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"Sento la voce del demone": chi è l'assassino della 16enne di Bologna

"Scatti di rabbia ma non aveva mai fatto del male a nessuno", così la nonna del giovane. "Sento la voce di un demone": chi è il killer di Chiara

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

A suo dire il movente sarebbe stato “la voce di un demone. È stato lui a dirmi di uccidere Chiara. L’ho fatto per calmarlo”. Sono queste le parole che A. ha consegnato agli investigatori durante un interrogatorio con il quale i carabinieri hanno dato un nome e un cognome all’assassino di Chiara Gualzetti, 16enne della Valsamoggia, un comune della Città Metropolitana di Bologna situato sull’Appennino Bolognese. Lei, la vittima, è stata trovata con la gola recisa, ferite da arma da taglio al petto ed ecchimosi sul corpo. Perché, ad ammetterlo è proprio A. in caserma, la giovane appassionata di tiro con l’arco è stata prima ferita con un coltello, poi presa a calci.

Ora il reo confesso si trova nel carcere per i minorenni di Bologna. Il gip, accogliendo le richieste della procura, ha infatti disposto la custodia cautelare in carcere confermando, anche, l’aggravante della premeditazione. “C’è la premeditazione, che è un elemento da non sottovalutare, è una condotta che definirla disumana è poco, è un atto di ferocia pianificato e concepito prima, studiato e sviluppato in tutte le sue dinamiche”, ha detto Giovanni Annunziata, che assiste la famiglia di Chiara Gualzetti. Nel frattempo dalle indagini emergono nuovi particolari. Una ciocca dei capelli dell’omicida sarebbe stata trovata nella mano di Chiara, che quindi avrebbe tentato di difendersi, contrariamente a quanto sostenuto da A. in sede di interrogatorio: “Chiara voleva morire”.

“Demoni, voci dagli inferi e un’entità superiore”

Mentre le indagini mettono a fuoco i contorni della tragedia che ha coinvolto due minorenni e le loro famiglie, creando sbigottimento tra i membri della piccola comunità di Monteveglio (frazione di Valsamoggia di 5mila anime), fanno discutere sia la personalità del ragazzo in carcere sia le motivazioni che ha addotto al gesto efferato.

“Demoni”, “voci provenienti dagli inferi”, “entità superiori”. Secondo il Corriere della Sera, che ha ricostruito l’inchiesta che ha portato al fermo, quello di A. è stato un resoconto lucido e delirante insieme. Lucido nella parte del racconto dell’omicidio: il coltello, preso dal ceppo di casa, lavato dopo l’uccisione e riposto al suo posto come se nulla fosse successo. L’appuntamento in collina, fortemente sollecitato in chat, le coltellate, le percosse. A. ha fatto sparire il cellulare di Chiara distruggendolo e nascondendolo, in un luogo che ha poi indicato agli investigatori. Ha cancellato i propri messaggi, ma non quelli degli interlocutori (Chiara compresa) che quindi sono rimasti nelle chat: “Ho ucciso Chiara”, ha aveva scritto lunedì il ragazzo a un’amica, parole successivamente eliminate ma non prima che la destinataria le leggesse, correndo con i genitori in caserma (nelle stesse ore veniva trovato il corpo di Chiara). “Domenica ucciderò una ragazza”, aveva poi detto A. a un parente, che però non lo aveva preso sul serio.

Chi è “Samael”, l’entità demoniaca di cui ha parlato l’assassino

La parte delirante dell’interrogatorio è invece quella che riguarda il movente. Perché l’assassinio di una coetanea? “Me lo ha detto lui, Samael”, ha risposto il 16enne agli investigatori. Si tratta di una figura cardine nell’immaginario dei satanisti: a seconda delle traduzioni, Samael, Samuel o Samuele è un angelo che opera secondo il volere di Dio per mettere alla prova l’uomo. Confuso a volte con Lucifero, a causa del nome simile a “Satana”, è in realtà più vicino all’angelo della morte, Azrael. Con l’interpretazione e la storia dei testi sacri, però, il feticcio di A. ha davvero poco a che fare. Agli investigatori, il ragazzo ha offerto come riferimento un personaggio della serie tv Lucifer e, pare, anche alcuni fumetti letti da bambino. Un immaginario, quello finzionale, che al giovane sarebbe servito per “invocare” la creatura, che lo “perseguitava da tempo dicendogli che doveva uccidere Chiara. “Da tanto parlo con Samael, l’angelo del giudizio – si legge sul Corriere della Sera, che riporta il racconto del giovane – l’ho anche visto; un uomo alto, di fuoco. Sento dentro una voce che mi costringe a fare cose sempre più cattive, come una spinta superiore”.

