzare i rilevatori di velocità e introdurre le zone 30 in zone sensibili e a rischio incidenti, anziché in modo generalizzato e quindi meno efficace se non addirittura vessatorio nei confronti degli utenti della strada”.
Matteo Salvini aveva finanziato Città 30 nel 2022
Nella crociata di Matteo Salvini contro il Comune di Bologna, però, sorprende il pregresso.
Nel 2022, infatti, il ministero dei Trasporti aveva stanziato 13 milioni di euro per interventi a favore della sicurezza dei pedoni in 14 grandi comuni – tra cui Bologna, che ha ricevuto 613 mila euro – indicando come prima cosa “l’implementazione di zone 30”, al fine di “mitigare le differenze di velocità esistenti tra pedoni e traffico motorizzato”.
Lo riporta la Gazzetta ufficiale del 9 febbraio 2023:
Il passaggio relativo ai finanziamenti delle zone 30 in Gazzetta Ufficiale, 9 febbraio 2022
Inoltre, non è passato inosservato il fatto che Salvini si sia scagliato contro la città di Bologna, amministrata da una giunta di centrosinistra, e non contro Olbia, Treviso e Genova, dove esistono iniziative simile, ma in cui a governare è il centrodestra.
Le 5 fake news smontate da Legambiente
Sul tema, lunedì 22 gennaio è intervenuta Legambiente.
L’associazione ambientalista, in uno speciale della campagna Unfakenews chiamato ‘Città 30’, ha smontato le principali 5 fake news circolate in questi giorni – a suo dire – sul limite dei 30 chilometri orari applicato a Bologna e sul modello Città 30, rispondendo di fatto anche al Ministero dei Trasporti, “che ha definito la misura una scelta non ragionevole”.
Non è vero che andare a 30 km/h o a 50 km/h è la stessa cosa in termini di sicurezza stradale
“La scienza ci dice ben altro: è stata stabilita come regola quella dei 30 km/h perché è un limite che, senza rallentare la circolazione, diminuisce drasticamente le percentuali di rischio di mortalità: avviene in meno del 10% dei casi, mentre già a 50 km/h la probabilità di un incidente mortale supera il 50%. Inoltre, a 30 km/h la distanza di arresto è di 13 metri, mentre a 50 km/h si attesta intorno ai 28 metri. A 30 km/h l’angolo visuale del conducente raddoppia rispetto ai 50 km/h”.
Non è vero che con la città 30 i problemi, soprattutto per i lavoratori, rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale
“Le strade sono pericolose, tanto che nel 2022 l’Inail ha accertato 12.361 incidenti in itinere, di cui ben 9 mortali. Il Piano Nazionale Sicurezza Stradale del Mit sostiene che dove ci possono essere impatti che coinvolgono veicoli e pedoni, la velocità dovrebbe essere limitata a 30 km/h, lasciando il limite di 50 km/h alle strade a scorrimento veloce”.
Non è vero che a 30 km/h s’impiega più tempo a spostarsi
“La velocità media di spostamento in città già oggi non supera mai i 30 km/h. In Europa si va dai 19 km/h di Londra e Berlino ai 26 km/h di Varsavia. In Italia, dove c’è il più elevato numero di auto pro-capite d’Europa, i centri urbani sono intasati e le medie di percorrenza sono tra le più basse e comunque ben al di sotto di 30 km/h. A Bologna, in particolare, secondo TomTom traffic index, la velocità media nelle ore di punta (2023) si attestava già a 32 km/h, per un totale di 63 ore/anno passate nel traffico (+4,17 ore rispetto al 2022). Nel 2023 si andava più lenti che nel 2022″.
Non è vero che s’inquina di più
“I motori benzina e diesel consumano di più e inquinano molto di più in fase di accelerazione e decelerazione, oppure a velocità elevate (resistenza dell’aria)”.
Non è vero che per salvare vite basta inasprire pene per chi abusa di sostanze e alcool
“È staticamente accertato che nei casi di incidenti mortali una delle cause è dovuta all’elevata velocità”: se è statisticamente accertato che nel 55% dei casi mortali nelle città, teatro del 73% degli incidenti, le cause sono l’eccesso di velocità, la mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti e la guida distratta, per ridurre questo rischio è necessario un provvedimento generale che abbassi il limite generale di velocità. Inoltre, sarebbe più efficace inasprire le pene minime”.
Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha bollato come “sterili” le polemiche, dal momento che sulle strade italiane si registra un morto ogni tre ore e un ferito ogni 2,5 minuti, oltre al fatto che il 50% delle vittime sono pedoni e ciclisti, un’emergenza da codice rosso su cui bisogna al più presto intervenire.
Quindi, il messaggio diretto a Matteo Salvini: “Chiediamo di non fare campagna elettorale su un tema così importante“.