Covid, variante Cerberus dominante in Europa: l'allarme del Centro europeo per il controllo delle malattie
La variante Cerberus sarà la più diffusa in Europa. Fra la metà di novembre e l'inizio di dicembre atteso un aumento dei contagi. L'allarme dell'Ecdc
L’Europa sta già conoscendo una nuova variante Covid: Cerberus è il nome con il quale ne parlano i giornali. Gli scienziati utilizzano invece la sigla Bq.1.
- I paesi europei in cui Cerberus è più diffusa
- Cerberus elude il sistema immunitario
- Ecdc invita gli Stati europei a vigilare
Bq.1 (o Cerberus, che dir si voglia) è già in circolazione in Europa da alcune settimane e presto sarà la variante più diffusa nel Vecchio Continente. Attesa anche la diffusione della sottovariante Bq.1.1.
La capillare diffusione di Cerberus è attesa fra metà novembre e inizio dicembre e questo porterà a una crescita dei casi di Covid-19.
L’allarme arriva dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc).
I paesi europei in cui Cerberus è più diffusa
La variante Covid Bq.1 è già presente in Europa e cinque paesi in particolare hanno registrato un picco. Secondo i dati diffusi dall’Ecdc si tratta di Francia (19%), Belgio (9%), Irlanda (7%), Paesi bassi (6%) e Italia (5%).
Fonte foto: ANSA
Cerberus elude il sistema immunitario
Dagli studi preliminari condotti in Asia pare che Cerberus abbia una certa capacità di eludere la risposta del sistema immunitario.
Si cerca di capire se la nuova variante Covid possa dare luogo a infezioni più serie rispetto alle altre varianti circolanti, ovvero Omicron Ba.4/Ba.5. Al momento gli studi effettuati non hanno prodotto prove al riguardo.
Cerberus non è l’unica variante a eludere il sistema immunitario: il suo comportamento è simile a quello di Chiron, una variante derivata da Centaurus, a sua volta nata da Omicron 2.
Ecdc invita gli Stati europei a vigilare
Il ‘Fatto Quotidiano’ riporta un monito di Andrea Ammon, direttrice dell’Ecdc: “I paesi dovrebbero rimanere vigili per i segnali di emergenza e diffusione di BQ.1 e mantenere test sensibili e rappresentativi”.
“I paesi – continua Andrea Ammon – dovrebbero continuare a monitorare i tassi di casi di Covid-19, in particolare nelle persone di età pari o superiore a 65 anni. Dovrebbero essere monitorati anche indicatori di gravità come ricoveri, ricoveri in unità di terapia intensiva e occupazione e decessi”.
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