Andrea Scanzi, vaccino "in anticipo": la richiesta della Procura
La Procura di Arezzo si è espressa sulla vicenda di Andrea Scanzi, vaccinato "in anticipo" lo scorso marzo
È arrivata la decisione della Procura di Arezzo su Andrea Scanzi, il giornalista vaccinato “in anticipo” il 19 marzo scorso all’hub vaccinale allestito al Centro Affari e Fiere della città toscana. Il caso sollevò alcune polemiche e critiche con l’accusa al giornalista aretino di aver saltato la fila.
Oggi, in merito al caso, la Procura di Arezzo ha chiesto l’archiviazione. Dopo le verifiche interne alla Asl, le indagini erano state aperte il 22 marzo: secondo il sostituto procuratore Marco Dioni, all’epoca in cui avvenne la somministrazione Scanzi non rientrava in alcuna categoria vaccinale e dunque non aveva diritto ad anticipare la dose.
Dal punto di vista giuridico-legale, tuttavia, per la Procura non si configura alcun reato nella condotta di Scanzi. Pertanto la richiesta di archiviazione verrà inviata al giudice per le indagini preliminari.
Il pubblico ministero Dioni aveva ipotizzato per Scanzi il reato di abuso d’ufficio ma dopo la riforma questa fattispecie penale non è stata ravvisata al termine dell’indagine. La Procura ha chiarito, come riporta Adnkronos, che perché vi fosse il reato di abuso di ufficio nella condotta di Scanzi occorreva che vi fosse la violazione di una precisa legge, il che non è accaduto in questo caso.
Subito dopo aver fatto il vaccino AstraZeneca, Scanzi aveva raccontato sui social di averlo fatto come caregiver, ovvero come assistente designato della madre malata e bisognosa di cure in base alla legge 104.