Coronavirus, il racconto del contagiato nella zona rossa
Uno degli contagiati dal paziente Uno di Codogno ha raccontato la sua vita in quarantena
“Ascolto musica, parlo al telefono, mando messaggi, e poi non so più quanto calcio e documentari ho visto”. Così ha descritto come passa il tempo in quarantena uno degli amici di calcetto, risultato positivo al coronavirus, di Mattia, il paziente Uno di Codogno. L’uomo, un 37enne che vive in uno dei Comuni della zona rossa, è stato intervistato dal Corriere della Sera.
L’uomo, A.F., è uno dei sei giocatori del Picchio Calcio Somaglia, la stessa squadra di calcio del paziente Uno, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Sacco di Milano, che sono risultati positivi al test per il coronavirus.
Al Corriere ha spiegato di aver giocato sabato 15 febbraio. Quando è arrivata la notizia che Mattia era in ospedale, tutta la squadra si è messa volontariamente in isolamento.
Nella giornata di domenica è arrivato il risultato del tampone: “Mi ha chiamato una dottoressa infettivologa di Milano. Mi dice: come sta? Come si sente? Io le dico che sto bene, e lei: mi dispiace, è risultato positivo al test”.
“Ho fatto un respirone e mi sono detto: stai tranquillo e cerca di essere razionale. E così ho cominciato a convivere con lui”, con il virus. L’uomo ha spiegato di star bene, ha solo qualche linea di febbre, un colpo di tosse ogni tanto.
“Ero convinto – ha detto – di aver contagiato mia moglie e invece, con mia grande sorpresa, il suo tampone è negativo”. Pesa però il dover rimanere in casa a distanza di sicurezza dalla compagna: “Vorrei tanto abbracciarla ma non si può”.
“Dormiamo in stanze separate – ha spiegato il 37enne – e usiamo bagni diversi. Io disinfetto il mio ogni volta che lo uso. Stiamo rigorosamente a più di due metri di distanza. Mangiamo e parliamo in lontananza”.
L’uomo ha detto di essere in contatto costante con gli altri amici del calcetto contagiati dal coronavirus: “Abbiamo creato un gruppo Whatsapp fantastico. Ci scriviamo difficoltà, dettagli che preoccupano o divertono. È diventato un passatempo”.
Infine una curiosità relativa alle persone che sono state e saranno controllate per essere state in contatto con lui: “Ho saputo dall’infettivologa una cosa surreale: pur di farsi fare il tampone qualcuno che mi conosce si è inventato contatti recenti con me mai avvenuti”.
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