Protossido di azoto o gas esilarante: cos'è la "droga della risata" che ha ucciso Pierpaolo Morciano a 26 anni
L’esperto, Riccardo Gatti, mette in guardia sulla "droga della risata", ossia sul protossido di azoto noto anche come "gas esilarante"
Pierpaolo Morciano, un ragazzo di 26 anni, è morto ad Alessano (in provincia di Lecce) durante il suo compleanno dopo aver inalato la cosiddetta droga della risata, che in realtà non è una sostanza stupefacente, ma un gas esilarante. Si tratta, infatti, dell’ossido di azoto (e, più nello specifico, il protossido di azoto), molto noto e impiegato anche in campo medico come analgesico e anestetico. L’episodio giovane ha portato a lanciare un nuovo allarme sul fronte degli usi impropri di sostanze potenzialmente molto pericolose. L’intervista a Virgilio Notizie di Riccardo Gatti, medico, psichiatra, coordinatore del Tavolo tecnico sulle Dipendenze della Regione Lombardia.
Cos’è il protossido di azoto
Il protossido di azoto è noto anche come gas esilarante proprio per lo stato di euforia che provoca.
Viene usato in ambito clinico, in particolare pediatrico, come alternativa alle comuni anestesie: respirato per pochi secondi, e sotto supervisione medica, può portare a maggiore rilassamento soprattutto i bambini più apprensivi in occasione, per esempio, di cure odontoiatriche.
Una delle bombolette di ossido di azoto, fotografate a Londra
Per questo l’uso sotto controllo di personale medico è ritenuto sicuro.
A lanciare un vero e proprio allarme, però, di recente sono stati due medici canadesi, Cyrille De Halleux e David N. Juurlink, che sul Canadian Medical association jornual hanno esposto le proprie preoccupazioni sui rischi legati a un uso “ricreativo” dell’N2O (questa la formula chimica del gas).
Da analgesico a droga della risata
Molti esperti sottolineano i possibili effetti collaterali che la sostanza può dare.
Oltre ai danni di un uso prolungato, come conseguenze di carattere neurologico, anche a bassi quantitativi può portare a:
- vertigini
- nausea
- mal di testa
In dosi elevate, invece, potrebbe causare:
- asfissia
- calo di ipotensione
- svenimento
- perdita di conoscenza
- difficoltà respiratorie
- aritmie
- arresto cardiaco
Per questo, già due anni fa, un report dell’Osservatorio Europeo delle Droghe e Tossicodipendenze (EMCDDA) aveva sottolineato i pericoli di una crescente diffusione tra i giovani del gas esilarante come “sostanza dello sballo“.
L’intervista a Riccardo Gatti
Cos’è la “droga della risata”?
“Si tratta del protossido di azoto, normalmente impiegato in campo medico. In genere non provoca problemi, se usato correttamente e sotto sorveglianza, ma non si escludono conseguenze più severe in casi specifici. È comunque difficile che provochi la morte, quindi per capire cosa sia successo al giovane di Lecce occorrerebbe attendere l’autopsia”.
Potrebbero essere entrate in gioco altre circostanze concomitanti?
“Sì, magari la persona aveva altri problemi o assumeva farmaci per altri motivi, che possono aver interferito con il protossido di azoto. Oppure, semplicemente, possono esserci state variabili personali”.
Esistono soggetti più a rischio?
“Diciamo che quando si assume una qualsiasi sostanza che dà un’alterazione, che se può presentarsi come apparentemente ‘innocua’ o persino ‘simpatica’, come nel caso del gas esilarante, non bisogna trascurare eventuali condizioni personali: magari ci si spaventa o accade qualcosa che altera il normale funzionamento dell’organismo. Se una persona è sana non dovrebbe accadere nulla di pericoloso inalando un palloncino di protossido di azoto. I rischi più gravi sono dati da ingenti quantitativi: potrebbe avvenire, per esempio, un gelo delle vie respiratorie, ma se un soggetto dovesse respirarne molto, come da un bocchettone”.
Il protossido di azoto non è comunque una sostanza nuova. Se ne conosce l’uso come ‘droga da sballo’ fin dal ‘700. Oggi, però, c’è maggior allarme: Danimarca, Francia e Paesi Bassi hanno registrato un aumento di casi di avvelenamento. Perché?
“Sicuramente la facilità di reperimento e il basso costo hanno influito. Ma credo che il problema sia più culturale che strettamente economico o relegato all’ambito delle droghe ‘tradizionali’. Penso anche ad altre sostanze, comunemente reperibili, che sono impiegate in modo improprio”.
Quali sono le altre sostanze comuni che si sono diffuse nel loro impiego come droghe?
“Ce ne sono di vario tipo. Solo per restare nel campo degli agenti da inalare, per esempio, ci sono altri gas, come il propano o il butano – quello che si usano per caricare gli accendini – o i gas refrigeranti, o ancora alcune sostanze contenute in colle e solventi che, se inalate, possono provocare effetti particolari, assimilabili a quelli di droghe”.
Quali effetti dà il protossido di azoto, impiegato come sostanza da sballo?
“È ritenuto una droga esilarante, a basso costo appunto, che dà euforia, risata facile e una voce strana. È una forma di sballo apparentemente divertente e innocuo, il cui effetto dura pochi minuti per poi svanire. Per questo magari se ne assume di nuovo”.
Perché aumentano le preoccupazioni da parte delle autorità?
“Io credo che il problema, come accennato, sia soprattutto culturale e, al di là degli allarmi da parte degli Enti preposti, forse sfugge la portata del fenomeno di fronte al quale ci troviamo. È passato pressoché inosservato il fatto che l’uso di sostanze si è trasferito dalle culture ‘devianti’ e dalle persone emarginate, alle classi sociali dominanti. È cambiato completamente lo scenario. Uno degli aspetti più preoccupanti, a mio avviso, è che ormai viene ritenuto normale ricorrere a una sostanza qualsiasi – compresi gli integratori – per svolgere ogni tipo di attività”.
È diventata una società che necessita sempre di un prodotto per affrontare ogni compito o azione, anche nel quotidiano?
“Esatto, quindi qualunque cosa può andar bene, che sia il gas, un farmaco, una droga illegale, legale o un mix tra tutto ciò. Oggi, invece, le autorità continuano a prestare attenzione quasi esclusivamente ai carichi di cocaina che arrivano in Europa, ma si è diffuso tra la maggior parte della popolazione l’idea che qualunque sostanza che abbia ‘un effetto’ possa essere usata per alterarsi e aumentare le proprie prestazioni. Si tratta di un concetto e di un’accettazione pericolosi, perché la gente non vive più questo atteggiamento come un’emergenza. Le ricadute, quindi, in termini di prevenzione e intervento dovrebbero tenerne conto per essere efficaci”.