Rapina in casa, Marchisio: "Servono leggi per la sicurezza"
L'ex calciatore racconta gli attimi di terrore nel corso della rapina e chiede maggiore sicurezza al mondo politico
“Cinque uomini sono entrati in casa nostra a Vinovo, mi chiedevano della cassaforte, ma noi non ce l’abbiamo. Non ci credevano, ma è davvero così. Allora hanno preso tutto ciò che potevano e sono andati via”. Inizia così, al Corriere della Sera, il racconto della notte di paura passata da Claudio Marchisio e Roberto Sinopoli, vittime di un furto a casa.
L’ex centrocampista della Juventus, ritiratosi dal calcio giocato negli scorsi mesi, è stato sorpreso nella propria villa da alcuni malviventi che volevano fare razzia di soldi e gioielli a casa del 33enne. Nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere, Marchisio ha ammesso: “Avevo paura per me, per mia moglie Roberta e ringraziavo il cielo che in casa non ci fossero i nostri figli”.
Sui figli il “Principino” ha svelato: “Erano a giocare a pallone, dovevano rientrare alle 20 accompagnati dal nonno e l’allenatore è stato il primo a insospettirsi perché non rispondevamo al telefono. Quando i rapinatori l’hanno capito hanno fatto in fretta, è stata la nostra fortuna”.
Gioielli, orologi e vestiti firmati nell’ingente bottino, non ancora quantificato, dei ladri. L’ex nazionale, nella giornata di ieri, aveva lasciato spazio ad un piccolo sfogo social per rassicurare i propri follower sul proprio stato di salute e su quello della famiglia.
L’intenzione dell’ex numero 8, però, è non strumentalizzare la vicenda: “Non voglio che quanto accaduto possa esser strumentalizzato, sono cose che accadono in tutti i quartieri di Torino, in Italia, nel mondo. Stavolta è capitata a noi, per fortuna possiamo raccontarla, nessuno si è fatto male. Delle cose materiali mi importa meno, conta che stiamo tutti bene“.
“Questa esperienza mi lascia il ricordo dei momenti di paura, quando neppure sai cosa accada nel tuo corpo ma riesci a restare tranquillo, anche con una pistola puntata contro. Poi tanti altri pensieri che si rincorrono” ha proseguito Marchisio.
Il classe ’86, che ha chiuso la carriera in Russia con la maglia dello Zenit, ha dichiarato: “Non giustifico chi fa questo, ma penso: chi sta male, chi ha fame, non ha paura e può anche arrivare a fare ciò. Sono cose che accadono da tutte le parti, perché la differenza tra ricchi e poveri è ovunque”.
Poi ha svelato: “Sono anni che con Roberta pensiamo di trasferirci, ma non per motivi di sicurezza. Vogliamo vivere in centro città ma i problemi possono essere ovunque. Servono leggi che garantiscano più sicurezza, ma attenzione. Garantire la sicurezza significa eliminare certe disuguaglianze, far rispettare le leggi, sostenere il lavoro delle forze dell’ordine, creare voglia di legalità”.
Il centrocampista, in conclusione, ha detto la sua sui commenti social di alcuni hater sulla vicenda: “Si commentano da soli. Io esprimo le mie idee nel rispetto di quelle altrui. I social possono essere un modo anche per capire meglio le nostre abitudini, dove e come viviamo, forse i rapinatori li hanno usati per questo. Altri se ne servono per offendere. Non penso solo a me o alla mia famiglia. Io preferisco socializzare la nostra voglia di un mondo migliore”.