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Sara Pedri

Tutto quello che c'è da sapere su Sara Pedri, la ginecologa scomparsa misteriosamente a Trento dopo mesi di mobbing e violenze subite sul lavoro

di Mirko Ledda

La dottoressa Sara Pedri, originaria di Forlì, sparisce dalla Val di Non il 4 marzo 2021 all'età di 31 anni. Arrivata lì per lavorare nel reparto di Ostetricia e Ginecologia di Cles, a causa della sua riorganizzazione in reparto Covid prende subito servizio al Santa Chiara di Trento. Il suo primo turno avviene il 16 novembre 2020, in quello che poi verrà definito come un ambiente lavorativo tossico, ostile e stressante. La sua vicenda, considerato un episodio di suicidio dopo un lungo periodo di mobbing e stress professionale, rimane però avvolto nel mistero. Il suo corpo non viene mai trovato.

Chi era Sara Pedri: la storia della ginecologa scomparsa vittima di mobbing

Sara Pedri, ginecologa specializzata in tecniche di procreazione assistita, si trova invece a lavorare a stretto contatto con le pazienti oncologiche. Ma non è tanto il lavoro diverso dalle aspettative a metterla in difficoltà, quanto il mobbing che la dottoressa subisce quotidianamente. Fatto con lo scopo di violare la sua dignità di donna e lavoratrice, come spiega una perizia psicologica, e di creare un'atmosfera degradante e umiliante, che le provoca un disturbo post traumatico da stress, con sintomi riconducibili anche al criterio della depersonalizzazione.

Tanto che in tre mesi la 31enne si ammala, dimagrisce, accusa tremori e si sente incapace. Il medico le prescrive 15 giorni di malattia per stress lavorativo, che si riducono a 7 su espressa volontà della stessa Sara Pedri, desiderosa di rientrare a lavoro. Mentre dovrebbe riposarsi, però, la dottoressa scopre di dover essere trasferita a Cles. Non nel reparto dove ha vinto il concorso, ma in consultorio. Un demansionamento, insomma, che incide profondamente sul suo benessere psicofisico.

Dalle sue parole ad amici e parenti emerge un dolore così grande che potrebbe spiegare la sua scomparsa. Sara Pedri potrebbe essersi tolta la vita, arrivata al limite di umana sopportazione, dopo episodi di violenze mentali e fisiche subite giorno per giorno. Nel suo stato smette di credere in ogni cosa, e inizia a pensare che denunciare la tossicità di quell'ambiente potrebbe ritorcersi contro di lei.

Cosa è emerso dalle indagini condotte nell’azienda sanitaria dove lavorava Sara Pedri

Dalle indagini successive alla scomparsa di Sara Pedri, alcuni colleghi e colleghe si fanno avanti. E parlano dei comportamenti vessatori del primario Saverio Tateo e della sua vice Liliana Mereu. La Procura di Trento apre un fascicolo. Il caso arriva all'attenzione del Ministero della Salute, con l'invio di ispettori nell'Ostetricia e Ginecologia del Santa Chiara. Il direttore dell'azienda sanitaria si dimette, e nel mentre un'indagine interna fa emergere l'esistenza di una situazione critica che porta al trasferimento i vertici del reparto.

Saverio Tateo e Liliana Mereu vengono indagati per maltrattamenti e abuso di mezzi di correzione e disciplina. Vengono identificate 30 persone, di cui 21 parti offese e 9 testimoni. Si scopre che negli anni sono andate via dal reparto decine e decine di operatori, con numerose denunce contro l'azienda sanitaria.

Il primario e la viceprimaria avevano creato una solida gerarchia, con un meccanismo per cui vessavano gli elementi percepiti come più deboli fintanto che non iniziavano a comportarsi come loro, portando avanti le stesse violenze su altri e controllando i propri colleghi.

La difesa dell’ex primario di Sara Pedri e la risposta della famiglia della ginecologa

Gli inquirenti squarciano il velo di Maya su una situazione che ha poco a che fare con le responsabilità e le debolezze dei singoli, ma che si presenta in maniera simile in molti ospedali italiani. Con i vertici che premiano numeri e performance e si mostrano ciechi davanti alle necessità e alle sofferenze dei lavoratori.

Lo stesso ex primario rompe il silenzio in un'intervista a La Stampa, in cui dichiara di non essere un mostro e di essere stato così traumatizzato da non riuscire nemmeno a leggere le carte dell'inchiesta e gli articoli di giornale sulla scomparsa di Sara Pedri. Al giornale dichiara di essere una persona "piuttosto severa" e di amare il rigore, "fondamentale dentro l'ospedale". Ma di non essersi comportato in maniera particolarmente negativa con la giovane dottoressa. Facendo riferimento a presunte fragilità della donna.

Sulla pagina Facebook Verità per Sara Pedri, i familiari ribadiscono però che non era Sara Pedri a essere in qualche modo sbagliata. Le fragilità, le debolezze, così come i pregi e i difetti, fanno parte di tutti. "Chi è che non li ha? Essere fragile è un reato? Le sue fragilità però a Catanzaro", dove lavorava in precedenza, "non le hanno impedito di vivere e di procedere verso i suoi sogni, non l’hanno fatta sentire come una morta che cammina". A Trento, invece, "in quell’ambiente tossico e dispotico, le fragilità di Sara si sono trasformate in un grande mostro che l’ha annientata fino a depersonalizzarla. Questo è successo e questo è stato testimoniato e dimostrato in maniera inequivocabile".

Mai ritrovato il corpo della dottoressa Sara Pedri nonostante le tante ricerche

Sara Pedri si sarebbe tolta la vita, dunque, ma il suo caso continua a essere un giallo. Il suo corpo non viene ritrovato. Le ultime ricerche si concentrano sul lago artificiale più grande del Trentino, quello di Santa Giustina, nella Val di Non, dove i cani molecolari altamente specializzati, e arrivati dalla Germania, avvertono qualcosa. I Carabinieri subacquei setacciano metro per metro la parte meridionale dello specchio d'acqua, vicino alla frazione di Banco. È lì che gli animali si allertano sempre.

Il fondo fangoso rende però difficili le operazioni dei sommozzatori, che risalgono in superficie senza una salma per l'ultima volta a fine 2022, a ben 19 mesi dalla scomparsa della ginecologa 31enne. Ma questo non fa demordere i familiari. Che continuano a sperare nel ritrovamento di Sara.

"Le ricerche non si chiuderanno oggi, ma continueranno a esserci. Speriamo che quel lago, molto bello seppure complesso, può ridarcela. Sono tante le persone cadute lì dentro che sono state ritrovate, quindi siamo fiduciosi che se non sarà oggi, ma un domani Sara potrà tornare da noi", dichiara la sorella Emanuela Pedri al Corriere della Sera. Nel mentre "teniamo viva la speranza parlando di lei, e combattiamo la battaglia di molti contro bullismo e mobbing, quindi teniamo alta l’attenzione e vivo il suo ricordo".

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