Genova, uomo ucciso da una freccia: per la Procura c'è odio razziale. Cosa ha gridato il 65enne arrestato
Per la Procura il caso dell'uomo ucciso da una freccia è omicidio aggravato dall'odio razziale: determinante una frase che è stata gridata
C’è già una prima svolta nel caso dell’uomo ucciso con un colpo di freccia a Genova. Secondo la Procura si tratta di omicidio volontario, aggravato inoltre da odio razziale. Tutto sarebbe dovuto ad una frase gridata da Evaristo Scalco, il 63enne arrestato.
- Omicidio a Genova, per il pm è odio razziale
- Ucciso con una freccia a Genova
- La versione dell'amico e di un vicino di casa
Omicidio a Genova, per il pm è odio razziale
Stando a quanto viene riportato in queste ore, la Procura di Genova ha intenzione di contestare l’omicidio volontari con aggravante di odio razziale verso Evaristo Scalco, artigiano maestro d’ascia che nella notte tra martedì 1 e mercoledì 2 novembre ha ucciso un uomo.
Lo ha fatto colpendolo dalla finestra di casa con arco e freccia, a seguito di un presunto alterco. La vittima si chiama Javier Alfredo Romero Miranda, operaio peruviano di 41 anni appena diventato padre.
Carabinieri del nucleo radiomobile di Genova sul luogo dell’omicidio
La pm Arianna Ciavattini avrebbe deciso di contestare l’aggravante perché, stando a quanto riporta Ansa, Scalco prima di scoccare la freccia avrebbe gridato “Andate via immigrati di mer*a“. La convalida dell’arresto è prevista per domattina.
Ucciso con una freccia a Genova
Nel frattempo, stanno emergendo numerose versioni e testimonianze dell’accaduto. Stando a quanto ricostruito, la vittima stava festeggiando la nascita del secondo figlio assieme ad un amico.
Per strada, avrebbero iniziato a parlare a voce alta. Un abitante della zona, l’artigiano maestro d’ascia di 63 anni Evaristo Scalco, si sarebbe lamentato e tra loro sarebbe iniziato un alterco fatto di insulti e minacce.
Poi, Scalco ha preso arco e freccia, costruiti da lui, ed ha colpito allo stomaco Javier Alfredo Romero Miranda. L’uomo è stato sottoposto a intervento, ma non è sopravvissuto.
La versione dell’amico e di un vicino di casa
Sul corpo del 41enne peruviano è stata disposta l’autopsia. Nel mentre sono emerse le testimonianze dell’amico di Javier e di un vicino di casa di Evaristo Scalco. “La verità è che quell’uomo teneva la musica alta e aveva bevuto troppo” ha detto il primo.
L’uomo inoltre nega la versione secondo cui Javier avrebbe tirato petardi in casa del 63enne: “È stato lui che ha cominciato ad alzare la voce e a minacciarli, anche se stavano solo parlando. Poi dopo che l’ha colpito ha provato a toglierli la freccia dal petto per cancellare le prove, ma gli ha fatto ancora più male”.
Il vicino di casa, Mattia Boselli, si è detto invece turbato dalla vicenda: “All’improvviso le urla sono diventate di disperazione. Allora mi sono affacciato. C’era il ferito che cercava di togliersi dalla pancia la freccia e attorno i suoi amici”.