Roma, il drammatico racconto del vigilante aggredito
Parla dall'ospedale il vigilante accoltellato da un 21enne alla stazione Tiburtina
“Mi ha assalito all’improvviso, a freddo. Non ho avuto nemmeno il tempo di reagire, ho provato a inseguirlo”. Così Massimo Petrini, il vigilante aggredito e accoltellato da un giovane che si è poi tolto la vita, ha ricostruito quanto accaduto ieri alla stazione Tiburtina della metropolitana di Roma. Un ragazzo congolese di 21 anni lo ha colpito alla gola con un coltello, gli ha sfilato la pistola e si è poi suicidato sparandosi un colpo in testa. Sul caso indagano la polizia e la procura della Capitale.
“Non mi sembrava nemmeno una faccia conosciuta”, ha detto al Messaggero Petrini, da quattro anni in servizio di vigilanza alla stazione Tiburtina per conto della società dell’Urbe. L’uomo è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Umberto I. Le sue condizioni stanno migliorando.
Dopo l’aggressione alla Tiburtina, il sindacato autonomo di vigilanza privata (Savip) è tornato a chiedere maggiori tutele per gli agenti della sicurezza. “Certi servizi – ha dichiarato il segretario generale Vincenzo Del Vicario – dovrebbero essere svolti da guardie che hanno uno specifico addestramento e particolari dotazioni, come i giubbetti leggeri di protezione. In un luogo come la Stazione Tiburtina, poi, il collega è stato assalito quando si trovava solo. Invece, noi riteniamo che vi debbano essere almeno due operatori, come avviene per le forze di polizia”.