Più di 1300 arresti per gli scontri in Francia: morto un altro ragazzo a Rouen, oggi i funerali di Nahel
Continuano le violente proteste e le tensioni scatenate in Francia dopo la morte di Nahel. Le banlieues si infiammano e un manifestante è morto
La Francia continua ad essere teatro di scontri e tensioni dopo la morte di Nahel, il 17enne di origine maghrebina ucciso da un agente di polizia a Nanterre. Gli arresti sono aumentati, con oltre 1.300 persone fermate finora, mentre la rabbia e l’indignazione crescono in tutto il Paese. Sabato 1 luglio è il giorno dell’ultimo saluto a Nahel, con la famiglia che ha chiesto alla stampa di non partecipare.
- Gli arresti superano i 1300
- Un morto a Rouen
- I funerali di Nahel
- Le ragioni della protesta
- Le parole del Sindaco di Nanterre
Gli arresti superano i 1300
Il clima di tensione e scontri in Francia in seguito alla morte di Nahel continua a intensificarsi. Secondo il ministero dell’Interno francese, sono stati effettuati oltre 1.300 arresti fino ad ora, con 406 di essi solo a Parigi e nei suoi sobborghi.
La polizia nazionale ha arrestato 752 persone, la gendarmeria ne ha fermate 153, mentre la polizia di Parigi ha effettuato 406 arresti. Gli scontri hanno provocato anche un numero significativo di feriti, con 79 figure delle forze dell’ordine che hanno necessitato di cure mediche.
Sabato 1 luglio, nel primo pomeriggio si svolgeranno i funerali di Nahel, ucciso dalla polizia francese
Un morto a Rouen
Un altro tragico evento si aggiunge alla morte del giovane Nahel. Nella tarda serata di venerdì 30 giugno, un manifestante è morto dopo essere precipitato dal tetto di un negozio a Petit-Quevilly, in Seine-Maritime.
La sua morte sembrerebber avvenuta in concomitanza con i disordini che sono scoppiati a seguito delle proteste, anche se le fonti in merito sono contrastanti.
Il giovane, che aveva un’età di circa vent’anni, sarebbe rimasto vittima di una caduta fatale dal tetto del supermercato, avvenuta nel contesto di un episodio di saccheggio, secondo quanto riferito da una fonte delle forze dell’ordine.
Al contrario, l’ufficio del procuratore di Rouen ha voluto specificare che il supermercato non è stato oggetto di un attacco da parte dei manifestanti.
I funerali di Nahel
Nel primo pomeriggio di sabato 1 luglio si terranno i funerali di Nahel a Nanterre, con la sepoltura prevista nel dopo le preghiere nella moschea Ibn Badis.
La comunità locale si prepara per dare l’ultimo saluto al giovane, mentre l’intero paese è testimone delle proteste e dell’indignazione crescente.
I legali della famiglia di Nahel hanno chiesto ai giornalisti di non partecipare ai funerali del ragazzo, per evitare interferenze mediatiche. La famiglia desidera che i funerali si svolgano in modo privato e riservato.
Le ragioni della protesta
Le tensioni sociali e la rabbia della popolazione sarebbero dovuto dalla percezione di ingiustizia che spesso circonda le morti avvenute per mano della polizia.
Ad affermarlo al Corriere della Sera è il sociologo e politologo francese Sebastian Roché, secondo il quale la violenza ingiustificata sarebbe una delle scintille che hanno scatenato la rabbia e le proteste.
Il politologo si è soffermato inoltre il problema della concentrazione della povertà in specifiche zone del paese, contsto nel quale gli atteggiamenti discriminatori all’interno delle forze dell’ordine vedono amplificarsi lo stato di tensione.
Le parole del Sindaco di Nanterre
Anche il Sindaco della città in cui è stato ucciso Nahel, Patrick Jarry, ha puntualizzato la necessità di rivedere il modo di operare adottato dalla polizia.
“Ci troviamo di fronte a un episodio particolarmente drammatico, un momento molto difficile, che ci costringerà a riflettere sulle condizioni di intervento delle forze dell’ordine” ha dichiarato il Sindaco di Nanterre a Le Monde. “In particolare, quello di alcune forze dell’ordine, come quelle che martedì mattina sono intervenute facendo uso delle loro armi contro un adolescente, in totale violazione di tutte le disposizioni di legge”.
“Domina la domanda di giustizia” ha detto il primo cittadino. “Le migliaia di persone che hanno espresso la loro rabbia vogliono essere sicure che giustizia sarà fatta in modo equo. Non sono sicuri. Sono preoccupati”.