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Frenata smart working, con il caro bollette lavorare da casa costa di più. I sindacati chiedono rimborsi

Luce e gas costano troppo, i forti rincari delle bollette dell'energia frenano lo smart working. I sindacati chiedono rimborsi per chi lavora da casa

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Fuga dallo smart working: l’impennata dei prezzi delle bollette dell’energia sta spingendo molti lavoratori a fare dietrofront sul lavoro da remoto. Restare a casa fa salire il costo di luce e gas, rendendo sempre meno conveniente lo smart working, specie in assenza di forme di compensazioni economiche.

Il caro bollette frena lo smart working

L’allarme arriva sia dalla Pubblica amministrazione sia dalle aziende private: sono in netta crescita i lavoratori che non apprezzano più lo smart working a causa del netto rincaro delle tariffe di luce e gas.

Secondo un recente rapporto dell’Inapp, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, ad oggi solo il 20% dei lavoratori sarebbe disposto a guadagnare meno per mantenere il lavoro da remoto.

Il Policlinico di Milano ha stimato che sono circa 4 milioni i lavoratori italiani in smart working, rispetto ai 6-8 milioni di dipendenti che potrebbero scegliere di lavorare a distanza.

Il nodo dei rimborsi

A frenare lo smart working è l’impennata dei prezzi delle bollette di luce e gas, che rende nettamente più costoso il lavoro da remoto. Nei contratti che prevedono il lavoro a distanza spesso non sono previsti rimborsi economici legati ai rincari dei costi dell’energia. I dipendenti non sono quindi disposti a guadagnare meno.

Nella pubblica amministrazione l’adesione allo smart working in forma ibrida (il lavoro in presenza deve rimanere prevalente) avviene su base volontaria e passa attraverso un accordo tra dirigente e dipendente.

Frenata smart working, con il caro bollette lavorare da casa costa di più. I sindacati chiedono rimborsi

Nel contratto per le funzioni centrali, il primo ad aver disciplinato il lavoro agile nella Pa, viene lasciata alla contrattazione integrativa la possibilità di  erogare indennità ai dipendenti come forma di rimborso spese.

Anche nel settore privato spesso non sono previste nei contratti compensazioni economiche per i rincari dell’energia.

I sindacati chiedono rimborsi

I sindacati sono sul piede di guerra e spingono affinché si stabiliscano delle compensazioni adeguate per le bollette prima di firmare gli accordi individuali con cui è regolato lo smart working.

Nel pubblico però non ci sarebbero risorse per accogliere le richieste dei sindacati. Al momento dunque i dipendenti sono nelle condizioni di dover scegliere tra lo smart working a spese proprie o tornare in ufficio.

Nel settore pubblico si aggiunge anche la questione dei buoni pasto, che nella maggior parte dei casi non sono previsti per i dipendenti in smart working. Qui i ministeri si muovono in ordine sparso.

Ad esempio i Piani per l’organizzazione del lavoro dei ministeri dell’Interno e dell’Istruzione stabiliscono che i dipendenti non maturano buoni pasto nei giorni in cui è previsto il lavoro da remoto. In altri dicasteri invece la questione viene decisa in fase di contrattazione integrativa.

Smart working Fonte foto: 123RF
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