Vaccino Covid, cosa succede con le mutazioni del virus: l'allarme
Un nuovo studio lancia un allarme: il vaccino anti Covid potrebbe perdere efficacia con le mutazioni del coronavirus
Il vaccino contro il coronavirus è in dirittura di arrivo: l’Unione europea ha già stretto un accordo con le aziende Pfizer e BioNTech per ottenere un totale di 300 milioni di dosi del vaccino che è stato definito “efficace al 90%”. Ora, però, gli esperti lanciano un nuovo allarme e si chiedono come potrebbe cambiare l’efficacia se il virus dovesse mutare. L’allarmante ipotesi di uno studio della Pennsylvania State University è che una mutazione di Sars-CoV-2 potrebbe inibire l’efficacia del vaccino.
“Proprio come i batteri – ha spiegato David Kennedy della Pennsylvania State University, come riporta Agi – anche i virus possono mutare e sviluppare resistenza ai vaccini. Una procedura di immunizzazione contro il nuovo coronavirus è urgentemente necessaria per salvare vite umane e tornare a una situazione simile al periodo pre-pandemico, ma è importante che il vaccino sia efficace o tutti gli sforzi saranno stati vani”.
“Come avvenuto con la polmonite – ha aggiunto uno degli autori, Andrew Read – la resistenza può rendere rapidamente inefficaci i vaccini. Imparando dalle esperienze precedenti e implementando questa conoscenza nella progettazione del vaccino, potremmo massimizzare l’impatto a lungo termine dei vaccini”.
La soluzione, per fortuna, esiste e sono dei particolari “vaccini progettati per indurre una risposta immunitaria ridondante”. Questi, ha spiegato Read, “possono essere implementati per colpire diversi siti sulla superficie dell’agente patogeno. Il virus dovrebbe acquisire diverse mutazioni, per sopravvivere all’attacco del sistema immunitario dell’ospite”.
Secondo i ricercatori, sarebbe utile usare i tamponi nasali raccolti durante gli studi per valutare la selezione guidata dal vaccino: “Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità – ha concluso David Kennedy – sono attualmente in studio 198 vaccini Covid-19, 44 dei quattro in fase di valutazione clinica. Il rischio che abbiamo identificato potrebbe essere un’opportunità per rideterminare i candidati promettenti”.