Il coronavirus spiegato dall'infettivologa F.Riccardo. Intervista
Dalle mascherine ai vaccini: l'infettivologa dell'Istituto superiore della Sanità spiega il coronavirus e come combatterlo
Quando finirà il Coronavirus? Quanto tempo ci vuole per avere il vaccino? L’Italia ce la farà a superare questa emergenza o rischiamo il collasso? Servono per davvero le mascherine? Gli interrogativi sul Coronavirus sono tantissimi e gli italiani cercano affannosamente delle risposte per tenere quanto più lontana possibile la minaccia proveniente dalla Cina. Meglio sempre rivolgersi agli esperti, ai medici che in queste ore stanno combattendo contro la diffusione. Noi di VirgilioNotizie abbiamo intervistato la dottoressa Flavia Riccardo infettivologa del dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.
Iniziamo con una domanda che in queste ore si sta ponendo la maggior parte della popolazione italiana: quanto durerà questa epidemia di Coronavirus e quali sono gli scenari più probabili che si vanno delineando?
Probabilmente per alcuni mesi. La situazione è in evoluzione ed è presto per poter fare previsioni più precise. Abbiamo un numero di casi in aumento in alcune regioni mentre in altre i casi sono sporadici. Siamo nella fase di contenimento in cerchiamo di ridurre la trasmissione e rallentare la diffusione del virus.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha ancora utilizzato il termine pandemia per definire questa emergenza, tant’è che nei giorni scorsi proprio in Italia c’è stata una disputa se fosse meglio utilizzare il termine epidemia. Cosa definisce a livello scientifico una pandemia?
Una pandemia si definisce quando l’estensione geografica di una epidemia diventa globale, ovvero interessa tutto il mondo con una trasmissione locale diffusa. Nel caso di COVID-19, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato una emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale ma non ha ancora dichiarato una pandemia. Come dichiarato dal Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il 24 febbraio, non è stata sinora evidenziata una diffusione globale non controllata del virus SARS-CoV-2, e non si sta assistendo ad un elevato impatto su larga scala in termini di malattia grave e decessi, per questo motivo non è stata dichiarata una pandemia.
Che cosa ci raccontano i dati e i trend della prima settimana di epidemia da Covid-19 in Italia?
La prima settimana, grazie al grosso lavoro effettuato dalle Regioni e dalle Aziende Sanitarie Locali, ci ha permesso di capire che si sono verificate almeno 2-3 generazioni di casi con trasmissione locale in Italia in alcune Regioni. I casi che sono stati segnalati in altre regioni sono per la maggior parte collegati a questi focolai. Sono state messe in atto misure importanti per limitare la trasmissione del virus, e ci aspettiamo un aumento dei casi, fino a quando queste misure non daranno gli effetti sperati.
Una delle preoccupazioni della rapida diffusione è sicuramente legata alla tenuta del sistema sanitario nazionale: come sta reagendo il nostro sistema a suo modo di vedere?
È un’ottima domanda, infatti una delle preoccupazioni quando si diffonde un patogeno nuovo per cui la popolazione non ha immunità naturale e non esiste un vaccino è che molte persone possano contrarre l’infezione in poco tempo. Se anche una piccola proporzione di queste (si stima attualmente intorno al 5%), sviluppasse una sintomatologia grave, questo potrebbe determinare un sovraccarico sei servizi sanitari. Proprio per questo, in Italia, sono state messe in atto misure di controllo della diffusione della malattia e allo stesso tempo sono state programmate attività modulari per potenziare i servizi necessari alla gestione di un eventuale aumento di casi da trattare.
Dal punto di vista scientifico, chi attualmente in Italia sta facendo ricerca su questo virus?
È un panorama molto vasto. I temi vanno dalla ricerca operativa per definire l’epidemiologia dell’infezione da SARS-CoV-2 e i protocolli di gestione, allo sviluppo di modelli predittivi e alla ricerca di base per l’identificazione di potenziali farmaci e target vaccinali. Stanno lavorando su COVID-19 Istituti di ricerca e IRCCS, Università, Fondazioni ecc.
