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Piano nucleare Italia, cos'è e cosa fare in caso di pericolo reale: il Governo aggiorna il piano

Il piano di sicurezza nucleare in Italia è stato aggiornato, dopo 12 anni, in relazione a eventuali incidenti "oltre frontiera": cosa prevede

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il piano di sicurezza nucleare in Italia è stato aggiornato, dopo 12 anni, per “fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati ‘oltre frontiera’, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei”.

L’iter di aggiornamento del piano è iniziato diversi mesi prima dello scoppio della guerra in Ucraina e dei rischi correlati a incidenti nucleari nel Paese, ma è probabile che abbia subito un’accelerazione proprio in relazione all’escalation del conflitto con la Russia. Ecco cosa cambia.

Piano nucleare Italia, in cosa consiste e quando si attiva

Il piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari si attiverebbe in caso di un reale pericolo nucleare che, chiariscono le autorità, “al momento è inesistente“.

Tuttavia, in ottica preventiva, sono previste alcune misure per disciplinare le attività quotidiane nel caso di una effettiva emergenza. Tra esse ci sono:

  • riparo al chiuso, con porte e finestre serrate e sistemi di ventilazione o condizionamento spenti;
  • iodioprofilassi;
  • controllo della filiera produttiva.

Cos’è la misura del “riparo al chiuso”, come si applica e per quanto tempo

Nel documento firmato dal capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, si legge: “La misura del riparo al chiuso consiste nell’indicazione alla popolazione di restare nelle abitazioni, con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, di norma poche ore, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni“.

Fabrizio CurcioFonte foto: ANSA
Il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio

Nelle zone sottoposte al cosiddetto “riparo al chiuso” si vanno ad aggiungere ulteriori restrizioni:

  • blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure, frutta, carne, latte);
  • blocco della circolazione stradale;
  • misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico.

In caso di attivazione del piano, le autorità competenti dovranno garantire comunicazioni tempestive ai cittadini, istruzioni specifiche alle scuole, sopperire ai bisogni primari della popolazione, come ad esempio la fornitura di cibo, acqua, assistenza sanitaria, energia.

Inoltre, sarà compito della Protezione civile fornire “precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l’intera popolazione”, fa sapere l’Istituto superiore di sanità. L’Iss ha quindi sconsigliato l’uso di farmaci “fai da te”, mentre è “raccomandato il solo utilizzo del sale iodato per la preparazione e la conservazione degli alimenti”.

Cos’è la iodioprofilassi, quando ricorrere alla somministrazione di iodio stabile

Nel nuovo piano vengono fornite anche indicazioni per la iodioprofilassi. Si tratta di “una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l’assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione”.

Nel nuovo piano aggiornato, “il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l’inizio previsto dell’esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l’inizio stimato dell’esposizione”.

Somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all’esposizione, invece, “può causare più danni che benefici“.

Il piano stabilisce che la misura della iodioprofilassi è indicata per:

  • le classi di età 0-17 anni,
  • le classi di età 18-40 anni;
  • le donne in stato di gravidanza e allattamento.

centrale nucleare Fonte foto: 123rf
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