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Milano, infermiere positivo in quarantena da 50 giorni: l'appello

Senza più uno stipendio per rimanere a Milano, l'infermiere 23enne vorrebbe passare la quarantena a Senigallia con i genitori

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

È in quarantena da 50 giorni dopo aver contratto il coronavirus a lavoro. Ora Giovanni Formiconi, infermiere 23enne originario delle Marche, vorrebbe trascorrere l’isolamento a Senigallia, dai suoi genitori, che hanno preparato una stanza in sicurezza per lui. Ma è costretto a stare a Milano. “Guardi, lei vive in Lombardia, quindi lì deve rimanere”, gli è stato risposto dalla sua Regione. E lui chiede aiuto attraverso le pagine del Corriere della Sera.

Dopo 12 tamponi effettuati dal 7 giugno, e una sola settimana di sintomi all’inizio dell’infezione, l’infermiere risulta ancora positivo al Sars-Cov-2. Il suo caso ricorda da vicino quello della modella Bianca, positiva al coronavirus per oltre 70 giorni.

Neolaureato in Scienze infermieristiche e assunto come libero professionista da un grosso ospedale pubblico di Milano per fare fronte all’emergenza coronavirus, non ha tutele, come la malattia professionale, e non potendo lavorare non ha neanche diritto allo stipendio.

Poco prima di contrarre il coronavirus aveva deciso di trasferirsi ina una nuova casa, in condivisione con alcuni coetanei, per risparmiare. La quarantena lo ha costretto nella vecchia dimora, e ora si trova a dover pagare due affitti nonostante da due mesi non percepisca lo stipendio.

“A Milano è assolutamente impossibile. Ciò che ho guadagnato nel primo anno di lavoro l’ho già bruciato, e per mantenermi mi aiutano i miei genitori. Ma non è giusto”, racconta l’infermiere.

La burocrazia non gli viene incontro. Secondo la Regione Lombardia, potrebbe mettersi in viaggio, nella sua macchina, per raggiungere Senigallia e continuare lì la quarantena, vista la “probabilità zero di contagiare“.

Ma dalle Marche arriva il rifiuto. “Troppo pericoloso, non ci prendiamo la responsabilità”. E sulla fragile condizione economica del ragazzo, riporta il Corriere della Sera, dalla Regione fanno sapere che “non è un nostro problema, parli con la Lombardia”.

Mi sembra di essere finito in un girone dantesco. Passo le giornate al telefono, rimbalzato da un ufficio all’altro senza fare un solo progresso”, racconta il giovane, che ha scritto anche una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza.

“Ministro, non sono contagioso, ma impantanato in un grigio legislativo. Non sarebbe il caso di aggiornare una normativa che prevede doppio tampone negativo e che già a fine giugno l’Oms ha dichiarato pratica superflua e non più attendibile?”, ha chiesto il giovane, che ora attende risposte anche dal dicastero.

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