Edoardo Bove colpito da arresto cardiaco, come sta: primi test, parere dell'esperto e mancamento della madre
Come sta il calciatore della Fiorentina Edoardo Bove, colpito da un arresto cardiaco: i risultati dei primi test e i pareri degli esperti
Scene drammatiche al Franchi di Firenze, durante la partita Fiorentina-Inter: Edoardo Bove, 22 anni, al 17′ del primo tempo è stramazzato al suolo. Subito si è capito che non si trattava di un infortunio da gioco. In un amen, sui visi dei compagni di squadra viola e dei calciatori nerazzurri hanno iniziato a dipingersi espressioni spaventate e atterrite. Urla disperate rivolte ai soccorsi e partita rinviata. Bove, vittima di un arresto cardiaco, è poi stato portato in ambulanza all’ospedale Careggi e sottoposto a una serie di esami.
- Edoardo Bove, arresto cardiaco: i risultati dei primi esami
- Il mancamento della madre sugli spalti
- Nessun problema riscontrato nelle visite precedenti
- Il professore Simone Vanni: "Atleti più colpiti dalle aritmie"
Edoardo Bove, arresto cardiaco: i risultati dei primi esami
Nel primo referto medico viene spiegato che l’atleta è stato colpito da un arresto cardiaco dovuto a una torsione di punta. Altrimenti detto, un tipo di aritmia in cui il cuore pulsa in maniera rapida e irregolare.
Defibrillato in ambulanza, Bove, quando è giunto al pronto soccorso, aveva livelli bassi di potassio nel sangue. Ma, fortunatamente respirava e il suo cuore batteva.
Soccorsi in azione al Franchi
Altra notizia buona emersa dai primi test è che sono stati esclusi danni gravi al sistema circolatorio e al cervello. La Fiorentina, previo ok dei medici del Careggi, ha diramato la seguente nota lungo la serata di domenica:
“Edoardo Bove si trova attualmente in sedazione farmacologica ricoverato in terapia intensiva. È arrivato stabile dal punto di vista emodinamico presso il pronto soccorso e i primi accertamenti cardiologici e neurologici hanno escluso danni acuti a carico del sistema nervoso centrale e del sistema cardio respiratorio”.
Lunedì mattina, dall’ospedale, hanno riferito che Bove, che si trova ancora nel reparto di rianimazione, non è più intubato ed è sveglio.
Il mancamento della madre sugli spalti
Al Careggi di Firenze, dopo il ricovero di Bove, sono giunti familiari, la fidanzata, amici, compagni di squadra, la dirigenza della Fiorentina e l’allenatore Raffaele Palladino.
La madre Tanya, italotedesca, prima di recarsi all’ospedale, aveva avuto un mancamento sulle tribune del Franchi.
Nessun problema riscontrato nelle visite precedenti
Quando tornerà in campo Bove? Per il momento la domanda non ha risposta ed è assolutamente prematura dopo quello che è accaduto al Franchi. La priorità è capire cosa sia successo e quali siano le condizioni del ragazzo che, fino ad ora, in tutte le visite sostenute da professionista, non aveva riscontrato alcun tipo di allarme in riferimento ad anomalie cardiache tali da impedire il tesseramento.
Il professore Simone Vanni: “Atleti più colpiti dalle aritmie”
Sul caso Bove e sui malori che colpiscono gli atleti, lungo le colonne del quotidiano La Repubblica, è intervenuto Simone Vanni, professore di medicina interna e d’urgenza a Firenze che dirige anche la scuola di specializzazione in medicina dello sport dell’ateneo toscano.
“La morte improvvisa nell’atleta è più frequente, a parità di età, rispetto al resto della popolazione. Lo sforzo fisico intenso provoca un rilascio di adrenalina che collegato con l’aumento di probabilità di aritmie“, ha spiegato il camice bianco.
Vanni ha inoltre sottolineato che diversi casi sono prevedibili grazie ai controlli che “sono un’arma importante. Dall’82 in Italia sono obbligatori e la mortalità si è molto ridotta”. La causa più frequente di morti improvvise nello sport? “Le cardiomiopatie. Quella più diffusa è la ipertrofica, che si vede anche con l’ecografia. Poi ci sono alcune aritmie, come quella che potrebbe riguardare questo caso, non associate ad anomalie anatomiche ma solo a problemi elettrici”.
Vanni ha concluso spiegando che le aritmie possono essere intercettate grazie anche ai “test genetici” che possono “rivelarsi decisivi”.