Caso Tony Effe e canzoni che offendono le donne, Mogol attacca: la proposta sulla maxi multa da 50 mila euro
Anche Mogol si esprime sul caso di Tony Effe e propone una multa per chi offende le donne nelle proprie canzoni
Anche Mogol, il co-autore dei più grandi successi di Lucio Battisti, si è espresso sul caso Tony Effe. Il celebre paroliere si è detto d’accordo con l’esclusione del trapper dal concerto di Capodanno a Roma e propone una “multa salatissima” per chi diffonde messaggi misogini nei testi delle proprie canzoni.
Anche Mogol sul caso Tony Effe
L’esclusione del trapper Tony Effe dal concerto di Capodanno a Roma continua a far discutere.
L’ultimo a esprimersi sul caso è il celebre paroliere Mogol, che ne ha parlato intervistato dal quotidiano Il Tempo.
Locandina del concerto di Capodanno di Tony Effe
“Fanno bene a impedirgli di cantare al concerto di Capodanno” ha dichiarato il co-autore di Lucio Battisti.
“La cultura popolare è quella che arriva alla gente e come fanno a elevarsi se noi gli forniamo delle cose degna di una fogna?” ha proseguito.
Per poi concludere: “Chi ammette simili modi non fa una bella operazione al popolo”.
La proposta di una maxi multa
Mogol, che è anche consigliere del Mic, arriva persino a proporre una sanzione per chi, come Tony Effe, utilizza un certo tipo di linguaggio.
“Quando sono stato invitato da Mazzi al Ministero della Cultura – ha raccontato – ho detto che certe cose vanno proibite e che chi le diffonde deve pagare una multa salatissima”.
Per Mogol l’ipotesi “non è eccessiva”, ma si tratta dell’unico modo, “perché questo è l’inizio della fine”.
L’attacco al Festival di Sanremo
L’autore di capolavori come Emozioni, si scaglia infine contro la scelta di Carlo Conti di includere Tony Effe tra i concorrenti del Festival di Sanremo 2025.
“Ho sempre sostenuto che bisogna avere competenza, ci vuole gente preparata e che conosce la musica. – ha commentato – Perché altrimenti possono succedere cose come queste”.
Riferendosi alla presenza di Tony Effe all’Ariston, ha affermato: “Vi sembra normale che i bambini debbano apprendere questi concetti?”. E ancora:
Non sono un censore, ma certe parole, certi modi di trattare le persone sono diseducativi, mancano di rispetto alle donne. Come si può chiamare una ‘la tua tr**a’? Non è né una forma d’arte, né una forma corretta del parlare.
A finire nel mirino di Mogol non solo Conti, ma anche il predecessore Amadeus: “Parliamo tanto di cultura, di tutela e poi? Io ho visto dieci anni di Festival di Sanremo che sembravano scelti in base ai like”.