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Milano, bambino precipita dalle scale a scuola: la ricostruzione

Con la testimonianza di un'insegnante, l'indagine sarebbe quasi terminata. Ma rimarrebbero due punti cruciali per la responsabilità penale del caso

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Venerdì mattina, un bimbo di 5 anni e 10 mesi è caduto per 13 metri lungo la tromba della scale dell’Istituto Pirelli, scuola elementare in via Goffredo da Bussero a Milano. Ora si trova all’ospedale Niguarda in condizioni disperate, in coma. Per fare chiarezza sulla vicenda, potrebbe essere decisiva la testimonianza di un’insegnante, riportata dal Corriere della Sera.

La testimonianza della maestra

“Sono uscita dalla classe quando ho sentito le urla e il trambusto. Mi sono avvicinata al ballatoio e alle scale, il punto da cui sentivo i movimenti. E lì, proprio attaccata alla ringhiera di protezione, ho visto una sedia. Una sedia con le rotelle, di quelle da ufficio, la sedia che di solito si trova nella postazione della bidella al piano”, ha riferito la maestra al quotidiano milanese.

La testimonianza sarebbe stata raccolta sabato mattina dai Carabinieri della stazione Greco e della compagnia Monforte, e messa a verbale. Di fatto potrebbe chiudere l’inchiesta del pm Francesco Ciardi, aperta per capire come un bimbo di neanche 6 anni, e alto un metro e 15 sia riuscito a scalvare una ringhiera di protezione alta un metro e 4 centimetri.

Il mistero della sedia scomparsa

Qualcuno avrebbe spostato la sedia dopo l’incidente. Secondo gli inquirenti lo avrebbe fatto “di certo in buona fede”. Sarebbe stata trovata nel gabbiotto dei bidelli, e messa sotto sequestro.

Il personale scolastico avrebbe agito facendo il proprio dovere con scrupolo. Il bimbo sarebbe rimasto fuori dal loro controllo per soli 30 secondi. Ma una sfortunata catena di eventi potrebbe determinare una responsabilità penale che potrebbe coinvolgere la dirigente scolastica, e almeno una maestra e una bidella.

L’inchiesta della Procura parte infatti da una circolare interna della scuola che, al punto 4, definisce le procedure di vigilanza sui bambini che escono per andare in bagno fuori dagli orari di ricreazione.

La ricostruzione della vicenda

Secondo la ricostruzione degli investigatori, riportata dal Corriere della Sera, alle 9.40 di venerdì, alla presenza dell’insegnante di inglese e di quella di sostegno, il bimbo avrebbe chiesto di andare in bagno.

Dopo una prima risposta negativa, e data l’effettiva urgenza del piccolo, la maestra avrebbe acconsentito farlo uscire, nonostante mancassero pochi minuti all’intervallo. Fuori dall’aula, a prendere in custodia l’alunno ci avrebbe pensato la bidella. Questo primo nodo, pur con tutte le attenuanti del caso, potrebbe pesare sulla responsabilità penale dell’insegnante.

Il caso avrebbe voluto che altri due bimbi, appartenenti ad altre sezioni della prima elementare, uscissero nello stesso momento, sullo stesso piano. La bidella li avrebbe accompagnati tutti e tre nei bagni.

Il piccolo avrebbe terminato prima dei compagnetti. La bidella gli avrebbe detto “Ok, tu puoi tornare in classe. Vai subito e non fermarti“. Trovando la sedia della bidella in corridoio, la avrebbe presa e portata vicino alla ringhiera, per sporgersi e guardare di sotto.

Sarebbe rimasto senza controllo per non più di 20 o 30 secondi. Questo lasso di tempo è associato al secondo nodo di responsabilità penale. Tra bagno e punto di caduta non ci sarebbe una linea retta che avrebbe permesso alla bidella di monitorare il bimbo.

La catena di vigilanza perpetua, prevista anche dalla circolare della preside, sarebbe stata dunque spezzata in due momenti. La bidella si sarebbe comunque resa conto dell’accaduto proprio dando un occhio alla situazione mentre controllava gli altri due bambini. Ma il piccolo, in quel momento, sarebbe già stato oltre la ringhiera.

bimbo-precipita-scale-scuola-carabinieri Fonte foto: Ansa
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