Dazi Usa sui prodotti italiani, quali sono a rischio e le regioni più colpite dalle misure di Trump
I dazi Usa rischiano di pesare su alcuni prodotti italiani, eccellenze dell'enogastronomia. Alcune regioni, in particolare, subirebbero con maggior durezza i dazi di Trump
La scure dei dazi Usa, minacciata da Donald Trump, potrebbe colpire da aprile anche i prodotti italiani. Alcune regioni che esportano eccellenze tipiche e manufatti oltreoceano sono più esposte di altre. A rischio, fra le altre cose, anche l’export agroalimentare italiano relativamente a prodotti chiave come formaggio, vino e olio.
- Regioni più esposte ai dazi Usa
- Il caso del pecorino romano
- Danni all'industria
- Maggiori costi per i consumatori
- Si invoca la diplomazia
Regioni più esposte ai dazi Usa
Sembra ormai archiviata la posizione ondivaga di Trump sui dazi all’Italia. “Lei mi piace molto, vedremo che succede”, aveva detto riferendosi al suo rapporto personale con Giorgia Meloni e alla possibilità di graziare il Bel Paese.
I dazi, pare, ci saranno davvero. Le regioni più colpite, in percentuale ai volumi di export, sono Liguria, Molise, Basilicata e Sardegna. Così viene specificato in uno studio di Prometeia.
Fonte foto: ANSA
Donald Trump
E un altro studio di Nomisma per Cia-Agricoltori Italiani evidenzia rischi in particolare per Sardegna e Toscana.
Altre regioni, che in termini assoluti hanno volumi di export maggiori verso gli Usa, potrebbero ammortizzare il colpo grazie a una maggiore capacità di diversificazione.
Il caso del pecorino romano
Per capire l’impatto dei dazi Usa sull’economia locale, si prenda il caso del pecorino romano che a discapito del nome viene prodotto al 90% in Sardegna: il suo export verso gli Usa rappresenta il 57% delle vendite totali con 151 milioni di euro.
Ma sono a rischio, puntualizza Nomisma-Cia, anche vino e olio, con particolare attenzione ai vini Dop di fascia media come il Prosecco. E sono vulnerabili ai dazi di Trump anche sidro di mele, oli e aceti.
Il settore del vino potrebbe subire perdite fino a 470 milioni di euro solo relativamente al mercato Usa, con impatti globali che potrebbero arrivare a quasi 1 miliardo di euro.
Danni all’industria
Uno studio di Confindustria ha evidenziato come, a livello nazionale, siano tre i settori industriali chiave che andrebbero ad essere danneggiati duramente dai dazi di Trump: bevande, auto, altri mezzi di trasporto e farmaceutica.
Maggiori costi per i consumatori
Confcommercio ha intervistato oltre 400 imprenditori in Lombardia e il loro responso, in maggioranza, è stato la previsione di aumenti dei prezzi al consumo nella misura del 5%. In pratica il costo dei dazi lo pagheranno i consumatori finali, come peraltro avvenne effettivamente nella precedente amministrazione Trump.
Si invoca la diplomazia
Il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini, invoca “un’azione diplomatica forte per trovare una soluzione e non compromettere i traguardi raggiunti finora”.
Il riferimento è all’export agroalimentare negli Usa che è cresciuto del 158% in dieci anni. Oggi gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di riferimento mondiale per cibo e vino Made in Italy, “con 7,8 miliardi di euro messi a segno nel 2024”, come puntualizza Fini.
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