Nicola Gratteri contro l'accordo sui migranti in Albania, l'accusa al Governo: "250 agenti a non fare nulla"
Nicola Gratteri ha criticato l'accordo tra Italia e Albania sui migranti, almeno allo stato attuale: "250 agenti in missione per 8 o 10 migranti sono uno spreco"
Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli, ha manifestato il suo dissenso nei confronti dell’accordo sui migranti tra Italia e Albania, accusando il Governo Meloni di aver generato uno spreco di soldi e risorse, dato che ci sarebbero “250 agenti a non fare nulla“, almeno allo stato attuale delle cose.
- Nicola Gratteri contro l'accordo sui migranti in Albania
- Cosa prevede l'accordo tra Italia e Albania
- Perché i migranti vengono rispediti in Italia
- Quanto costa l'accordo tra Italia e Albania
Nicola Gratteri contro l’accordo sui migranti in Albania
Dopo essere stato ospite a Otto e Mezzo, Nicola Gratteri è tornato su La7, questa volta negli studi di DiMartedì.
Da Giovanni Floris, nella puntata del 19 novembre, ha parlato dell’accordo sui migranti tra Italia e Albania, soffermandosi sulle decisioni dei giudici, criticate recentemente da Elon Musk sui social: “Penso che i giudici applicano la legge e le norme, e che proprio nel caso di specie è prevalente ovviamente la direttiva europea”.
Libra, la nave della Marina militare italiana, deputata al trasferimento dei migranti in Albania
Gratteri, però, ha aggiunto che allo stato attuale l’operazione sia un vero e proprio spreco: “Io non voglio entrare nella motivazione politica, se era opportuno o meno costituire in Albania questo centro, sull’Aspromonte o in Emilia-Romagna. Io dico che ci sono in questo momento 250 uomini delle forze dell’ordine in missione, quindi con costi alti, che sono lì a non fare nulla. Perché per guardare 8 o 10 migranti non servono 250 persone. Quindi, una cosa seria da fare domani mattina (oggi, ndr): su 250 almeno 200 devono rientrare in Italia. Poi se c’è bisogno perché lì arriveranno 1000 migranti, benissimo… mandiamo 500 agenti, non 250. Ma in questo momento è uno spreco“.
Se 200 di loro tornassero in Italia, secondo Gratteri, potrebbero farebbero decisamente comodo perché “non ci sono uomini per fare le volanti, ci sono regioni dove manca il 20%-30% sulla pianta organica“.
Cosa prevede l’accordo tra Italia e Albania
Medici senza frontiere ha spiegato che l’accordo tra Italia e Albania prevede che i migranti soccorsi nel Mar Mediterraneo siano trasportati verso centri in Albania se ritenuti non vulnerabili: secondo l’associazione si tratta di una “potenziale violazione dei diritti umani”.
A novembre 2023, il Governo Meloni ha firmato un accordo con quello albanese.
Il documento prevede che, una volta soccorse, le persone vengano esaminate a bordo delle navi della Marina militare italiana: chi è considerato “non vulnerabile” e proviene da un Paese cosiddetto “sicuro” viene trasferito in Albania,
Lì, i migranti sono identificati e rimangono in attesa dell’esito della loro domanda di asilo, venendo trattenuti in due centri finanziati e gestiti dalle autorità italiane con un provvedimento di fermo che deve essere convalidato entro 48 ore dai giudici del Tribunale di Roma.
Queste persone sono sottoposte alle procedure accelerate di frontiera: in sostanza, possono fare richiesta di asilo, ma con alte probabilità che sia bocciata perché provengono da Paesi considerati sicuri.
Inoltre, trattandosi di una procedura accelerata, la pratica dovrebbe risolversi in 28 giorni con una potenziale compressione dei diritti della persona trattenuta.
Secondo Medici senza Frontiere:
“Questo accordo è un nuovo vergognoso capitolo di politiche migratorie disumane, come gli accordi con Tunisia, Turchia e Libia, che hanno esternalizzato il controllo delle frontiere legittimando violenze, torture, abusi su migliaia di persone migranti, tutto con la complicità e i finanziamenti dell’Unione europea e dell’Italia. Questo accordo si basa chiaramente sulla volontà di disumanizzare le persone migranti, di renderle invisibili e di negare loro il diritto all’asilo”.
Perché i migranti vengono rispediti in Italia
Il 14 ottobre 16 persone fuggite dalla Libia sono state soccorse dalle autorità italiane nel Mediterraneo, ma invece di essere portate nel porto sicuro più vicino – come stabilito dalle leggi internazionali – sono stati caricati su una nave militare, trasportati in Albania e rinchiusi per pochi giorni in un centro detentivo.
Dopodiché sono stati rispediti in Italia su disposizione dei giudici del Tribunale di Roma, che hanno accolto il pronunciamento della Corte di giustizia dell’Unione europea non convalidando i trattenimenti dei 12 migranti, perché provenienti da Paesi considerati non sicuri.
Sempre secondo l’accordo, vengono portate in Albania le persone provenienti da Paesi considerati sicuri, ma questo punto è stato già contestato dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, che dice che un Paese per essere considerato sicuro, lo deve essere per tutti e uniformemente su tutto il suo territorio.
Ad esempio, il Bangladesh o l’Egitto, da cui provenivano le persone inizialmente portate in Albania, non sono considerati sicuri per:
- persone appartenenti alla comunità LGBTQI+
- persone che rischiano mutilazioni genitali
- attivisti;
- oppositori politici.
Quanto costa l’accordo tra Italia e Albania
A fornire le cifre del costo dell’operazione ci ha pensato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, durante un question time alla Camaera.
Il titolare del Viminale ha affermato che i viaggi costano all’incirca 8.400 euro al giorno “al netto delle spese di ordinario esercizio quotidiano della nave”.
Quindi, a questa cifra va aggiunto, per esempio, il costo del personale.
La cifra però non ha convinto diversi esperti di navigazione: secondo loro la spesa sarebbe circa il doppio.
Secondo il report di Openpolis, il costo delle strutture in Albania a Shengjn e Gjader, deputate al trattenimento dei migranti inviati dall’Italia, è stimato in circa 120 milioni di euro all’anno, per un totale di 600 milioni di euro fino al 2028.
Ci sarebbero poi 252 milioni di euro di spese non preventivate, che riguarderebbero i funzionari ministeriali: 138 mila euro al giorno per pagare viaggi, diarie, vitto e alloggio del personale (compresi i 250 agenti citati da Gratteri).
Di fatto, per ogni migrante il nostro Paese spenderebbe 500 euro al giorno, contro i 35 euro previsti per quelli nelle strutture italiane.