Ryanair contro il Governo Meloni e il decreto prezzi: "Idiota, taglieremo voli", la minaccia dell'ad O'Leary
O'Leary, ad Ryanair, dichiara guerra al Governo Meloni e all'Italia, minacciando di tagliare i voli dopo il decreto prezzi: cosa sta succedendo
Schiaffo all’Italia. In un vero e proprio show, l’amministratore delegato di Ryanair, Michael O’Leary, ha criticato il decreto prezzi – noto anche come decreto Omnibus – dedicato al caro-voli. L’ad ha puntato il dito contro il Governo di Giorgia Meloni, definendo il provvedimento “idiota e illegale”, minacciando anche di ridurre drasticamente i voli da e per la Sardegna e la Sicilia. Immediata la replica del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, tirato in ballo proprio da O’Leary.
- Cos'ha detto Michael O'Leary, ad Ryanair
- Cosa dice il decreto prezzi
- La replica di Urso Enac e Codacons
- Cosa dice l'Antitrust
Cos’ha detto Michael O’Leary, ad Ryanair
Michael O’Leary, ad di Ryanair, ha presentato l’offerta invernale della compagnia a Milano martedì 12 settembre.
Nel suo intervento si è scagliato contro il decreto prezzi, a suo dire “basato su dati spazzatura, consigli falsi e inaccurati di Enac (ossia l’ente nazionale per l’aviazione civile è l’autorità italiana di regolamentazione tecnica, certificazione e vigilanza nel settore dell’aviazione civile sottoposta al controllo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ndr). È un decreto stupido e idiota, ridurrà i voli aumentando le tariffe“.
Uno dei Boeing 737 della flotta Ryanair
Quindi, la ‘minaccia’: “Abbiamo già ridotto i voli del 10% in Sardegna e lo faremo quest’inverno per la Sicilia. Le nuove rotte di quest’inverno da Orio e Malpensa saranno solo internazionali e non domestiche”.
O’Leary ha dichiarato che “non è vero che abbiamo un algoritmo di riconoscimento dell’apparecchio con cui viene fatta una prenotazione e non è vero che siamo in grado di geolocalizzare il cliente. Vogliono ridurre le tariffe, ma non sanno come fare e all’incontro con il Governo il ministro Urso ci chiederà come farlo funzionare. Il decreto tariffe è contro i principi dell’Ue, che per questo lo annullerà“.
“Mentre incrementiamo le rotte internazionali da e per Milano quest’inverno, la crescita italiana è messa a repentaglio dal decreto illegale del Governo, che limita la libertà delle compagnie aeree di fissare tariffe più basse”, ha aggiunto O’Leary elencando poi i nuovi voli previsti dagli aeroporti di Orio al Serio (Bergamo) e Malpensa, con destinazione:
- Belfast (Regno Unito);
- Bruxelles (Belgio);
- Cluj e Iasi (Romania);
- Kaunas (Lituania);
- Lanzarote e Tenerife (Spagna);
- Lublino (Polonia);
- Rovaniemi (Finlandia);
- Tirana (Albania).
Inoltre, è stata potenziata l’offerta su altre 30 rotte internazionali già esistenti, tra cui:
- Alicante, Barcellona, Malaga e Valencia (Spagna);
- Marrakech (Marocco);
- Vienna (Austria).
Cosa dice il decreto prezzi
Il decreto prezzi contestato da O’Leary è il cosiddetto decreto Omnibus, approvato dal Consiglio dei ministri il 7 agosto e in attesa di essere discusso a un tavolo collettivo.
Le compagnie aeree low cost – tra cui Ryanair e EasyJet – si sono già schierate contro, per diversi motivi:
- lo stop agli algoritmi che alzano i prezzi per le rotte nazionali da e per le isole durante un periodo di picco di domanda e se il prezzo di vendita è del 200% superiore alla tariffa media;
- il divieto di fissare le tariffe in base alla profilazione web o al modello di dispositivo usato.
A sollevare i dubbi sul decreto del Governo Meloni anche la Commissione europea, che ha prontamente avviato delle verifiche.
Nel frattempo, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, aveva chiarito che “ci siamo confrontati con tutte le compagnie, anche ovviamente con Ryanair, e avremo un tavolo collettivo giovedì prossimo – riferendosi al 14 settembre – cui parteciperanno anche le Regioni, le associazioni che rappresentano i gestori degli aeroporti, le autorità di controllo e il sistema ferroviario, perché dobbiamo affrontare in prospettiva anche le questioni riguardanti l’intermodalità”.
La replica di Urso Enac e Codacons
La replica di Adolfo Urso, tirato in ballo da O’Leary, non si è fatta attendere.
Il ministro ha alzato la voce dichiarando che “l’Italia è un paese sovrano, non si fa ricattare da nessuno. Una compagnia sanzionata 11 volte dall’Autorità per la concorrenza per aver violato 11 volte le regole del mercato vada in Tribunale dove è già stata condannata più volte”.
Duro anche il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, che definisce l’intervento di O’Leary “surreale”, definendolo un “clown che avrebbe messo in piedi questa storia“, e sottolineando che la dinamica dei prezzi “non permette al consumatore di averne conoscenza anticipata” perché “dice ‘se l’aereo si riempie, alziamo i prezzi’. Per i cittadini delle isole e delle zone periferiche e nei momenti emergenziali è evidente che c’è necessità di un intervento normativo”, ha aggiunto.
Anche il Codacons si è schierato contro Ryanair: “Le dichiarazioni contro l’Italia e il decreto del Governo teso a calmierare i prezzi dei voli per le isole sono vergognose e devono portare a interventi urgenti. Quella di Ryanair è una vera e propria ribellione alle leggi italiane, una dichiarazione di guerra al nostro Paese con l’aggravante di ricorrere a minacce e ritorsioni, come il taglio dei voli per Sicilia e Sardegna, che finiranno per danneggiare unicamente gli utenti italiani del trasporto aereo”. La nota termina con la richiesta al Ministero dei Trasporti e all’Enac di “valutare la sospensione di tutte le autorizzazioni a operare presso gli scali italiani concesse a Ryanair”.
Cosa dice l’Antitrust
Sul tema è intervenuto anche Roberto Rustichelli, presidente Antitrust, che in Senato ha sottolineato come la norma sul caro-voli è stata “vivacemente contestata dalle compagnie aeree che vi ravvisano un’illegittima compressione della libertà di fissazione delle tariffe tuttavia all’autorità sembra che queste critiche non colgano nel segno“.
Rustichelli ritiene che la norma non “limiti la facoltà di determinare indipendentemente le proprie politiche di prezzo”. Appare invece “perseguire un obiettivo di natura perequativa” e impedire “lo sfruttamento abusivo del potere di mercato a pregiudizio di consumatori particolarmente vulnerabili”.