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Angelo Frigeri trovato morto nella propria cella, sterminò una famiglia nel 2014: ipotesi suicidio

Morto in carcere il pluriomicida Angelo Frigeri, che nel 2014 aveva sterminato una famiglia in Gallura

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Giallo in carcere a Cagliari. Nella serata di domenica 9 aprile è stato trovato morto nella propria cella Angelo Frigeri. Nel 2014 si era reso responsabile del triplice omicidio di una famiglia a Tempio Pausania, ed era per questo stato condannato all’ergastolo. Si ipotizza il suicidio, ma le autorità hanno comunque aperto un’inchiesta.

Il ritrovamento di Angelo Frigeri: cosa è successo

Un suicidio senza segni premonitori. Questo pare essere quanto accaduto ad Angelo Frigeri, 40 anni, detenuto del carcere cagliaritano di Uta.

Gli agenti della polizia penitenziaria lo hanno trovato morto nella propria cella. Sarà l’autopsia a determinare con maggior certezza le cause del decesso, ma si ipotizzi un suicidio portato a termine con i lacci delle proprie scarpe.

Carcere di Uta Angelo Frigeri
Il carcere cagliaritano di Uta, dove è morto Angelo Frigeri

Frigeri, condannato all’ergastolo per un triplice omicidio nel 2014 per il quale aveva confessato, era appena stato trasferito dal carcere nuorese di Badu ‘e Carros. Le autorità hanno comunque aperto un’inchiesta per far luce sull’accaduto.

Cosa ha fatto Angelo Frigeri

Era il 2014 quando la famiglia Azzena, il padre Giovanni, la madre Giulia e figlio dodicenne Pietro, vengono uccisi a Tempio Pausania, in provincia di Sassari.

L’autore di quella che verrà chiamata la strage della Gallura è Angelo Frigeri, allora 35enne operaio della zona. Al termine di una discussione con Giulia Azzena, l’uomo l’avrebbe uccisa per poi aggredire anche il marito.

Avrebbe poi atteso che il figlio Pietro rientrasse da scuola per terminare il massacro. I tre gradi di giudizio condannarono Frigeri all’ergastolo, che stava scontando già da diversi anni.

I punti oscuri del suicidio

Come non è mai stato appurato un movente chiaro per la strage della Gallura, anche il suicidio di Angelo Frigeri non avrebbe una motivazione ovvia.

Il detenuto era appena stato trasferito al carcere di Uta, perché scoperto al centro di un traffico di telefoni cellulari all’interno dell’istituto penale di Badu ‘e Carrosi, dove stava scontando la propria pena.

Nonostante il trasferimento recente, secondo il sindacato di polizia penitenziaria il detenuto non aveva dato segni di autolesionismo o squilibrio tali da far supporre che potesse essere un pericolo per sé stesso.

Il sito del quotidiano ‘La Repubblica’ riporta che gli investigatori starebbero cercando collegamenti con l’evasione del mafioso pugliese Marco Raduano proprio dal carcere di Nuoro.

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