Morte Lucio Dalla, intervista allo scrittore Coccoluto: un ricordo del cantautore, a 10 anni dalla dipartita
Gli album e i brani da ascoltare per comprendere la portata del contributo del cantautore bolognese alla musica italiana e mondiale
Martedì 1 marzo ricorreranno i dieci anni dalla morte di Lucio Dalla, cantautore, compositore, polistrumentista e attore italiano. Di lui si ricordano innumerevoli successi, le partecipazioni al Festival di Sanremo e la collaborazione con il poeta Roversi.
I brani di Dalla sono state descritti come animate da influenze pop ma anche caratterizzati da una grande raffinatezza, cultura e accademismo, elementi che forse spiegano il successo di Dalla presso tutti i tipi di pubblico e la sua penetrazione nell’immaginario italiano lungo i 40 anni in cui fu attivo.
Il giorno 1 marzo 2012 un infarto improvviso lo stroncò, tre giorni prima che compiesse 69 anni anni. Il cantautore si trovava presso l’Hotel Plaza di Montreux, in Svizzera, per partecipare al Montreux Jazz Festival, uno dei più importanti al mondo. Il funerale si tenne nella basilica di San Petronio tre giorni dopo il decesso e nello stesso giorno del suo compleanno, alla presenza di oltre 50mila persone.
Nel decennale della morte, Dalla è stato omaggiato a Sanremo. “In generale penso che avrebbero potuto fare tutti di più”, ha dichiarato Salvatore Coccoluto in un’intervista in esclusiva a Virgilio Notizie. Abbiamo invitato lo scrittore, autore di “Lucio Dalla. La vita, le canzoni, le passioni” (DIARKOS, 2020), a indicarci dei punti di accesso al lavoro del compianto artista: quale album è imprescindibile? Quale brano ha saputo, con il senno di poi, immaginare meglio il futuro? Cosa ascoltare per sentire Dalla umanamente più vicino?
E poi, cosa ci ha lasciato il compositore, la sua stazza – nazionale e internazionale (anche alla luce di un articolo che lo ricorda, comparso da qualche giorno sul prestigioso New York Times) – e le ragioni che spingono a impiegare tempo e risorse nell’analizzare, appunto, canzoni, passioni e vita dell’autore bolognese.
La prima domanda è forse scontata, ma io credo necessaria: cosa ci resta di Lucio Dalla a distanza di dieci anni dalla morte?
Ci restano canzoni e dischi memorabili, che resisteranno per decenni e continueranno a ispirare le nuove generazioni di artisti. Perché la grandezza di Dalla sta proprio nella sua capacità di proiettarsi nel futuro con un anticipo strabiliante, prefigurando i cambiamenti.
Che importanza riveste la canzone “4 marzo 1943” nel percorso artistico del cantautore? Si tratta di un punto di svolta?
Fu molto importante per far conoscere Lucio al grande pubblico, come lo fu Piazza Grande, e gli diede la giusta tranquillità per lanciarsi in progetti artistici più ricercati e articolati, come la trilogia di dischi nata dal sodalizio con il poeta Roberto Roversi, Il giorno aveva cinque teste, Anidride solforosa e Automobili, lavori complessi, raffinati, impegnati.
Dalla a Lugano il 20 novembre 1990.
Nella vita privata, hanno descritto Dalla in molti modi diversi (credo sia naturale, essendo stato lui una figura che ha dominato l’immaginario italiano per 40 anni). Gentile, incoerente, bugiardo, generoso, imprevedibile: tu come lo descriveresti?
Di quanto fosse disponibile con tutti, imprevedibile, bugiardo, generoso hanno parlato in tanti. Soprattutto i suoi amici che sono più titolati di me a raccontare Lucio nel privato. Aggiungerei l’aggettivo “curioso”, per il suo desiderio di conoscere ed esplorare mondi artistici a lui sconosciuti. A questo proposito mi colpì molto una frase che disse durante un’intervista: “La cosa che mi piace di più non è mai quella che sto facendo ma è quella che farò il giorno dopo, anche se non la so fare”
Ci sono sicuramente persone che non hanno mai ascoltato un album di Lucio Dalla per intero, dal primo all’ultimo brano: se dovessi consigliarne soltanto uno, quale sceglieresti, e perché?
Consiglierei certamente l’album Dalla, a mio parere un capolavoro della musica d’autore. In brani come Il parco della luna, La sera dei miracoli, Meri Luis, Mambo, Lucio riuscì a raccontare un’umanità autentica e imperfetta con poesia e sagacia.
E se dovessi scegliere un brano di Dalla, solo uno, in grado di raccontare il mondo di oggi?
Direi Telefonami tra vent’anni.
In quale lavoro, album o brano musicale, Lucio Dalla ha messo di più di se stesso? In altre parole, quale pensi che sia la sua opera in grado di avvicinarlo all’ascoltatore in misura maggiore, di farglielo sentire vicino in senso umano?
Probabilmente i primi album di cui lui fu autore anche dei testi, Com’è profondo il mare, Lucio Dalla e Dalla, sono quelli che ne raccontano un lato più intimo, con riferimenti alla figura paterna e alle sue malinconie.
All’estero Lucio Dalla viene apprezzato? Di pochi giorni fa una recensione del New York Times del documentario “Per Lucio”. Il critico definisce l’artista “una figura tipicamente italiana” nonostante “il suo cosmopolitismo”…
Dalla è stato sempre apprezzato all’estero. Fece diverse tournée in Europa e oltreoceano con un ottimo riscontro di pubblico. Una grande spinta gliela diede anche Luciano Pavarotti quando incise Caruso, e il successo del brano passò da nazionale a planetario.
Che ne pensi dell’omaggio di Sabrina Ferilli a Sanremo? E’ stato un modo adeguato di ricordare Lucio Dalla?
La Ferilli lo ha ricordato come meglio credeva. In generale penso che avrebbero potuto fare tutti di più, compresi gli artisti in gara, visto che ricorrono i dieci anni dalla sua scomparsa.
Tu hai dedicato un intero volume al cantautore bolognese (si tratta di “Lucio Dalla. La vita, le canzoni, le passioni“, pubblicato da DIARKOS, nel 2020). Da cosa è nata questa tua esigenza?
Sono cresciuto con la musica di Lucio. I suoi dischi, le sue canzoni sono la colonna sonora del mio piccolo ‘romanzo di formazione’. Mi piaceva l’idea di ricostruire la sua storia e il suo percorso artistico parlando dei luoghi in cui Dalla ha vissuto e delle passioni, il cinema, l’arte, il mare, lo sport, che hanno stimolato la sua creatività.
Il tuo libro è uscito 2 anni fa. Aggiungeresti qualche pagina in una eventuale nuova edizione da pubblicare adesso? Cosa ci sarebbe scritto che nel volume del 2020 magari ancora non ti era chiaro o, forse, ancora non era successo?
Alle testimonianze degli artisti con cui ha collaborato, aggiungerei quelle di baristi, ristoratori, gente comune, insomma, persone che lo incontravano ogni giorno su via D’Azeglio o alle Tremiti o a Milo, nei luoghi in cui viveva la sua quotidianità. Sono certo che avrebbero avuto tanto da raccontare su di lui.