Arrestata a Roma la banda dello spurgo: case dei cittadini inondate con liquami, giro d'affari milionario
Fiumicino (Roma), operazione 'Pecunia non olet': arrestata la banda dello spurgo che inondava le case dei cittadini con liquami
Una complessa indagine chiamata ‘Pecunia non olet‘ ed effettuata dagli agenti della Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino ha permesso di disarticolare un ramificato sodalizio criminoso che, con il pretesto di svolgere spurghi fognari, inondava gli appartamenti di liquami per truffare ed estorcere denaro ai danni di cittadini di tutta Roma e provincia.
- Roma, inondavano case con liquami: arrestata la banda dello spurgo
- Come agiva la banda: le vittime
- I guadagni illeciti
- Le accuse nei confronti degli indagati
Roma, inondavano case con liquami: arrestata la banda dello spurgo
Il lavoro degli investigatori è iniziato nel 2022, con la scoperta dell’esistenza di una nota ditta che pubblicizzava on line l’attività commerciale di spurghi usando una squadra impegnata in primi interventi, aventi carattere d’urgenza e di ripristino delle fognature.
Quando il team arrivava sul luogo dell’intervento, gli operai, agendo con uno schema sistematico e consolidato, dopo aver richiesto il pagamento anticipato della somma di euro 500, aggravavano volontariamente l’intasamento degli scarichi.
Un’immagine di un operaio della banda all’opera
Come agiva la banda: le vittime
In particolare, gli scarichi venivano ostruiti deliberatamente con ingegnosi stratagemmi e in certi casi tramite una inutile ricerca del tubo otturato, previa demolizione del pavimento o della parete. Un modus operandi che innescava una esorbitante fuoriuscita di liquame che inondava tutto l’ambiente circostante ed in talune situazioni gli interi appartamenti, provocando danni considerevoli alla vittima di turno.
I clienti vittime del raggiro, catapultati in uno scenario surreale a causa delle escrezioni disseminate ovunque e dell’odore nauseabondo che invadeva l’ambiente, si vedevano costretti ad accettare un intervento di urgenza, il cui prezzo veniva valutato secondo un fantasioso calcolo al metro lineare, che faceva schizzare il costo di una banale nonché ordinaria manutenzione dell’impianto fognario a migliaia di euro.
Se il truffato intuiva il tentativo di truffa e si rifiutava di pagare, diventava vittima di minacce, di rappresaglie e di violenza da parte degli operai che venivano reclutati dal promotore dell’organizzazione proprio in virtù del loro excursus criminale: tanto più la fedina penale era sporca, tanto più avrebbero avuto possibilità di essere reclutati nella banda.
In modo silente, per anni, in tutta Roma e provincia, la banda dello spurgo ha posto in essere, senza sostanziale soluzione di continuità ed anzi con cupidigia sempre crescente, numerose condotte ai danni di clienti ignari, tra i quali una moltitudine di ristoratori, professionisti del settore medico, avvocati, appartenenti all’ambiente ecclesiastico e alle fasce più deboli, come gli anziani.
Le vittime della bande sono state perlopiù persone indifese per età, lutti o vicissitudini varie, nonché per l’intuitiva impreparazione tecnica scaturente dalla improvvisa necessità di procedere allo spurgo di fognature intasate (piuttosto che a complesse riparazioni elettriche).
I guadagni illeciti
Ottenuti i primi guadagni illeciti, gli indagati hanno pianificato l’estensione e l’allargamento in altre importanti città di Italia delle condotte ponendo in essere un progressivo ampliamento del raggio di azione. L’attività delinquenziale apportava notevoli profitti all’organizzazione, che venivano ripartiti tra i consociati. La ditta conseguiva un volume d’affari stimato di oltre un milione di euro l’anno.
La propensione alla commissione di reati e al conseguimento del “facile guadagno” è emersa dagli accertamenti nelle banche dati informatiche in uso alle forze di Polizia, che hanno fatto emergere nei confronti di alcuni indagati precedenti penali; inoltre gli specifici accertamenti nelle banche dati I.N.P.S. hanno evidenziato la mancanza di qualsiasi dichiarazione relativa ad ulteriori, leciti, mezzi di sostentamento.
Pertanto la sistematicità dei comportamenti delinquenziali, la sfrontatezza degli indagati, che non arretravano neanche davanti a persone anziane o comunque particolarmente vulnerabili, la loro arroganza, la spietatezza dimostrata nel lasciare le persone delle vittime e le loro stesse proprietà in condizioni pietose, pericolose anche per la salute degli occupanti e la salubrità dei locali, ha fatto sì che il giudice emettesse provvedimenti cautelari.
Infatti a seguito di 30 querele raccolte dalla Polizia Giudiziaria operante e delle tempestive indagini della Polizia di Frontiera di Fiumicino, il Giudice per le indagini preliminari di Roma, su richiesta dei magistrati della Procura della Repubblica della Capitale, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tredici persone cui undici in carcere e due agli arresti domiciliari.
Le accuse nei confronti degli indagati
Ai membri della banda sono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza per il delitto associativo e per numerosi episodi delittuosi accertati nella fase delle indagini.
Inoltre è stata data esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice, di somme di denaro ritenute profitto diretto del reato ad opera del Nucleo Pef della Guardia di Finanza di Roma che ha partecipato, dando ausilio al personale della Polizia di Frontiera di Fiumicino, alla esecuzione di tredici decreti di perquisizione, con il contestuale sequestro di quasi 100.000 euro in contanti, diamanti, rolex, gioielli e una vettura di grossa cilindrata, in quanto beni sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati.