Piero Villaggio figlio di Paolo sulla tossicodipendenza e il rapporto col papà: "Non ha mai voltato le spalle"
Il figlio di Paolo Villaggio, Piero, racconta il rapporto con il padre i problemi di tossicodipendenza che ha avuto
Pierfrancesco Villaggio, per tutti Piero, racconta in una intervista il rapporto con suo padre Paolo, scomparso nel 2017. Parla del suo passato da tossicodipendente e di come il celebre genitore non gli abbia mai voltato le spalle, standogli sempre accanto e non vergognandosi di lui.
- Piero Villaggio racconta il padre Paolo
- Il rapporto col papà
- La tossicodipendenza
- La morte della fidanzata
Piero Villaggio racconta il padre Paolo
Sessantadue anni, sposato con Elisabetta De Bernardis, hair stylist per il cinema, Piero Villaggio è il secondogenito di Paolo Villaggio.
In una intervista al Corriere della Sera il figlio dell’attore e comico scomparso nel 2017 racconta il suo rapporto con il padre e come è stato crescere con un papà celebre.

Il suo personaggio preferito tra quelli interpretati dal padre è Fantozzi: “Mi hanno sempre chiamato tutti il figlio di Fantozzi“, dice, “siamo cresciuti insieme”.
Mentre il suo film preferito è Il segreto del bosco vecchio di Ermanno Olmi, dove ha potuto “apprezzare davvero” le doti di attore del padre.
Paolo Villaggio, racconta, era molto amico di Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, li frequentava molto, e Piero da bambino giocava con i loro figli, Gianmarco e Alessandro.
Mentre degli attori con cui girava non frequentava nessuno, a parte Gigi Reder, il ragionier Filini, scomparso nel 1998.
Il rapporto col papà
“Ero molto orgoglioso di mio padre, lo trattavano tutti in modo ossequioso”, dice Piero.
Alla prima di Fantozzi lui aveva 12 anni: assieme al padre andarono in periferia per vedere le reazioni della gente al cinema: “Lui si tranquillizzò solo quando cominciarono a ridere”.
Il 62enne racconta che con lui e la sorella Elisabetta Villaggio è stato generoso, anche troppo: “Forse gli rimprovero di avermi viziato“.
Ad esempio, quando venne bocciato alle medie il padre, che stava girando un film in Brasile, gli comprò un biglietto in prima classe per raggiungerlo.
“Crescendo, i regali sono diventati più grandi. Se gli chiedevo una macchina, mica un libro, lui me la comprava subito”, dice.
La tossicodipendenza
Nel suo passato, Piero Villaggio ha dovuto fare i conti con la tossicodipendenza: “Gli riconosco di non essersi vergognato di me, di non avermi nascosto”.
Ne uscì dopo tre anni passati a San Patrignano, come ha scritto nella sua autobiografia Non mi sono fatto mancare niente.
A portarlo in comunità fu proprio il padre, con “un’interpretazione da Oscar”.
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All’epoca, racconta, viveva a Los Angeles ed era già entrato e uscito da diverse cliniche di disintossicazione in Svizzera e in California.
“Venne a prendermi con mia madre, per tornare in Italia”, al rientro si fermarono prima a Parigi e poi a Venezia, dove “mi portò a mangiare all’Harry’s Bar, che adoravo”.
“Dopodiché noleggiò un’auto, e questo avrebbe dovuto insospettirmi. Quando arrivammo in comunità mi arrabbiai molto. Però ho scelto io di restare”.
La morte della fidanzata
Nel suo passato, nel 1983, ha dovuto affrontare anche la morte per overdose della sua fidanzata di allora, Maria Beatrice Ferri.
“Anche allora mio padre non mi ha voltato le spalle”, racconta Piero Villaggio.
Mentre il momento in cui lo ha visto più felice è stato quando ha ricevuto il Leone alla carriera a Venezia: “Quel giorno era proprio raggiante, si vedeva che per lui quel premio era importante”.
Questo dal punto di vista professionale, mentre nella vita privata “quando ho smesso di drogarmi”.
