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Contagi in Veneto, Zaia individua il fattore x: replica Crisanti

Luca Zaia ha una teoria sul "fattore x" che ha portato a un aumento dei casi in Veneto ma il virologo Crisanti non è d'accordo

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato il:

Botta e risposta tra Luca Zaia e Andrea Crisanti sul “fattore x” che ha scatenato la massiccia ondata di contagi da coronavirus in Veneto. Secondo il governatore della regione avrebbe giocato un ruolo importante la variante inglese ma il virologo non è d’accordo.

La versione di Zaia: “Fattore x in Veneto è la variante inglese”

“Il virus non è più lo stesso di marzo – ha dichiarato Zaia in un’intervista a Repubblica -. Nella mia regione i genetisti dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie hanno scoperto 8 mutazioni. La variante inglese è molto più contagiosa delle altre. Può essere questo il ‘fattore x’. Aggiungo però che da quattro giorni per fortuna stiamo vedendo diminuire il numero dei malati; secondo ragionamento: è cambiato il clima. Nella prima fase avevamo tutti paura di morire, ora il virus e’ diventato per certi versi più familiare, la guardia si e’ abbassata”.

Secondo Zaia “il sistema sanitario veneto sta rispondendo bene, non c’è un solo paziente Covid lasciato a terra pur continuando a curare gli altri settemila ricoverati per altre malattie. Quest’anno abbiamo registrato il record di operazioni di trapianto, continua l’immigrazione sanitaria intraregionale e siamo i primi in Italia per capacità di vaccinazione. Ribadisco il concetto: siamo ancora un modello”.

Il parere di Crisanti: “In Veneto i problemi sono altri”

La versione di Zaia non ha però convinto il microbiologo e professore a Padova Andrea Crisanti che, su Repubblica, ha replicato: “La storia del Veneto investito dalla variante inglese del virus non è confermata, dubito che possa essere quella la causa del disastro“.

“Ho visto il documento dell’Istituto zooprofilattico, datato 24 dicembre. Primo: la variante inglese non è stata veramente trovata. Secondo: per dire che una variante genetica del virus sta provocando un’incidenza così alta e quel numero di malati devi dimostrare che è maggioritaria rispetto alle altre. I casi studiati nel report sono pochi per fare questa deduzione. È come se in Sicilia trovi un ragazzo biondo e ne deduci che tutti i siciliani sono biondi”.

“La variante inglese – ha sottolineato l’esperto – si distingue per 24 mutazioni del genoma rispetto al ceppo di Wuhan. L’Istituto zooprofilattico ha sequenziato il genoma rilevato su 26 tamponi, e in nessun caso ce n’è uno uguale al 100 per 100 a quello inglese. Alcuni pezzetti corrispondono, ma non nella loro interezza. Hanno trovato mutazioni simili, ma non uguali“.

Tra le cause che hanno portato all’impennata di casi in Veneto, secondo Crisanti, c’è “il fatto che hanno usato tamponi rapidi per testare personale medico e delle Rsa. Tre volte su dieci danno un falso negativo. Io li uso per fare screening sulla popolazione dell’Ogliastra, non su chi deve entrare in una Rsa o in un ospedale. Abbiamo sottoposto 35 mila sardi a test doppio con antigenici di ultima generazione, i più attendibili. È ben diverso. E poi il Veneto è rimasto sempre zona gialla”.

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