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Covid-19, la prossima variante può essere Cerberus: ecco come sta cambiando il virus

Le sottovarianti del Covid-19 sono in lotta per prendere il sopravvento e al momento la variante chiamata Cerberus sembra essere in vantaggio

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Il Covid-19 continua a cambiare e ad evolversi. Attualmente, in Italia e nel resto del mondo, la variante dominante è Omicron, che ha soppiantato Delta. Ma quale sarà la prossima variante dominante? Gli esperti sono concordi nel ritenere che, a differenza di quanto accaduto in passato, stiamo assistendo a un mix di varianti che potrebbe prendere il sopravvento. Tuttavia, se una sola di queste dovesse soppiantare la precedente, a prendere il sopravvento potrebbe essere la BQ.1.1, già soprannominata Cerberus.

Variante Cerberus del Covid-19 in vantaggio

La variante Cerberus è una discendente della BA.5 e, come quest’ultima, sembra avere un’elevata capacità di trasmissione, oltre a un discreto potenziale di evasione immunitaria. Tuttavia, molti scienziati credono che potremmo trovarci a convivere con una “zuppa di varianti”.

Attualmente il gruppo più numeroso di varianti, definito Pentagon, include 5 varianti: BQ.1.1, BN.1, XBB, BA.2.75.2 e altre.

Cerberus cresce a un ritmo del 15% al giorno

Tom Wenseleers, professore di biologia evolutiva presso la Katholieke Universiteit di Leuven, in Belgio, ha condiviso un grafico su Twitter che mostra il mix di varianti Covid attualmente in circolazione.

Cerberus (BQ.1.1) è appunto quella che al momento cresce di più tra le sottovarianti Omicron.

La crescita stimata da Wenseleers, come si vede nel grafico, è di poco inferiore al 15% giornaliero.

Al momento la variante del Covid-19 Cerberus non è ancora arrivata in Italia

Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità, al momento sono oltre 300 le varianti di Omicron sotto osservazione. Tra queste sottovarianti di Omicron quella con più possibilità di prendere il sopravvento è, appunto, Cerberus. Una variante, quest’ultima, presente con numeri abbastanza bassi nel Regno Unito e in altri Paesi europei, ma che in Italia non ha ancora fatto la sua comparsa, almeno stando all’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità.

L’importanza di non farsi trovare senza la quarta dose

Intervistato dall’agenzia Adnkronos Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano, ha ricordato come gli scienziati abbiano ormai imparato che il Covid-19 genera una nuova variante ogni 4-8 mesi.

“È plausibile che succeda di nuovo – ha detto Abrignani – e le persone più a rischio sono gli ultrasettantenni”. Per questo motivo, sottolineano gli esperti, è bene che la quarta dose venga fatta dalle persone più fragili in modo da non farsi trovare impreparati con l’arrivo di nuove varianti.

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vriante-cerberus-covid-19 Fonte foto: 123RF
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