Secondo lei si arriverà alla scoperta di un vaccino? Se sì in che tempi?
La ricerca del vaccino è iniziata con priorità elevata interessando diversi gruppi di ricerca e aziende. C’è consenso tuttavia sul fatto che sarà difficile che un vaccino efficace sia individuato, testato, prodotto in larga scala e distribuito prima di un anno e mezzo. Nel frattempo sono in sviluppo protocolli di trattamento con farmaci esistenti e si stanno sviluppando nuove terapie specifiche per questa infezione.
Che dobbiamo lavarci le mani ed evitare il contatto con le mucose è stato detto numerose volte in questi giorni. Contemporaneamente si sono però diffuse anche una serie di fake news a tema Coronavirus. Quali sono le principali?
Le fake-news sono state diverse. Sono stati pubblicati chiarimenti sul sito del Ministero della Salute e sul sito di EpiCentro dell’Istituto Superiore di Sanità. Anche io ribadisco che: i prodotti made in China non presentano un rischio maggiore di diffusione del virus rispetto ad altri prodotti e che mangiare i cibi dei ristoranti cinesi non è pericoloso perché questo virus non si trasmette per via alimentare e perché in Europa è vietata l’importazione di carne cruda e animali vivi dalla Cina.
Parliamo delle famose mascherine, di cui tanto si è dibattuto: sono davvero utili a evitare il contagio?
Le mascherine chirurgiche aiutano a prevenire un’ulteriore diffusione dell’infezione da parte dei malati alle persone intorno a loro. Si sottolinea che i pazienti devono indossare esclusivamente mascherine chirurgiche e non altri tipi di maschera (es. FPP2/FPP3 con valvola).
Non abbiamo evidenza che le mascherine chirurgiche siano efficaci nel proteggere coloro che non sono infetti.
Tuttavia, le persone che prestano assistenza a malati con COVID-19/altre infezioni respiratorie dovranno utilizzare dispositivi di protezione (es. mascherine per il viso) come indicato dal personale sanitario di riferimento.
Il personale sanitario che si occupa di assistere i pazienti con COVID-19, indosserà speciali protezioni individuali inclusi respiratori (FPP2/FPP3 con valvola) per prevenire il contagio dovendo, per ovvi motivi, avere un contatto intenso e prolungato con i pazienti.
Nelle immagini che vediamo di Wuhan e dei luoghi in cui questo virus ha iniziato la sua diffusione, notiamo spesso che viene effettuata anche la disinfestazione degli ambienti, in alcuni casi addirittura delle strade. Quanto permane il virus all’interno degli ambienti?
Dai dati raccolti, anche su altri coronavirus, sappiamo che questi virus possono resistere per alcune ore sulle superfici. Per questo, viene consigliato di lavarsi le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi dopo aver toccato superfici come ad esempio le maniglie di autobus e metro ma anche prima di mangiare e dopo aver usato il bagno. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche una soluzione/gel idro-alcolica/o con almeno il 60% di alcol. Il virus entra nel corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi è importante evita di toccarli con mani non lavate con acqua e sapone o igienizzate con gli appositi prodotti. In ambito assistenziale sono state fornite indicazioni specifiche per la disinfezione degli ambienti.
Per quanto si cerchi di mantenere la calma, non si può negare – soprattutto nelle cosiddette zone rosse – un’enorme preoccupazione che porta poi alle scene che tutti abbiamo visto: scaffali dei supermercati vuoti e difficoltà a reperire disinfettanti e mascherine. Come possiamo contenere – assieme al coronavirus – anche la paura di questo?
E’ importante garantire l’accesso a informazioni corrette dove vengano anche sfatate le fake-news che possono circolare. Ad esempio, è possibile reperire informazioni aggiornate e validate sul sito del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità.
Mi permetto una domanda personale: lei individualmente come si sta proteggendo? Ha cambiato le sue abitudini di vita?
Non ho cambiato le mie abitudini, tuttavia cerco di praticare quanto consigliato facendo attenzione a lavarmi le mani frequentemente e a non toccarmi occhi/naso/bocca mentre sono in luoghi pubblici.