Messa in mare a Crotone, le scuse non bastano: prete indagato per offesa a confessione religiosa dalla Procura
Don Mattia Bernasconi è iscritto al fascicolo d'indagine per offesa a confessione religiosa dopo che il video della sua messa in mare è diventato virale
A don Mattia Bernasconi non sono bastate le scuse, arrivate dopo che il video della sua messa in mare a Crotone è diventata virale, per evitare i guai. Il nome del vicario della pastorale per i giovani della parrocchia di San Luigi Gonzaga di Milano è infatti stato iscritto nel fascicolo d’indagine aperto dalla Procura di Crotone per offesa a confessione religiosa.
Messa in mare, guai per don Mattia Bernasconi
Il procuratore della Repubblica di Crotone Giuseppe Capoccia, ha infatti reso noto l’apertura dell’indagine dopo l’episodio della celebrazione religiosa svolta in mare in località Alfieri nella spiaggia cittadina, le cui immagini sono state diffuse sui social e sono diventate sin da subito virali.
La decisione del procuratore è arrivata dopo che quest’ultimo ha preso in esame articoli e foto apparsi sul web che avrebbero arrecato offesa alla religione cattolica. Un gesto che, figlio della leggerezza del prete, potrebbe costare caro a don Mattia che era già stato richiamato dalla Curia nelle scorse ore.
Cosa rischia il prete
A regolare l’accusa di offesa a confessione religiosa mossa dalla Procura di Crotone a don Mattia Bernasconi sono gli articoli 404 e 405 del Codice Penale, contenuti nel titolo IV sui “delitti contro il sentimento religioso e contro la pietà dei defunti”.
Al Capo I, l’articolo 404 recita che “chiunque, in luogo destinato al culto, o in luogo pubblico o aperto al pubblico, offendendo una confessione religiosa, vilipende con espressioni ingiuriose cose che formino oggetto di culto, o siano consacrate al culto, o siano destinate necessariamente all’esercizio del culto, ovvero commette il fatto in occasione di funzioni religiose, compiute in luogo privato da un ministro del culto, è punito con la multa da euro 1.000 a euro 5.000“.
All’articolo 405, invece, si parla di turbamento di funzioni religiose che può essere punito “con la reclusione fino a due anni“.
Le scuse di don Mattia
Lo stesso don Mattia, vicario della pastorale per i giovani della parrocchia di San Luigi Gonzaga di Milano, dopo l’accaduto ha tenuto a porgere le proprie scuse per l’episodio, cercando di far capire a tutti che dietro il suo gesto non c’era alcuna intenzione di offendere nessuno: “Si trattava semplicemente della messa a conclusione di una settimana di lavoro con i ragazzi che hanno partecipato al campo e il contesto del gruppo mi è sembrato sufficientemente preparato per custodire la sacralità del Sacramento anche nella semplicità e nella povertà dei mezzi“.
“Ma i simboli sono forti e parlano a volte anche in maniera diversa da come vorremmo. È stato ingenuo da parte mia non dare loro il giusto peso. Vi assicuro che non sono mancate l’attenzione e la custodia alla Parola e all’Eucarestia, ma fuori contesto la forma è più eloquente della sostanza e un momento di preghiera vissuto con intensità e significato dai ragazzi lì presenti ha urtato la Fede di molti: ne sono profondamente amareggiato” ha scritto il prete in una lunga lettera.
Don Mattia ha poi concluso: “Chiedo umilmente scusa dal profondo del cuore anche per la confusione generata dalla diffusione mediatica della notizia e delle immagini. Non era assolutamente mia intenzione che avesse tale risalto”.