Kenya, "abusi su un bambino di 3 anni": condannato all'ergastolo un 50enne di Mantova
Un 50enne italiano è stato condannato all'ergastolo in Kenya con l'accusa di aver violentato il figlio adottivo della sua ex moglie
Avrebbe abusato sessualmente del figlio adottivo della sua ex moglie, sposata sei anni prima e da cui si è poi separato. Con questa accusa un cinquantenne italiano originario di Goito, in provincia di Mantova, è stato condannato in Kenya all’ergastolo. La sentenza è di primo grado e la vicenda avrebbe dei contorni poco chiari. Per questo l’avvocato dell’uomo ha annunciato il ricorso.
- La sentenza in Kenya
- Le parole dell'avvocato: "Troppe lacune"
- La sorella del 50enne: "Sentenza assurda"
La sentenza in Kenya
Stando a quanto riportato dai media nazionali, il 50enne è stato denunciato dalla ex moglie lo scorso 15 febbraio.
Il giorno dopo è stato arrestato dalla polizia a Manyatta, nel quartiere popolare di Kisumu, in Kenya. Successivamente è stato rilasciato su cauzione.
Le celle di un carcere
In seguito allo sviluppo delle indagini, dopo circa sei mesi è stato condannato dal tribunale di Kisumu al carcere a vita. Dal canto suo il mantovano, che di professione fa l’imbianchino, si è proclamato innocente fin da subito.
Secondo quanto emerso aveva conosciuto la donna keniana una decina d’anni fa e l’aveva portata in Italia, dove i due si erano sposati.
Dopo la separazione il 50enne aveva continuato a mantenere l’ex moglie, anche dopo aver scoperto che lei aveva adottato un bambino.
Le parole dell’avvocato: “Troppe lacune”
L’avvocato che difende l’uomo è in costante contatto con l’Ambasciata italiana a Nairobi ed è convinto della non colpevolezza del suo assistito. Per questo ha già annunciato che presenterà ricorso in appello alla sentenza emessa dal giudice.
Intervistato dall’Ansa, ha spiegato che sono numerose le lacune emerse dal delicato caso. “Il medico non ha dato dettagli convincenti sugli eventuali danni subiti dal bambino – ha evidenziato – e non è stato consegnato alla corte nessun esame che rilevasse Dna estraneo su di lui”.
Sulla base di tali carenze, il legale si è detto convinto di avere significativi margini per poter ribaltare la sentenza.
La sorella del 50enne: “Sentenza assurda”
L’Ansa ha raccolto anche alcune dichiarazioni della sorella del mantovano.
“È una sentenza assurda“, ha commentato, spiegando che il fratello non sarebbe in grado di compiere l’atto per cui è stato accusato e condannato.
“In più è molto affezionato a quel bambino”, ha aggiunto la donna, che vive a Brescia.