“Avevamo appuntamento verso le dieci, siamo andati su per la collina fino ad arrivare al boschetto sotto l’Abbazia e l’ho uccisa col coltello che mi ero portato dietro”, ha raccontato il giovane durante l’interrogatorio, che a detta degli inquirenti è stato sorprendente anche per la tranquillità con cui l’indagato ha raccontato il modus operandi. D’altra parte, dopo l’omicidio e l’occultamento delle prove, il 16enne sarebbe uscito tranquillamente di casa per divertirsi durante alla fine del weekend.

Chiara era infatuata del suo assassino

Invece Chiara per A. aveva una cotta, al punto che c’è chi ipotizza che le frasi d’amore di cui la ragazza aveva riempito i suoi social fossero in realtà destinate al suo futuro carnefice. “Vediamoci”, le ha scritto domenica il ragazzo, insistendo quindi per un appuntamento, forse sicuro del suo ascendente. Ore dopo dirà agli investigatori: “Non so come ho fatto ma ho cancellato per errore le chat di Instagram e di WhatsApp con lei”. E, dopo la confessione, descriverà Chiara come una ragazza “depressa”, “fastidiosa”, una che “si accollava”. Nessun interesse sentimentale insomma, quello di Chiara era un interesse non corrisposto.

Come il killer è stato descritto dagli abitanti di Valsimoggia

A. aveva avuto alcuni incontri con una psicologa. A Valsimoggia lo si vedeva in giro poco, ancora meno erano quelli che potevano dire di averlo conosciuto. C’è chi, ad esempio, lo incontrava alla fermata del bus e lo descrive – in un giro di voci pubblicato dalla Repubblica – come un tipo “strano”, con qualche atteggiamento da “bulletto” ma non violento. “Aveva iniziato un percorso con la psicologa, ultimamente aveva degli scatti di rabbia ma non aveva mai fatto del male a nessuno. La madre aveva ritenuto opportuno cominciare un percorso per capire. Non lo so cosa sia successo. Non parlava di quei demoni in casa ma so che voleva approfondire questo discorso con la psicologa”, ha detto la nonna del ragazzo a Repubblica.

“Ha avuto i suoi problemi dopo la separazione dei genitori. Ma non riesco a capire come dalla mattina alla sera abbia potuto far questo. I nonni erano contadini, conosciuti da tutti. Secondo me si nasconderebbero sotto terra”, ha detto invece allo stesso giornale un parente dell’indagato. Il 16enne frequentava una scuola professionale a Bologna per diventare elettricista. Durante lo stage, gli era capitato di assistere il padre di Chiara in alcuni lavori. Proprio durante l’apprendistato ci sarebbe stato l’ingresso di A. nella casa di Chiara e alcuni contatti con la ragazza.

Tanja Fonzari, avvocata della difesa, ha parlato del giovane come “un ragazzo scosso, agitato, che sta prendendo coscienza di quello che è successo. L’altro ieri mattina (domenica) era con gli amici, faceva quello che fanno tutti i teenager, sicuramente non era consapevole di cos’era successo. Ne ho parlato ieri notte con lui, è ovviamente dispiaciuto nei confronti di tutti. La famiglia della vittima merita cordoglio e vicinanza. Anche la famiglia di questo ragazzo è distrutta”.

In attesa del risultato della perizia psichiatrica

Il racconto delle voci e delle apparizioni del demone hanno convinto la procura dei minori di Bologna a indagare più a fondo sullo stato di salute di A. Si sta valutando, da parte dell’accusa, se sottoporre il giovane a una perizia psichiatrica.

"Sento la voce di un demone": chi è il killer della 16enne di Bologna Fonte foto: ANSA
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