Donna uccisa con una pistola a Rovigo in Polesine dal figlio di 8 anni: avrebbe usato un'arma del vicino
Trovata l'arma da cui sarebbe partito il colpo di pistola che ha ucciso Rkia Hannaoui: a uccidere la donna potrebbe essere stato il figlio di 8 anni
Nuova svolta nel mistero di Ariano nel Polesine. Trovata una pistola che potrebbe essere compatibile con l’arma con cui è stata uccisa Rkia Hannaoui, la donna di 32 anni ritrovata agonizzante in casa con un proiettile in testa. Dall’esame autoptico, era emerso che il colpo sarebbe stato sparato da una distanza non ravvicinata. Potrebbe essere stata colpita dal figlio piccolo, in un tragico incidente. Cosa si sa al momento dell’omicidio.
L’arma nel terreno vicino
Secondo quanto appreso dagli inquirenti, nel corso delle indagini sul luogo del delitto sarebbe stata rinvenuta un’arma da fuoco in un terreno nei pressi dell’abitazione ad Ariano nel Polesine, in provincia di Rovigo, dove la donna era stata ritrovata in fin di vita.
La magistratura ha disposto ulteriori accertamenti di carattere balistico sul calibro e la compatibilità del proiettile con le armi recuperate.
Il comune di Ariano nel Polesine, in provincia di Rovigo, dove è avvenuto il delitto
Il giorno prima, la Procura di Rovigo aveva aperto un fascicolo per omicidio contro ignoti e sequestrato l’abitazione per consentire di effettuare tutti i rilievi del caso.
Il colpo sparato a distanza
Mercoledì 29 marzo la procura di Rovigo aveva parlato di un ferimento alla testa “presumibilmente a causa di un proiettile”. Si faceva intendere, quindi, che la certezza potesse arrivare soltanto dall’esito dell’autopsia.
L’autopsia, effettuata sul cadavere della donna nella giornata di lunedì 3 aprile, ha poi accertato la presenza di un proiettile nel cranio, confermando, quindi l’ipotesi fatta dagli investigatori dopo l’ispezione cadaverica e la tac cerebrale.
Dall’esame autoptico emerge inoltre che il colpo non sarebbe stato esploso da distanza ravvicinata e sarebbe stato sparato da sinistra verso destra.
Era, infatti, stato riscontrato un foro d’ingresso nella tempia sinistra, riconducibile a un proiettile calibro 22, trovato poi nella parte destra del cranio.
La ricostruzione dell’omicidio
A lanciare l’allarme ai vicini il 29 marzo erano stati i due figli piccoli di Rkia Hannaoui, 2 bambini di 8 e 11 anni. Uno dei due avrebbe detto agli investigatori di aver visto la madre cadere sui fornelli prima di stramazzare sul pavimento.
La donna, secondo le dichiarazioni dei figli, stava parlando in videochiamata con la madre prima di accasciarsi al suolo.
A chiamare i soccorsi è stato poi il vicino di casa al quale, il giorno dopo il ritrovamento della donna, sono stati sequestrati i fucili, mentre all’appello, secondo gli inquirenti, mancava una pistola. Ipotesi smentita dallo stesso vicino, che al Corriere del Veneto ha detto: “Cose inventate: non mi hanno sequestrato nulla e non mi manca niente”.
La donna era stata trovata dai soccorsi riversa sul pavimento della cucina e agonizzante nell’abitazione in cui viveva insieme al marito e ai figli.
Il marito, il 52enne Lebdaoui Hannaoui, al momento della tragedia, non si trovava in casa ma era al lavoro nei campi e si trovava con altre persone, motivo per cui è stato escluso dai principali sospettati. Secondo le testimonianze, inoltre, non c’erano mai stati problemi familiari.
Trasferita in ospedale in condizioni già estremamente critiche, il 30 marzo, a meno di 24 ore dal ritrovamento, è stato annunciato il decesso della donna.
Sarebbe stato il figlio di 8 anni a uccidere accidentalmente la madre: avrebbe usato la pistola del vicino di casa, sarebbe entrato nell’appartamento maneggiando l’arma e sarebbe partito un colpo
I figli della vittima avrebbero scoperto le armi che il vicino di casa teneva custodite all’interno di un capanno vicino all’edificio.
Disperati, i bambini avrebbero poi chiamato in soccorso proprio il vicino, che a sua volta avrebbe chiesto l’intervento delle forze dell’ordine e del 118.
Come sia finita la pistola nel campo adiacente l’abitazione, è tutto da accertare: è comunque possibile che l’uomo abbia cercato di ‘coprire’ i due bambini, raccontando agli investigatori una versione di comodo della tragedia.
Attualmente i due piccoli sono con il padre, a casa di uno zio.