Incendio cattedrale Nantes: sospettato rilasciato "senza accuse"
L'uomo fermato in seguito all'incendio nella cattedrale di Nantes è stato rilasciato dagli inquirenti francesi
Gli inquirenti francesi hanno rilasciato l’uomo interrogato per l’incendio avvenuto nelle scorse ore alla cattedrale di Nantes. Il 39enne fermato dalla polizia in relazione all’incendio, che lavorava nella cattedrale, è stato rilasciato “senza accuse“. Come riporta ‘Ansa’, lo ha reso noto il procuratore Pierre Sennes, confermando un’indiscrezione della stampa francese.
L’uomo fermato è un volontario che, il giorno prima che divampassero le fiamme, era stato incaricato di chiudere a chiave la chiesa. Il trentenne ha origini ruandesi ed è di fede cattolica, come riferisce l’Ansa che si affida a Le Figaro. Da quanto emerso fino ad ora, era lui il responsabile della chiusura della cattedrale venerdì sera e “gli investigatori vogliono chiarire alcuni elementi sui tempi delle sue azioni”, ha affermato il procuratore, secondo cui ci sarebbero alcune contraddizioni nelle sue affermazioni.
Apparentemente l’uomo era in possesso di tutte le chiavi e nessun segno di effrazione è stato osservato nell’edificio. Per il magistrato tuttavia “qualsiasi interpretazione che possa implicare questa persona nella commissione dei fatti è prematura e affrettata. Dobbiamo rimanere cauti sull’interpretazione di questa custodia, è una procedura normale “.
Tra le ipotesi che hanno innescato l’incendio nella cattedrale resta ancora in piedi anche quella di un incidente elettrico. Arrivato dal Ruanda qualche anno fa, l’uomo è seguito e ospitato dalla diocesi. Stava cercando di rinnovare il visto e “stava discutendo con la Prefettura su questo punto”, ha affermato il procuratore.
“Non credo per un solo secondo che abbia potuto dare fuoco alla cattedrale. È un posto che adora – sostiene un impiegato della cattedrale, Jean-Charles Nowak, citato da Le Figaro -. È un uomo di servizio, molto gentile, sorridente ma piuttosto silenzioso. So che ha molti problemi di salute e che ha sofferto molto in Ruanda”.