Varianti Covid invisibili ai test antigenici: allarme di Crisanti
Il nuovo allarme lanciato da Andrea Crisanti sulle varianti Covid e i test antigenici
Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all’Università di Padova, ha lanciato un nuovo allarme dalle pagine di ‘Italia Oggi’. In occasione di un’intervista, il professore ha dichiarato: “Come università stiamo per pubblicare uno studio scientifico che dimostra come ci siano varianti che sono del tutto invisibili ai test antigenici“.
Sui tamponi, Crisanti ha anche detto che i tamponi utili sono “solo quelli molecolari“.
La spiegazione dell’esperto: “Gli unici tamponi che hanno un elevato e adeguato tasso di sensibilità al virus sono quelli molecolari. Tutti gli altri hanno una sensibilità che oscilla dal 40% al 70%. Utilizzando questi ultimi si rischia di lasciare troppi contagiati in giro con la patente tra l’altro di non essere infetti”.
Sulle varianti Covid, Crisanti ha aggiunto: “Il virus cinese non esiste quasi più in Italia, la variante inglese è quella predominante. Ha un alto tasso di contagiosità e dunque dobbiamo temerla di più. Ormai è incontrollabile e ce la teniamo”.
E poi: “Vaccinare pancia a terra è necessario, ma ormai non basta. Le varianti purtroppo si bloccano solo frenando la circolazione e, dunque, con le chiusure“.
Sequenziamento delle varianti: l’attacco di Crisanti
Crisanti è critico sul sequenziamento delle varianti: “Abbiamo un sistema artigianale messo in piedi dall’Iss, di fretta e furia e a costo zero. Acqua fresca. Sequenziare significa avere uomini, competenze di alto profilo, strutture adeguate. Significa fare investimenti importanti e far lavorare chi offre le prestazioni migliori”.
L’altro allarme dell’esperto: “Ci sono varianti che sfuggono alla protezione del vaccino, in particolare la sudafricana e la brasiliana. Vaccinarsi, però, è sempre importante. Chi si infetta si ammala in forma più leggera”.
Vaccini prodotti in Italia: cosa ne pensa Crisanti
Sulla produzione dei vaccini in Italia, Crisanti ha infine detto: “Chi non produce normalmente vaccini non può riconvertirsi a breve. Servono competenze e strutture. La riconversione può essere utile per il prossimo anno, ma oggi non risolve il problema delle dosi“.