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Sergio Mattarella in piazza della Loggia a Brescia per la strage, l'accusa al neofascismo: "Gesto infame"

Il presidente Sergio Mattarella, nel suo discorso in piazza della Loggia a Brescia 50 anni dopo la strage, ha puntato il dito contro gli eversori neri e gli attentati neofascisti

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50 anni. Questo il tempo trascorso dal 28 maggio 1974, data famosa per via della strage di piazza della Loggia a Brescia, causata dall’esplosione di una bomba durante una manifestazione. Per l’importante anniversario, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato in città, puntando il dito contro il neofascismo per “quel gesto infame” e accusando anche chi, per fini eversivi, usò lo Stato infiltrandosi nei suoi apparati.

Il discorso di Sergio Mattarella in piazza della Loggia a Brescia

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato accolto a Brescia dagli applausi.

Ecco alcuni dei punti del suo discorso sulla strage in piazza della Loggia:

“Sono trascorsi 50 anni dal vileattentato di piazza della Loggia che uccise 8 persone e ne ferì 102, alcune in modo grave e con lesioni permanenti. Oggi la Repubblica Italiana è Brescia, è piazzadella Loggia. Tutti gli italiani che, nel 1974, erano cittadini consapevoli ricordano, in maniera indelebile, quella orribilegiornata, a partire dalle prime, incerte notizie della mattina. Fino alla drammatica conferma, alla diffusione dei particolari e alla straziante contabilità delle vittime. Tre donne e cinque uomini, giovani, meno giovani, anziani; quasi una rappresentanza della cittadinanza bresciana, nelle sue diverse generazioni. Quante vite interrotte da quel gesto infame. Quanti sogni, quanti progetti per il futuro sottratto, quante speranze, quanti legami di affetti spezzati”.

mattarella loggia bresciaFonte foto: ANSA
Il presidente Sergio Mattarella in piazza della Loggia, a Brescia

Gli applausi al presidente Mattarella

L’incontro di Sergio Mattarella coi familiari delle vittime

Il Capo dello Stato ha poi incontrato alcuni familiari delle vittime, che “continuano a battersi per ottenere giustizia, con coraggio e determinazione”.

E ancora: “Li ringrazio per questo impegno, esercitato tra mille ostacoli e fatiche, che ha dato un decisivo impulso alle inchieste e alla ricerca della verità“.

L’accusa al neofascismo, da piazza Fontana a Bologna

Il presidente Sergio Mattarella, che nel giorno della strage di Brescia aveva 32 anni, ha ricordato anche gli altri attentati neofascisti di quella stagione terrorista:

  • piazza Fontana (1969);
  • stazione di Bologna (1980), “la strage più grande”;
  • strage a San Benedetto Val di Sambro.

Fu “una sequenza impressionate di eventi sanguinosi, legati dall’unico filo dell’eversione nera e tutte caratterizzate da una difficile ricerca della verità storica e giudiziaria, ostacolata da inaccettabili depistaggi, errori e inefficienze. Ma il desiderio di verità e giustizia non si è fermato”, ha commentato.

Poi ha citato il nuovo filone di inchiesta “da cui potrebbero emergere nuovi tasselli. Attendiamo con paziente fiducia perché la verità è un pilastro della democrazia”.

L’accusa di Mattarella agli eversori neri

E coloro che tramavano dall’interno dello Stato contro la Repubblica, Mattarella li ha definiti:

Complici e collusi, strateghi di morte, non rappresentano lo Stato, ma una gravissima minaccia contro la Repubblica. Hanno tradito l’Italia. Hanno tramato nell’ombra contro il loro popolo e il loro Paese. Gli ideatori, gli esecutori, i complici di quella strage volevano riportare il tempo indietro, a una stagione oscura, segnata dall’arbitrio della violenza, dalla sopraffazione, sfociata nella guerra”.

E ancora:

“In Italia c’era chi tramava e complottava per instaurare un nuovo regime autoritario. Contro la Repubblica, nata dalla Resistenza, che aveva indicato le sue ragioni fondanti nella democrazia, nella libertà, nel pluralismo, nella solidarietà, principi scolpiti nella Carta Costituzionale“.

mattarella-loggia Fonte foto: ANSA
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